Alfonso M. Iacono nel suo articolo su ‘Il Tirreno’ ha preso spunto dall’intervento del sindaco di Marciana all’Elba che ha tagliato armata di tronchesi le catene che impedivano il passaggio dai sentieri per denunciare la situazione di incuria e abusi dei nostri beni pubblici.
In singolare coincidenza la sentenza della Consulta ha salvato i risultati dei referendum in particolare quello sull’acqua che una legge del vecchio governo aveva ‘annullato’ ( e il governo Monti tollerato).
L’articolo richiama opportunamente i dati allarmanti che riguardano anche la nostra regione in particolare per quanto riguarda il libero accesso alle spiagge in condizioni sempre più esposte ad usi privati e spesso speculativi. Non dimenticando peraltro che negli ultimi mesi –a partire dal naufragio del Giglio- la nostra situazione nazionale e specialmente regionale si è pesantemente aggravata anche sotto il profilo della condizione del mare e più in generale delle acque anche fluviali con alluvioni e micidiali inquinamenti.
Ciò che ancora da queste sacrosante denunce non emerge ancora nonostante via sia una maggiore e diffusa consapevolezza dei cittadini che si esprime oggi anche in movimenti, raccolta di firme, petizioni, rivendicazioni di referendum che presentano il loro conto alle istituzioni e alle rappresentanze anche politiche è che se tutto ciò non riuscirà a cambiare segno al governo del territorio locale, sovracomunale, regionale e nazionale che significa anche europeo non si arriverà da nessuna parte.
L’incuria e l’abuso derivano infatti innanzitutto da una inadeguata capacità di avvalerci delle buone leggi di cui nel tempo ci siamo dotati che non siamo però riusciti ad applicare e gestire al meglio non riuscendo in più d’un caso neppure ad impedire che fossero oltre che ignorate anche pesantemente azzoppate come è regolarmente accaduto in questi anni e tutt’ora continua.
Non si è proprio in questi giorni tornati parlare di dismissioni di beni pubblici che riguardano proprio quei beni oggetto di abuso e incuria sui quali i referendum si sono pronunciati in maniera tanto chiara?
Anche senza uscire dalla Toscana basta affidarsi alle cronache perché ogni compaia o ricompaia l’elenco di situazioni critiche ambientali irrisolte e non solo per ragioni di spesa? Ci sono le calette, gli attracchi, le autostrade, gli aereoporti, l’erosione delle spiagge, gli scavi archeologici, i fiumi che vanno in malora.
Ma dove sono le chiare risposte politico –istituzionali nazionali e regionali, il PIT da rivedere, i piani del paesaggio che passano di mano in mano da uno studio ad un altro insieme a leggi giunte al terzo assessorato senza essere riuscite finora a vedere la luce? Se poi trovi nella legge sul piano energetico toscano che anche i piani delle aree protette devono conformarsi ai piani dell’energia non è segno che qualcosa non gira a dovere? E qui le tronchesi non bastano.
Renzo Moschini