Che per i parchi in Italia le cose vadano come peggio non si potrebbe è cosa abbastanza nota; basta affidarsi alle cronache o anche ai lavori parlamentari per averne conferma.
Da tempo però abbiamo denunciato che anche in Toscana dove pure abbiamo approvato da non moltissimo tempo una nuova legge regionale le cose non vanno meglio. E la ragione è molto semplice anche se come ho detto più volte inspiegabile. E’ difficile infatti spiegare perché, visto che la legge prevedeva la conferma dei parchi provinciali e il passaggio alle province delle ANPIL ( aree naturali protette di interesse locale) mentre le province sono andate in pensione, non si sta pensando a come uscirne. Eppure dei parchi provinciali e del loro destino si sta discutendo già da tempo ma di come intende rispondere l’assessorato ai parchi della regione non si sa niente. Idem per le ANPIL che pure furono giustamente considerate una buona idea ma bisognosa di trovare un meno frammentato raccordo con il territorio non solo comunale. Queste esigenze risultano tanto più evidenti se facciamo riferimento ad alcuni riconoscimenti UNESCO per più di un parco toscano sia regionale che nazionale. Vale per San Rossore come per l’Appennino Tosco-Emiliano. E non parliamo del parco delle Apuane i cui problemi sono al centro di cronache e vicende drammatiche. Ecco perché è inspiegabile e comunque ingiustificabile questo perdurante ritardo regionale a cui si somma quello nazionale specialmente in riferimento al santuario dei cetacei e alle nostre aree protette marine che il Senato sta riducendo in polpette. E’ cosi complicato discuterne con i parchi, le istituzioni e l’associazionismo ambientalista?
Renzo Moschini