Se c’era bisogno di una conferma che ai parchi spetta un ruolo importante in una diversa pianificazione dell’uso del territorio l’attentato mafioso al Presidente del Parco dei Nebrodi in Sicilia ce l’ha data nel modo più drammatico.
Vale anche per la Toscana dove di parchi ne abbiamo tre nazionali, tre regionali e altre aree protette anche di interesse comunitario. La nuova legge regionale approvata alla vigilia delle ultime elezioni riguarda specificamente le aree protette regionali gestione però che si intreccia anche con quella dei parchi nazionali due dei quali peraltro tosco-emiliani. Il quadro complessivo rispetto al momento della approvazione della nuova legge risulta oggi complicato e in parte cambiato dopo l’abrogazione delle provincia perché i parchi provinciali sia le ANPIL ( le aree naturali protette di interesse locale) che dovevano essere affidate alla gestione proprio delle province.
In questo contesto l’affidamento -dopo anni di attesa- della gestione della Riserva marina della Meloria al Parco di San Rossore permetteva e consigliava come ci propose il ministro Orlando la istituzione di un Osservatorio sul mare presso il nostro parco di cui il ministro parlò con Enrico Rossi e come Gruppo di San Rossore discutemmo con l’assessora Bramerini a Marina di Pisa. Il tutto ben si conciliava con la Carta di Livorno approvata successivamente in un incontro internazionale e gestita dall’On Velo che riguardava in particolare il santuario dei cetacei sparito di scena da tempo tra le proteste e le critiche del ministero dell’ambiente francese. Si riproponeva infine come ciliegina sulla torta la sconcertante situazione del Parco Nazionale dell’Arcipelago da anni in attesa della sua area marina protetta. Non è uno scherzo; il parco non ha area marina protetta che il ministero tiene dai tempi di Matteoli nel cassetto.
Da qui l’urgenza di mettere mano alla svelta alla attuazione della legge che deve vedersela con problemi vecchi e nuovi. Dei nuovi si è detto dei vecchi è da anni aperta, ad esempio,la vicenda della Val di Cornia dove la regione a suo tempo decise di istituire il quarto parco regionale che però non ha mai visto la luce e dove è sempre mano chiaro che tipo di parco abbiamo oggi in questo territorio dove si incrociano molti problemi irrisolti o risolti male.
Infine voglio ricordare che quando incontrai Claudio Martini ormai diversi anni fa mentre si apprestava a lasciar la Regione per il Senato e gli chiesi se la nuova legge ce l’avrebbe fatta a tagliare il traguardo mi rispose che ne dubitava fortemente e non solo per difficoltà politiche ma anche per le resistenze e incomprensioni dell’apparato che non si raccapezzava tra cosa consentiva o vietava la legge quadro nazionale dei parchi di cui non sembrava avessero stranamente capito granchè.
Di mesi dall’approvazione della nuova legge ne sono passati ormai non pochi ma finora non è successo niente così come con il passaggio da Orlando a Galletti dell’Osservatorio non si è saputo più niente.
Ecco perché è urgente partire tanto più dopo gli importanti riconoscimenti UNESCO del Parco dell’Appennino Tosco-Emiliano ma anche di San Rossore con la Selva che insieme alla Meloria coinvolge ormai anche Livorno.
Per questo ritengo che sarebbe il momento di indire da parte della Regione e dell’assessorato ai parchi un incontro regionale magari in San Rossore dove si è appena insediata la nuova gestione e un nuovo Presidente che lavorò peraltro con Cervellati alla stesura del piano di gestione.
Non mancano certo le questioni irrimandabili –penso in particolare al Parco delle Apuane-ma nei nostri 6 parchi l’agenda è fin troppo ricca e noi non possiamo perdere altro tempo.
Concludendo e sperando di poter finalmente discutere di problemi a cui abbiamo dedicato recentemente sia il Libro Cosa urge per i parchi che l’opuscolo Antonio Cederna, Tiziano Raffaelli e il Parco di San Rossore vorrei fare un ultima considerazione. Sulla base di un accordo con la Regione per diversi anni abbiamo gestito come parco di San Rossore ToscanaParchi una rivista che si occupò anche della Liguria e altri territori con noi confinanti.
Mi è capitato di rivedere un fascicolo del 2005 dove il presidente del Parco della Apuane Nardini, prematuramente scomparso, ricordava come per le cave occorreva finalmente un piano serio. Dopo 11 anni i conti non li abbiamo ancora fatti. Perché non pensare anche a uno strumento dove i parchi toscani possano tornare a discutere delle loro esperienze?
Renzo Moschini