Il tema dei Parchi in Italia ha ormai raggiunto il suo paradosso, tutti ne condividono la necessità, il ruolo e la funzione, ma nessuno sopporta chi li governa. E' come se una divinità dovesse venire dal cielo a gestire un processo sicuramente complesso, lungimirante e ardito, ma impossibile con la volontà, la capacità e soprattutto le competente degli uomini. Forse anni di deregolamentazione e mancati indirizzi nazionali, hanno determinato una autonomia operativa senza visioni e senza prospettive che ha ingessato e burocratizzato il ruolo e la funzione dell'e aree protette.
Certo è che la Strategia Nazionale della Biodiversità (SBN) afferma che "Le aree protette rappresentano uno degli strumenti fondamentali ed irrinunciabili per le strategie della biodiversità e dei processi ecologici del Pianeta".
Nel recente World Parks Congress della IUCN, tenutosi a Sydney a novembre 2014, è stata elaborata la nuova strategia per le aree protette del pianeta (al 2024) promuovendo "La promessa di Sydney", affinché le aree protette possano essere percepite come uno dei migliori investimenti nel nostro pianeta. La Commissione Mondiale sulle Aree Protette, ha elaborato una serie di approcci innovativi proponendo azioni coraggiose che prevedono grandi trasformazioni nel processo decisionale, la pratica gestionale, la politica, la capacità e i finanziamenti necessari per dimostrare il valore delle aree protette per l'umanità, individuando strumenti e metodi per un'ampia collaborazione e partecipazione territoriale per sviluppare una serie di iniziative politiche globali, regionali e locali.
Ma anche quando questi valori e strategie sono condivise a livello planetario, sul piano locale risse, aspettative deluse, strumentali azioni di divergenza e contrasto all'azione delle aree protette, per allontanare rischi di "vincoli" e "limitazioni", che pure tutti noi sappiamo necessari per la nostra stessa sopravvivenza su l pianeta.
Ma sarà che in Italia siamo in ritardo rispetto ad altri paesi europei che hanno fatto dell'ambiente e della nuova occupazione verde una scommessa vinta, che siamo restii a trovare forme e modi di cambiamento e come spesso accade mettiamo nei ruoli e funzioni "marginali", le persone sbagliate, tanto non cambia niente.
La legge quadro sulle Aree Protette n. 394 del 1991 prevede all'art. 9 comma 4 che: "Il Consiglio direttivo è formato dal Presidente e da dodici componenti, nominati con decreto del Ministro dell'ambiente, sentite le regioni interessate, scelti tra persone particolarmente qualificate per le attività in materia di conservazione della natura ......".
Il recente D.P.R. 16 aprile 2013 n. 73 recante il " Regolamento recante riordino degli enti vigilati dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, a norma dell’articolo 26, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133" che all'art. 1 amplia e specifica i requisiti " individuati tra esperti particolarmente qualificati in materia di aree protette e biodiversità";
Forse che a partire dal rispetto di queste norme si riuscisse a cambiare atteggiamento e individuare esperti particolarmente qualificati per la gestione delle Aree Protette che riescano ad interpretare e rilanciare un quadro di aspettative e visioni che pure sono nella legislazione e negli intenti degli esperti internazionali, ma che non vedono applicazione nelle spartizioni della politica che poi si lamenta che i parchi non funzionano per evidente incompetenza dei nominati.
La stessa SBN, individua una carenza di figure professionali tecniche con spiccato profilo curriculare di settore negli enti di gestione, con inevitabili ripercussioni sul raggiungimento di adeguati obiettivi di sviluppo sostenibile; una scarsità di finanziamenti sia a livello statale che regionale, in relazione alla qualità ed alla quantità dei servizi offerti ed utilizzo non sempre coerente ed efficace dei fondi disponibili in riferimento agli obiettivi discendenti dalla normativa nazionale. Per quanto detto si ravvisa la necessità di dare un forte impulso alla gestione delle aree protette, nella direzione del “fare sistema”, mettendo in comune e condividendo obiettivi di conservazione e di sviluppo sostenibile, investendo significative energie e risorse, e prevedendo l’avvio di una fase programmatica e progettuale “speciale” che veda nella Strategia il necessario punto di riferimento.
Domenico Nicoletti
Docente di Gestione e Salvaguardia delle Aree Protette