Con l’insediamento della nuova giunta regionale a partire da una serie di dichiarazioni di Enrico Rossi l’esigenza di rafforzare gli impegni e le iniziative sulla nostra costa appare sempre più chiara e precisa. Non ancora altrettanto chiaro è cosa concretamente questo significa. Si è parlato di più diretto rapporto con l’Europa, di riequilibrio con le aree interne della regione che non registrano i ritardi e le criticità costiere. Il campanilismo come sempre in Toscana torna alla ribalta come uno dei nostri maggiori ostacoli a perseguire politiche non localistiche di area vasta. Non sono mancate neppure sortite retoriche sulle capitali del Tirreno a cui noi pisani potremmo legittimamente e meritatamente aspirare. Finora però –si veda il dibattito su un sito come il Corriere Etrusco ma non solo-quel che resta in ombra sono appunto alcuni nodi cruciali che riguardano principalmente anche se non esclusivamente le politiche ambientali. Segnali niente affatto confortanti del resto li avevamo già registrati nel corso della discussione –quando è stata tale- sulla legge regionale del paesaggio. Mi riferisco all’uso delle spiagge ma anche ai territori dalla Maremma alla Lunigiana alla Val di Magra, al Serchio esposti da anni da alluvioni che riguardano bacini (oggi distretti ma non ancora istituiti) dei cui piani, progetti e gestione si sa poco. Oggi vanno per la maggiore gli elenchi delle cose non realizzate non ho trovato finora la Val di Cornia che da anni dove diventare il quarto parco regionale come deciso con voto dalla regione ma che non è lo è mai diventato e che difficilmente lo diventerà; per colpa della burocrazia? E poi i fenomeni erosivi, della pesca, della navigazione specie dopo Schettino. L’area costiera interessata è ampia ed è quella del santuario dei cetacei della cui gestione non si hanno da anni notizie. Il governo francese ha protestato più volte chiedendone addirittura il trasferimento a Montecarlo. A metà novembre il ministero dell’ambiente con l’on Velo promosse un convegno europeo a Livorno dove fu approvata la Carta di Livorno che non ci risulta abbia avuto un qualche seguito. Non parliamo dell’Arcipelago Toscano e non solo del suo parco che da anni è in attesa della istituzione della area protetta marina e dove i comuni continuano –altro che campanilismo- a dirsele e darsele si santa ragione. E oltre ai problemi della portualità che non riguardano solo Livorno va aggiunta la nautica che riguarda realtà come i Navicelli ma anche la Versilia.
Ecco solo alcuni aspetti di una politica costiera tosco-ligure che oggi deve fare i conti con gli effetti negativi anche della abrogazione delle province a partire dai parchi provinciali e non solo. Qui urge davvero mettere a punto idee e impegni più che istituire e inventare capitali da Vernacoliere.
Renzo Moschini