La vicenda dei (defunti) topi di Montecristo continua a tenere banco. A proporla per l’ennesima volta in discussione è il Consigliere Comunale di minoranza Carlo Gasparri che stavolta, facendosi forte degli esiti di una interrogazione parlamentare nella quale parrebbe emergere un contrasto tecnico tra il Ministro della Salute ed i suoi colleghi dell’Ambiente e delle Risorse Agricole (ma i ministri di Monti si parlano tra di loro?) parte alla carica, nonostante le calure agostane, con una nuova interpellanza sull’argomento a Peria (sindaco di Portoferraio ergo di Montecristo) che testualmente riportiamo qui di seguito:
Premesso:
- Che nella seduta del 23 marzo 2012 il Consiglio Comunale a seguito del dibattito in merito all’oggetto ha stabilito di chiedere al Corpo Forestale dello Stato e all’Ente Parco “di fornire elementi di garanzia in ordine alle visite turistico-naturalistiche programmate sull’isola di Montecristo con particolare riferimento alla certezza dell’assenza di rischi per i visitatori in conseguenza della disseminazione di esche rodenticide sul suolo dell’isola stessa, mediante apposita relazione da trasmettere al Comune”;
- Che, contestualmente, è stato stabilito di “ricordare le prescrizioni previste dalla struttura tecnica comunale con determinazione Dirigente Area 3 n. 24 del 02/02/2012”;
- Che il Ministro della Salute, nella risposta scritta all’interrogazione parlamentare promossa dall’On.le Lucio Barani, pervenuta in data 11 giugno 2012, alla luce delle valutazioni tecnico scientifiche acquisite in relazione alla correttezza dell’intervento di derattizzazione e al rispetto delle disposizioni previste dall’ordinanza Ministeriale del 18.12.2008 e dalle successive Ordinanze di pari oggetto, ha verificato che “il principio attivo utilizzato è a rilevante persistenza ambientale e di scarsa degradabilità”;
- Che nella medesima nota si precisa che anche la normativa comunitaria “indica il brodifacoum come principio attivo a rischio di potenziale persistenza, bioaccumulo e tossicità, e per questo motivo prevede l’obbligo di utilizzare scatole per esche a chiusura protetta e resistenti alle manomissioni”;
- Che, alla luce di quanto sopra, il brodifacoum “non avrebbe dovuto essere utilizzato senza i prescritti contenitori, secondo quanto previsto dal citato art. 1, comma 6, dell’ordinanza ministeriale, ma sarebbe stato opportuno l’utilizzo di un principio attivo alternativo, altrettanto efficace ma meno dannoso per l’ambiente e gli animali”;
- Che il Ministero della Salute, ha intrapreso le necessarie iniziative richiedendo all’Ente esecutore del progetto di motivare la scelta del brodifacoum, contravvenendo a quanto espressamente disposto dall’Ordinanza Ministeriale, nonché l’invio di copia del verbale di chiusura delle operazioni, provvedendo altresì a informare formalmente la competente Procura della Repubblica dell’intera vicenda,
Si chiede
1. Se il Corpo Forestale dello Stato e il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano abbiano trasmesso la relazione richiesta dal Consiglio Comunale nella seduta del 23 marzo 2012;
2. Se il Dirigente dell’Area
3. Se il Comune di Portoferraio abbia richiesto all’Ente Parco copia del verbale di chiusura delle operazioni previsto dall’art. 1 comma 6 dell’ordinanza ministeriale del 14 gennaio
4. Se alla luce dei provvedimenti adottati dal Ministro della Salute in conseguenza dell’utilizzo del brodifacoum in violazione delle disposizioni vigenti, il Sindaco intenda adottare i provvedimenti previsti dalla Legge Regionale n.39/2001.
In virtù di quanto sopra, chiedo: che la presente interpellanza sia inserita all’ordine del prossimo consiglio comunale. (...)
Vedremo ora quali saranno le risposte degli amministratori portoferraiesi: per quanto ci riguarda abbiamo alcune nostre osservazioni da opporre alle prose gasparriane:
a) Nella risposta del ministero ella Salute, così come ce la serve Gasparri, emergerebbero alcune stranezze: si tratta infatti dello stesso ministero che ha autorizzato la derattizzazione di Montecristo e che l’ha seguita in base ad un progetto Life finanziato dall’Unione europea, in base ad una relazione scientifica molto dettagliata al quale lo stesso ministero ha aderito. Il tutto in base ad un progetto noto, dettagliato ed in corso da anni, che è visibile sul sito internet dedicato.
b) I continui riferimenti al Parco di Gasparri sono evidentemente strumentali: il progetto Life Montecristo 2010 è infatti in capo al Corpo Forestale dello Stato e non al Parco che ha aderito insieme al massimo organo scientifico del Governo, l’Ispra, ed a Regione Toscana e Provincia di Livorno.
c) La Riserva integrale di Montecristo, pur essendo all’interno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, è gestita direttamente dallo stesso Corpo Forestale dello Stato che, non dimentichiamolo, è organo di polizia giudiziaria che dipende dal Ministero delle politiche agricole (non dal ministero dell’Ambiente come l’Ente Parco) ci sembrerebbe strano che il Corpo Forestale dello Stato possa aver fatto qualcosa di illegale e non concordato con il ministero, e siamo certi che saprà chiarire sia i rilievi del ministero della salute che le accuse di Gasparri rivolte inopinatamente al Parco Nazionale.
d) Il principio attivo utilizzato a Montecristo è quello utilizzato con eccellenti risultati nella stragrande maggioranza delle derattizzazioni nelle isole in tutto il mondo.
e) Nonostante le polemiche resta l’incredibile successo riproduttivo delle berte, ed il ritorno a Montecristo (che diventa il principale sito di nidificazione in Italia di quella specie) anche di altri esemplari di fauna rarissima, e resta quindi l’indiscutibile successo della derattizzazione che, come conferma lo stesso ministero, può essere fatta solo con esche avvelenate.
f) Le risultanze dei controlli e delle ispezioni compiute a posteriori hanno dimostrato che l’unica ecatombe verificatasi in loco (nonostante le profezie di sciagure ed estinzioni di massa a lungo divinate da Gasparri ed altre “punte” del movimento antiparco) è stata quella dei ratti, e che non vi è traccia di sostanziali danni patiti da altre specie faunistiche presenti sull’isola e nel suo mare.
Che si va dunque ancora cercando?
A.S. Elbareport