Se ci affidiamo alle cronache le notizie sui parchi e in generale sulle aree protette si sprecano. Peccato che nella stragrande maggioranza dei casi riguardino richieste di uscire per protesta dall’area protetta, la contestazione di situazioni in cui il commissariamento in attesa del nuovo presidente –vedi il Cilento- dura dalla notte dei tempi, e poi le trivellazioni a mare, la vigilanza agli sgoccioli e non parliamo dei bilanci, intanto nottetempo si sfornano norme che complicano ancor più le nomine dei presidenti, dei direttivi degli enti come dei direttori. E poi vicende come quelle dello Stelvio che ne mettono a rischio la gestione unitaria o delle 5 Terre dove i comuni come i polli di Renzo si beccano di brutto. In qualche regione sia pure con i freni tirati si sta cercando di rimettere in movimento le cose tra non poche difficoltà perché anche in realtà dove le aree protette sono state istituite all’insegna di uno stretto e diretto rapporto con il territorio oggi risultano sempre più emarginate, scomode e spesso tagliate fuori dalle stesse decisioni che le riguardano. Anche lì c’è maggiore centralismo per decisioni che prima venivano prese direttamente dai parchi. Vedi il caso del parco delle Apuane. Non parliamo poi come abbiamo già detto altre volte della latitanza ministeriale. Qui non ci sono appuntamenti nazionali e internazionali che tengano anche di gran lustro se delle nostre aree protette non si muove foglia. E non si muove neppure nei casi in cui si erano annunciati interessanti appuntamenti come quelli della Carta di Livorno soprattutto ma non solo per le aree protette marine. Il parlamento dopo i ripetuti fiaschi legislativi di stravolgimento della legge quadro ora deve intervenire su proposte scollegate tra loro e soprattutto mirate ad aspetti particolari destinati come si può vedere a scombinare ulteriormente le cose sul piano generale. Insomma emerge una crescente e allarmante instabilità e confusione che non sembra preoccupare più di tanto né il ministero e neppure le istituzioni e le forze politiche sulle quali ricade la titolarità e responsabilità del governo del territorio. Basta vedere la campagna elettorale in corso per avere conferma del disinteresse per questi aspetti. Il ministro Delrio annuncia ad esempio impegni per il riassetto idrogeologico c’è qualcuno che sa quale è la situazione dei ‘bacini’ che da tempo dovevano diventare ‘distretti’ come da direttiva europea? E quanti ricordano che in quelle realtà operano importantissimi parchi e aree protette fluviali?
Quando suonerà la sveglia?
Renzo Moschini