Auspicabilmente Legambiente dovrebbe preoccuparsi più che dei pini tagliati a S. Ilario, degli innumerevoli scempi che all’Elba e anche a S. Ilario vengono perpetrati, senza che peraltro la stessa Associazione dimostri altrettanta solerzia e attenzione.
Sui pini tagliati si può discutere a lungo, certo è che se l’Amministrazione, come pare, ha l’intenzione di sostituire nell’immediato le piante tagliate con lecci, specie più tipica del panorama vegetazionale locale, non si può che plaudire all’iniziativa, coraggiosa forse, ma corretta.
I pini in parola, occorre dirlo con chiarezza, non dovevano proprio essere piantati sulla Piazza e oltretutto erano spesso vittime di attacchi di Processionaria del Pino, un lepidottero parassita che allo stato larvale forma vistosi nidi sericei con grave pregiudizio e pericolosità per la salute di chi si sedeva sotto le piante a motivo dei peli urticanti dei bruchi, in grado di procurare gravi dermatiti e pericolose infezioni oftalmiche.
Nella fattispecie si ha la sensazione che chi ha contestato l’intervento di taglio, quei pini non li abbia mai visti o mai valutati per le loro condizioni fitosanitarie e soprattutto non abbia potuto constatare direttamente che ben pochi utilizzavano la loro ombra, modesta e come detto, periodicamente pericolosa.
E’ giusto contestare gli errori delle Amministrazioni comunali quando li commettono, il che accade spesso o quando si estraniano dalle vicende e dalle problematiche dei Paesi alti; è indice di superficialità farlo a prescindere.
Ci sono alberi e alberi, un po’di cultura del verde urbano sarebbe necessaria per tutti e obbligatoria per un’Associazione ambientalista.
L’ambiente dell’Isola conta molte specie autoctone che ben si prestano per l’arredo urbano, è stato ed è un errore dare spazio a specie esotiche quali il Pino insigne che nulla ha in comune con l’ambiente elbano.
Scelta coraggiosa, dunque, quella del Comune di Campo, ma tecnicamente ineccepibile e anche da più parti auspicata.
Peccato che Legambiente non si accorga delle strutture che deturpano il panorama della bellissima Piazza di Chiesa di S. Ilario verso il campanile e oltre, o non si accorga dei motori dei condizionatori che deturpano il tipico centro storico di un paese straordinariamente affascinante.
Ma basta percorrere il territorio elbano per rendersi conto delle molte cose che richiederebbero urgenti interventi.
Del degrado del M. Perone pare non accorgersi nessuno, così come si ha la sensazione che non interessi nessuno la funzione turistico-ricreativa che i boschi elbani possono assolvere e che per la verità è molto richiesta.
Nessuno si lamenta dell’Eternit sul tetto del rifugio di S. Francesco, peraltro inaccessibile all’interno o delle condizioni di degrado della fonte del Castagnone o di quella di Napoleone tra Poggio e Marciana, che versa in condizioni miserevoli.
E così si potrebbe continuare a lungo, citando l’indecenza del parcheggio di Campo all’Aia in quel di Procchio dove peraltro vigili poco urbani dispensano con particolare solerzia sanzioni a piene mani e poi ricordando aree di sosta lungo le strade, spesso dissestate, che si presentano sporche, degradate, abbandonate.
In conclusione, chi scrive si augura di vedere presto lecci al posto dei pini di Piazza della Fonte in S. Ilario, certamente non monumentali, come si è voluto far credere.
E si augura che ci si occupi dei problemi veri che sono molti, troppi.
Silvano Landi
Eg. Dottor Landi
Pensiamo che Legambiente le fornirà adeguate risposte in ordine al "ben altro" che grida ambientalmente giustizia all'Isola d'Elba, che, secondo Lei, non è stato considerato. Per nostra parte, ci perdoni, ci corre l'obbligo di notare che alcune delle "emergenze" che Lei elenca (eternit a S.Francesco ad esempio) sono state a debito tempo segnalate e denunciate dagli ecologisti, ne siamo più che certi avendone trattato su queste stesse modeste pagine elettroniche. Magari sarebbe "auspicabile" come Lei dice, documentarsi un po' meglio, prima di dare pagelline e gettare croci addosso ad altri.
Inoltre ci consenta di notare, pur non potendo vantare le sue alte competenze scientifiche, che ci pare che le infestazioni da processionaria non siano un'ineluttabile sciagura, ma una delle tanti periodiche malattie parassitarie che possono essere risparmiate alle essenze arboree da adeguati trattamenti di prevenzione. Certo segare "coraggiosamente" le piante rappresenta una più efficace e spiccia "soluzione finale" del problema.
Un interrogativo a Lei, così attento al patrimonio forestale autoctono, ci viene da porlo: condivide la scelta dell'amministrazione compese di sostituire con Aranci Amari (o Melangoli) i vituperati pini della piana campese?
In ultimo una curiosità (nel caso extra-campese): abbiamo sentito ventilare l'intenzione di qualche altro "coraggioso" nel caso "ferajese", che intenderebbe giustiziare le piante che costituiscono la splendida "galleria" di pini sullla provinciale che corre sul Piano di San Giovanni, anche in tal (per noi paesaggisticamente sciagurato) caso, gli ardimentosi riceveranno la Sua benedizione?
sergio rossi
(nella foto: processionaria del pino)