Sul dopo Parigi è calato di colpo lo smog politico. Il ministro Galletti è sotto tiro della stampa e i verdi ne hanno chiesto anche le dimissioni proponendo di sostituirlo con Realacci.
Il presidente della Commissione ambiente della Camera intanto soprattutto ma non solo su l’Unità continua la sua vera e propria campagna a sostegno dei nostri primati internazionali sulla green economy. I dati di Symbola e Union Camere fanno testo. E già qui riesce difficile capire perché i documenti ormai numerosi e prestigiosi sulla nostra gravissima situazione ambientale dal FAI a Italia Nostra, dal WWF alla LIPU che figurano nei tanti appelli a Mattarella e al governo non entrino in partita. Senza contare la Carta di Milano dell’EXPO o la Carta di Livorno sulle vicende marine e del santuario dei cetacei.
Eppure lo stesso Realacci ha detto in questi giorni che anche la politica del Pd ‘è ancora troppo legata alla visione economica del secolo scorso’. In soldoni significa che l’ambiente ha pagato dazio a politiche economiche rivelatesi disastrose per la natura, il paesaggio, il consumo del suolo, l’inquinamento, la sicurezza e la salute.
Che anche le nostre riposte siano state inadeguate Realacci che è stato a suo tempo ministro ‘ombra’ dovrebbe saperne qualcosa perché come ebbi a dirgli allora ombra ne avevamo vista parecchia politica molto meno.
Tanto che agli stati generali sull’ambiente in San Rossore all’indomani del varo da parte della Commissione Matteoli del nuovo Codice dei beni culturali che aveva sottratto il paesaggio alla pianificazione dei parchi chiesi cosa intendeva fare in parlamento mi rispose che ….non avevamo la maggioranza (!).
Ora la domanda semplice semplice che non riguarda naturalmente solo Realacci o l’Unità è; la nuova economia a cui giustamente puntiamo perché quello è il nostro futuro dovrà misurarsi o no con l’ambiente? La green-economy dovrà misurarsi o no con la tutela della natura, del paesaggio, il consumo del suolo, l’assetto idrogeologico? Per dirlo più chiaramente dovrà finalmente misurarsi con quelle politiche di pianificazione e non soltanto urbanistica a cui senza successo aveva mirato il nuovo titolo V del 2001? E si ritiene che il nuovo titolo V vada adeguatamente in questa direzione? Stando al dibattito in corso sul ruolo delle istituzioni e la loro pari dignità specie sui temi ambientali si trova finora ben poco se non l’attacco alla burocrazia che farebbe più danni dei gufi.
E il ministero dell’ambiente si ritiene che per i parchi e le aree protette che un qualche ruolo ambientale credo ce l’abbiano stiano facendo quello che gli compete e non solo in base alla legge 394?
Significa pur qualcosa se tra le modifiche proposte inopinatamente alle legge 394 una riguardava e riguarda la possibilità –pagando dazio- di fare interventi in territori protetti niente affatto sostenibili perché bisogna essere ‘aperti’ e ‘disponibili’.
Di smog ce n’è ancora troppo anche in politica e sarebbe bene provvedere alla svelta.
Renzo Moschini