A volte ritornano ed è quanto accade –e non è neppure la prima volta- con l’ambientalismo. Che sarebbe buona cosa se non si opponesse sempre a tutto con il NO a qualsiasi idea o proposta. Buono insomma se fosse capace anche di dire SI. A rilanciarlo questa volta come la gamba verde del nuovo governo di centro sinistra è Rutelli che a Maratea ha presentato anche al ministro Clini il Manifesto in 14 punti per rigettare l’ecologismo datato, quello appunto che dice sempre di no invece di offrire una risposta concreta. In singolare concomitanza su L’espresso è uscito un servizio su Clini ‘L’ambiente sono io’ in cui trova conferma -molto di manica larga- questo rilancio della greeneconomy che di SI ne dice davvero troppi e che Passera traduce in nuove proposte di trivellazioni a mare che di verde hanno poco.
Massimo Cacciari ricorda che come sindaco di Venezia in Clini non trovò seri appoggi per nessuna delle cose più impegnative a cui mise mano incluse le gradi navi che continuano ad entrare nella Laguna di Venezia.
Qui se non vogliamo prenderci in giro proprio nel momento in cui si dice di voler cambiare musica sul piano nazionale e del governo del paese bisogna intenderci.
Le cose per l’ambiente del nostro non sono mai state così gravi e drammatiche.
Il paese frana per le alluvioni, il paesaggio è allo sbando e il cemento la fa da padrone consumando rovinosamente il territorio, i parchi sono in crisi. Tutto ciò è dovuto ai NO di un ambientalismo fazioso ed estremista? Non diciamo cavolate. I condoni, una legge urbanistica che non si è riusciti a riformare, i comuni incoraggiati a cavarsela con gli oneri di urbanizzazione che hanno concorso a scelte sovente discutibili, le aree protette alla canna del gas e alle prese con mezzi inadeguati a fronteggiare incendi rovinosi sono da mettere nel conto dell’ambientalismo del no? O sono da mettere innanzi tutto nel conto di chi ha governato anzi mal governato infischiandosene di leggi importanti, di norme costituzionali e di qualsiasi politica di programmazione di cui non restano neppure le tracce?
E anche qui come sopra bisogna intenderci. Qualche settimana fa anche su importanti organi di stampa nazionali abbiamo letto servizi di firme autorevoli in cui questa situazione allarmante era chiaramente denunciata anche quando sembrava appena e sorprendentemente scoperta. Ma alla domanda; come è potuto accadere si è risposto disinvoltamente che la colpa è dell’infausta scelta costituzionale del titolo V che ha lasciato il territorio in mano a sindaci e autonomie locali tagliando fuori lo stato che –poverino- non ha potuto farci nulla.
Sorvoliamo sul piccolo dettaglio che il titolo V è del 2001 e non risulta senza scomodare Cederna che prima di quella data lo stato avesse brillato. Il fatto è che quella nuova norma costituzionale comunque la si voglia giudicare; frettolosa, incompiuta o anche confusa una novità la prevede ed è che il governo del territorio va assicurato su una piano di leale collaborazione tra tutti i livelli istituzionali per fronteggiare anche le nuove responsabilità comunitarie. Vi è qualche traccia -tranne i ridicoli fuochi di artificio di Calderoli sulla semplificazione- di tutto questo negli impegni e nelle politiche precedenti all’attuale governo?
Ma –e qui torna di scena anche il ministro Clini- l’attuale governo sta finalmente mettendo mano a qualche cambiamento? Di sicuro è buona cosa il provvedimento del ministro Catania sull’agricoltura per mettere fine o argine al consumo di territori rurali magari in nome delle energie rinnovabili. Non ne registriamo però sui parchi, sul paesaggio ( anzi qui ne registriamo di negativi da parte del ministero dei beni culturali) mentre Passera sta estendendo appunto le trivellazioni anche in aree protette.
Per concludere va aggiunta una considerazione che non riguarda certo solo l’ambientalismo comunque raffigurato ed è che il continuo e ripetitivo richiamo alle ‘economia verde’ sembra circoscrivere i temi ambientali a talune attività produttive -energia in testa- come se questa non dovesse diciamo così sottostare a regole ambientali o quasi che essa riassumesse oggi -circoscrivendolo- la tutela ambientale. In altri termini le politiche ambientali non riguardano solo ambiti o aspetti specifici ma le politiche d’insieme che dai comuni risalgono alle regioni, allo stato, all’Unione europea.
E’ dentro questa politiche che stanno tanto i si quanto i no senza trucchi e senza inganni.
Renzo Moschini