La Carta di Livorno varata nell’incontro internazionale nella città labronica sui problemi del mare ha coinciso con l’incontro mondiale di Sydeny sui parchi e le aree protette. Coincidenza casuale ma non per questo meno interessante per le sue implicazioni. In Australia è stato lanciato infatti un preoccupato appello per il destino a rischio per i due terzi delle aree protette marine e la condizione degli oceani e dei mari. Un allarme che ha indotto a parlare di nuovo di ‘parchi di carta’ ossia destinati a restare nel libro dei sogni. L’Italia brilla purtroppo per i suoi ritardi e inadempienze che rendono scandalosa la situazione di Parchi come quello nazionale dell’Arcipelago Toscana in attesa della sua area protetta marina dal 1982 e da un anno senza consiglio di amministrazione. Più che comprensibile perciò l’attesa dell’incontro di Livorno specialmente in riferimento al santuario dei cetacei che da anni non da segni di vita nonostante le ripetute proteste e critiche del governo francese e le sue sventure ambientali Schettino e bidono avvelenanti in testa.
Tra le esigenze poste dalla Carta di Livorno vi è infatti al primo posto ‘una governance unitaria a livello nazionale’ in grado di garantire ‘elevati livelli di coordinamento istituzionale e sinergie sui temi del mare anche in Italia per rederne più forti ed incisive le iniziative nazionali in chiave di sostenibilità. Insomma ‘una connessione terra-mare’ che promuova ‘la responsabilità e partecipazione delle comunità costiere’. Peccato che la Carta non accenni alle aree protette neppure marine e men che meno alla legge in discussione al senato che prevede la estromissione delle regioni da quel ruolo previsto dalla legge 394 anche sulle aree protette marine per rendere efficaci quei controlli in mare e lungo le coste di cui parla appunto la Carta.
Eppure nel dicembre del 2013 nell’incontro nazionale promosso dal ministero dell’ambiente sui parchi di questo si era cominciato dopo lunghissimi silenzi a parlare alla Sapienza.
A nessuno può sfuggire che si è tornati a parlare –e non solo a parlare- di trivelle, porti strani, condoni, di crisi delle pesca- che ben poco potranno contribuire a rendere operativa la Carta di Livorno. Il ministro Orlando aveva proposto, ad esempio, di istituire in Toscana presso il parco di San Rossore d’intesa con la regione un Osservatorio sul Mare. Anche di questa idea non si è più parlato nonostante avesse suscitato interesse e condivisione.
Noi ci auguriamo che tutto non ripiombi nel silenzio in Toscana e sul piano nazionale e comunitario.
Renzo Moschini