Il Direttivo del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, riunito sull’Isola di Pianosa, dove ha visitato i recenti scavi che hanno portato alla luce una nuova e grande sepoltura neolitica ancora da indagare negli strati inferiori, si è occupato anche dei mufloni introdotti all’Elba negli anni ’70 e ‘80 – in seguito ad una delibera approvata nel 1977 dal Comune di Marciana – e che sono proliferati fino a diventare un vero e proprio flagello per la flora e l’agricoltura del versante occidentale dell’Isola, visto che questi ungulati hanno scelto di vivere sulle pendici del Monte Capanne fino al mare, senza sconfinare nell’Elba centro-orientale.
Infatti il consiglio direttivo del Parco ha approvato una delibera nella quale si sottolinea che nell’area protetta dell’Isola d’Elba «E’ presente una popolazione naturalizzata di muflone (Ovis aries) originata da individui introdotti negli anni 80 nel territorio comunale di Marciana» e che quindi si tratta di una popolazione «alloctona al sistema naturale dell’Isola».
Dal 1999 il Parco effettua studi sui parametri demografici della popolazione di mufloni e sul loro impatto sulla vegetazione naturale e queste indagini «hanno evidenziato come il muflone eserciti una pressione di pascolo eccessiva sia sulle giovani piante di leccio che su altre essenze della vegetazione forestale e di macchia», inoltre «l’ungulato interferisce e provoca evidenti danneggiamenti al sistema agricolo, alle pertinenze delle strutture residenziali e alla circolazione stradale, con forti ripercussioni in ambito socio-economico» e le richieste di intervento e di indennizzo sono molto numerose, mentre negli anni si sono succedute petizioni, richieste dirette da parte delle Associazioni degli agricoltori, dell’Associazioni di albergatori, della Prefettura e dai Comuni per interventi per ridurre drasticamente la popolazione di mufloni all’Elba.
Tanto che il Parco Nazionale «ha attuato una gestione non conservativa della specie, per tentare di ridurre l’impatto negativo nei confronti della biodiversità e del sistema antropico» a partire da una delibera adottata il 21 febbraio 2002 dal Consiglio direttivo dell’Ente Parco (Determinazioni relative agli ungulati selvatici nell’area protetta all’Isola d’Elba e di Capraia) nella quale si identificavano già le problematiche legate alla presenza dei due ungulati introdotti all’Elba a fini venatori, cinghiale e muflone, che citava esplicitamente la possibilità di eradicazione delle specie dal territorio dell’Isola d’Elba.
Con due delibere del 2006 e del 2007 il direttivo del Parco dava il via libera ai primi interventi di controllo della popolazione del muflone all’Isola d’Elba; nel 2008 veniva approvato un piano triennale per la gestione del muflone all’Isola d’Elba con la prosecuzione degli interventi di controllo selettivi atti alla riduzione del numero; nel 2011 venivano autorizzati altri interventi per il contenimento dei mufloni e si approvava un piano quinquennale per la gestione del muflone all’Isola d’Elba, tutt’ora in corso.
Dall’autunno 2007 ad oggi all’Elba sono stati prelevati nell’area protetta oltre 2.600 esemplari di muflone, ma dal monitoraggio annuale della popolazione effettuato egli ultimi 5 anni emerge solo «una leggera tendenza alla diminuzione senza comunque rilevare, nonostante i prelievi, una importante e significativa riduzione, tale da far ritenere sotto controllo le problematiche associate alla presenza dell’ungulato».
Visto che la priorità istitutiva del Parco è la tutela degli habitat con la salvaguardia di comunità animali e vegetali, così come recita l’art. 1 comma 3 let. a) della legge 394/1991; visto che la legge quadro 394/1991 prevede la possibilità che L’Ente Parco possa realizzare, in deroga al divieto di cattura, uccisione, danneggiamento e disturbo delle specie animali, “eventuali prelievi faunistici ed eventuali abbattimenti selettivi, necessari per ricomporre squilibri ecologici accertati dall’Ente parco..”; mentre la stessa norma vieta “..l’introduzione di specie estranee, vegetali o animali, che possano alterare l’equilibrio naturale..”, mentre nelle Norme tecniche di attuazione del Piano del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, approvato nel 2009, si evidenzia che «l’Ente tutela le risorse biologiche e genetiche, della biodiversità, degli habitat e del patrimonio naturale con riferimento anche al ripristino di ecosistemi delicati; l’Ente promuove inoltre programmi per la protezione di specie rare e di azioni di controllo di popolazioni di specie alloctone» e visto che il Regolamento (Ue) n. 1143/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22.10.2014 per prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive e introduce «le disposizioni per l’applicazione di misure di eradicazione sia per le specie esotiche invasive di nuovo ingresso sia per quelle ampliamente diffuse; i metodi utilizzati devono essere efficaci ma devono tenere in debita considerazione la salute umana e l’ambiente, provvedendo a che agli animali siano risparmiati dolore, angoscia o sofferenza evitabili; le misure adottate inoltre devono essere proporzionate all’impatto sull’ambiente, adeguate alle circostanze specifiche, efficienti in termini di costi, basandosi su analisi dei costi/benefici e di valutazione del rischio», il Direttivo del Parco Nazionale ha ritenuto necessario «proseguire le azioni già approntate per la drastica riduzione della specie all’Isola d’Elba, fino all’eventuale eradicazione» del muflone introdotto all’Isola d’Elba «e pertanto specie alloctona rappresenta un elemento di minaccia per il sistema naturale e antropico dell’isola medesima» alla quale è quindi sono quindi applicabili le misure operative ed i metodi di controllo basati sulle indicazioni previste dal Regolamento (Ue) n. 1143/2014, dalla Legge 394/1991 e dal Piano del Parco Nazionale Arcipelago Toscano.
La graduale eradicazione del muflone del muflone dall’Elba avverrà anche attraverso «La realizzazione di piani di azione pluriennali da sottoporre all’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA)».
Resta da capire cosa succederà nel territorio al di fuori dal Parco Nazionale, dove a quasi 30 anni dall’introduzione del muflone all’Elba né i Comuni né la Provincia – che pure hanno voluto insieme ai cacciatori l’introduzione dell’ungulato in un territorio così delicato 20 anni prima dell’istituzione del Parco Nazionale – hanno fatto molto per contenere la popolazione e i danni del muflone.