Il mondo sta cambiando sotto i nostri occhi, ogni giorno, e noi ne siamo i diretti responsabili. Le temperature aumentano, e così pure la produzione di anidride carbonica; le barriere coralline si stanno sgretolando; i ghiacci polari si stanno sciogliendo; molti ghiacciai sono scomparsi; le foreste primarie dell'Amazzonia vengono sempre più violentate e distrutte. La deforestazione e la conseguente desertificazione sono diventati mali di dimensioni inimmaginabili, con effetti catastrofici sul clima: ogni 2 secondi viene cancellata una superficie di foresta grande quanto un campo di calcio, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Siamo artefici passivi di questo disastro. Tra le tante azioni che possiamo fare per cercare di prevenire tutto questo ce n'è una che io perseguo da alcuni anni: seminare e piantere alberi, dovunque. Gli alberi sono dei fantastici accumulatori di CO2, regolano il microclima, prevengono l'erosione, donano ossigeno e frutti spesso commestibili, offrono riparo agli animali e rendono più bello il paesaggio; in poche parole fanno sì che il nostro pianeta sia vivibile: distruggerli è come mettersi alla canna del gas.
Si sta avvicinando il Natale e, come ogni anno, tra pochi giorni saranno messi in commercio gli abeti per "fare" l'albero. Si tratta, per la maggior parte, di abeti rossi o pecci (Picea Abies), quelli con gli aghi che "bucano", ma anche di abeti bianchi (Abies Alba) e, in minor misura, di abeti normandiani (Abies Nordmanniana), una varietà di abete bianco originaria del Caucaso. Tutte queste piante sono certificate di origine vivaistica.
Alcune vengono messe in commercio a radice nuda (purtroppo, ad arte, irrimediabilmente mutilata), altre in vaso, ma, in genere, non in migliori condizioni. Tuttavia, scegliendo gli esemplari con qualche radice capillare superstite, mediante alcuni accorgimenti, possiamo sperare di salvarle, anziché gettarle ai cassonetti dell'immondizia. E' necessario porle in un vaso capiente con terriccio misto a sabbia (non delle spiagge), comprimere bene per dare stabilità alla pianta e annaffiare regolarmente (una volta alla settimana), evitare di porre l'abete vicino ad una fonte di calore (es. termosifone) e di addobbarlo troppo pesantemente.
Così facendo, ci sono buone probabilità che la pianta possa sopravvivere: un segnale positivo è che l'albero, col passare dei giorni, non perda gli aghi toccandoli.
Trascorse le Feste Natalizie, queste piante potranno essere piantumate nel bosco, sorrette da un palo tutore, a quote non inferiori ai 500 metri s.l.m., anche se ci sono esempi di sopravvivenze addirittura al livello del mare, come testimonia il bell'esemplare di abete rosso situato in Piazza Virgilio e cresiuto accanto ad una palma, ora abbattuta a causa del punteruolo e molti altri situati in diverse zone dell'Elba a varie altitudini.
Si tratta di un intervento a lungo termine, di cui molti di noi non potranno vedere i risultati, ma l'ambiente futuro ne trarrà un incommensurabile beneficio.
Piantare un albero è un atto simbolico, educativo, segno di civismo e civiltà. Una legge mai rispettata impone di piantare un albero ogni nuovo nato.
Se ognuno di noi farà la sua parte, una goccia nel mare, avrà contribuito alla salvaguardia di questa barca su cui tutti viaggiamo che è il nostro pianeta, unico e irripetibile.