Più che singolare è sconcertante -e dovrebbe far riflettere- come si stia sviluppando il dibattito sull’ambiente specie dopo le sortite sul titolo V.
Chi scorre le cronache continuerà a trovare ogni giorno nuove notizie di questo tipo; Parco Nazionale dei Sibillini dopo 5 mesi senza presidente siamo alla crisi e paralisi più totale. Non troverà invece notizia alcuna di impegni nazionali del ministero e non molte di più delle nostre regioni, per venirne a capo ed evitare un vero e proprio default delle nostre aree protette.
Nonostante questo poco rassicurante quadro se si scorrono i programmi di non poche e interessanti iniziative tipo Florens dedicato al paesaggio, o gli Stati generali a Rimini sulla greeneconomy ma anche altri incontri o interessanti articoli, scoprirà con sorpresa che le aree protette non figurano tra le questioni in discussione.
Non ne ho trovato traccia nel lunghissimo programma fiorentino né a Rimini dove pure parleranno il ministro dell’ambiente in carica Clini e l’ex ministro Ronchi.
Ora, anche ad un osservatore non esperto non può certo sfuggire –specie dopo il nuovo cacciucco delle province- che la programmazione in campo ambientale dovrà più che mai avvalersi di quelle dimensioni territoriali rientranti vagamente in quelle aree vaste che lo sono sovente un po’ all’ingrosso, ma che sono specificamente riconducibili ai parchi e alle protette come ai bacini e distretti idrografici. Ossia dimensioni non di settore ma integrate che attengono alla tutela della natura, del suolo e del paesaggio non gestibile seriamente ed efficacemente in maniera separata come piace ai fans di un nuovo titolo V dove lo stato comanda ma non governa, nei parchi al pari dei bacini- come abbiamo potuto vedere a Firenze dove sono stati ricordati da poco gli ‘angeli del fango’. Anche per questo mi sorprende il silenzio toscano nel dibattito sulle primarie.
Quando troveranno finalmente posto in questa benedetta agenda che continua ad ignorarli?