Oggi che il Piano Paesaggistico della Toscana finalmente è realtà, con l’approvazione in Consiglio Regionale dello scorso 27 marzo, posso permettermi qualche considerazione più meditata a margine di un dibattito che, nelle ultime settimane, ha assunto la statura e l’ampiezza che gli spettavano di diritto. Statura e ampiezza nazionali, intendo.
La prima considerazione è che abbiamo vinto. Pur tra mille contraddizioni e qualche asprezza di troppo, non era affatto scontato che un movimento civile (pur imponente) riuscisse a spingere la “res publica” a questo esito. Non dobbiamo mai sottovalutare questa premessa, se vogliamo davvero risultare credibili. Anche quando, giustamente, promettiamo ulteriori seri approfondimenti sulle deroghe e gli strappi sopravvissuti anche all’ultima stesura. Dico di più. Ha vinto, soprattutto, Anna Marson, che ha dimostrato sul campo un carattere fiero e del tutto coerente al suo percepirsi “diversamente politico”. Assessore che non deve dolersi troppo delle amarezze che questo stesso dibattito di cui sto dissertando, le ha riservato. Perché il tempo, che è galantuomo, le darà ragione. E determinerà la necessità, che credo ineludibile, di dare continuità al suo lavoro, in tema di messa in opera e realizzazione del Piano sui tanti territori della Toscana.
La seconda considerazione è che, messo spalle al muro dalla situazione, il Presidente Rossi ha scelto di difendere con limpidezza cristallina il Piano. E quindi, a ben vedere, il senso stesso del suo mandato di Governo. Contrassegnato da diverse e coraggiose prove di discontinuità rispetto al passato. Giovani Sì, la legge 65/2014 contro il consumo di suolo, la legge di riordino sui parchi e la biodiversità, oggi il Piano Paesaggistico co/pianificato col MiBACT. Insomma, saremmo elusivi e molto parziali, oggi, se non dicessimo che ha vinto anche Rossi. In un frangente storico ed entro uno scenario politico (regionale e nazionale), peraltro, estremamente complessi.
La terza considerazione, conclusiva, è che “si potrebbe persino fare” … Ossia, la vicenda di questo Piano c’insegna che sarebbe possibile mettere finalmente al centro il bene comune, dialogare con le minoranze più sensibili (illuminante e molto positivo a questo proposito il voto favorevole al Piano di Marini, Sgherri e Romanelli), e quindi restituire un’immagine più pulita e bella della Politica. Se solo lo volessimo. Ecco, quando penso a questo, penso inevitabilmente alla ricorrenza che abbiamo celebrato solo pochi giorni fa: il centesimo compleanno di Pietro Ingrao, che con la sua vita inimitabile ci ha insegnato esattamente questo. La sterminata bellezza che può nascondersi nel fare Politica. Nel prendersi cura con tenacia, con infinita pazienza, persino con poesia, della Polis, della cosa pubblica.
Fausto Ferruzza
Presidente Legambiente Toscana