A giudicare da una serie di interventi e prese di posizione di vari esponenti ambientalisti anche di vecchio conio sul ruolo dei parchi sembra finalmente riaprirsi una riflessione non più ipocritamente ancorata all’invecchiamento della legge.
Anzi in più d’un caso è proprio il venticinquesimo anniversario della legge 394 che sta stimolando anche alcune autorevoli vecchi firme a interrogarsi non solo sui risultati conseguiti ma anche e soprattutto sui gravi rischi che incombono
sul loro futuro. Che alcuni lo facciano tornando a riflettere dopo tanti anni su Valerio Giacomini e il suo Uomini e Parchi è senz’altro da considerare interessante ed anche incoraggiante perché può solo contribuire a sgombrare il campo dalle tante sciocchezze e pretesti a cui si è fatto ricorso specialmente in questi ultimi 5 anni.
Tra questi interventi vorrei citare quello di Franco Tassi –figura che non ha bisogno di presentazione che ha lanciato un ‘Allarme per i Parchi Nazionale’ riassunto in 10 punti critici. Dice Tassi che è tempo di difendere i gioielli del Bel Paese, assediati da più parchi. Manca solo una cosa -ma anche questa non è novità- per Tassi i parchi ‘veri’ –come ebbe a dire a suo tempo anche l’ex ministro Ronchi (alla prima festa dei parchi regionali !) sono quelli nazionali. Ovviamente non è così a partire peraltro proprio dalla legge che non una legge sui parchi ma una legge quadro per tutte le nostre aree protette.
Il punto ora –ed è quanto ci proponiamo nell’incontro nazionale del 6 ottobre a Pisa promosso dal Gruppo di San Rossore-
è tornare ad un impegno e iniziative che sappiano ricomporre sul piano istituzionale, politico e culturale, una gestione ambientale che mai come in questo momento appare ed è rovinosa.
Era per questo che serviva una Conferenza Nazionale dei Parchi che non si è voluta perché l’ nessuno può fare il furbo. Ed è per questo che serve ripensarci e senza scuse.
Renzo Moschini