Non sarà certo sfuggito neppure agli osservatori più distratti che negli ultimi tempi si susseguono Manifesti, Appelli, Giornate, Eventi -i più vari- promossi in molti casi da nuovi soggetti e personalità che arricchiscono il panorama dei protagonisti ‘storici’; FAI, Italia Nostra, Legambiente, WWF, LIPU, CAI e altri. A partire soprattutto dal referendum sull’acqua, infatti, i grandi temi ambientali; paesaggio, suolo, biodiversità, beni culturali disastrati da governi e politiche istituzionali rovinose, sono diventati sempre più oggetto di una presenza nuova della società civile a cui spesso si unisce la voce del Presidente della Repubblica. Una presenza fortemente critica nei confronti della politica e delle istituzioni considerate colpevolmente inadempienti e inadeguate. Non si tratta però di una delle non poche iniziative e voci antipolitiche perché qui –al contrario- è alla politica e alle istituzioni che ci si rivolge autonomamente con una offerta propositiva e di sostegno perché si riesca finalmente a cambiare rotta.
Una presenza quindi positiva e propositiva che la politica e le istituzioni devono apprezzare e sapere interloquire cogliendone una novità estremamente importante. E la novità maggiore sta nel fatto che questioni ambientali -diciamo così- di settore; dagli inceneritori alle discariche riguardanti prevalentemente dimensioni locali sono andate via via connotandosi nella loro portata più generale, riguardando il governo del territorio, la gestione del paesaggio, del suolo, della natura e dei rispettivi soggetti istituzionali stato, regioni, enti locali ma anche parchi e aree protette, bacini idrografici, sopraintendenze.
E’ merito in buona misura di queste presenze se oggi la crisi ambientale appare non soltanto in tutta la sua gravità
e complessità ma anche abbordabile, se si prenderà finalmente atto che servono politiche di governo ‘unitario’ di competenze che comunque ripartite tra stato, regioni ed enti locali non possono essere gestite separatamente. Non c’è gestione seria possibile del paesaggio distinta dall’ambiente e il territorio. Non è possibile -qualsiasi cosa dica il Nuovo Codice dei beni culturali- il piano di un parco o di bacino che non tenga conto anche del paesaggio e viceversa.
Certo se le istituzioni continueranno come i polli di Renzo a beccarsi l’una contro l’altra ci leveremo la voglia anche delle denunce più severe, ma la musica non cambierà come non è cambiata in questi anni.
Mi sento di fare queste osservazioni critiche sulla base anche delle esperienze e iniziative del Gruppo di San Rossore che in alcuni suoi appuntamenti e riflessioni ha toccato con mano questa esigenza di superare i troppi compartimenti stagni che anche in una realtà come quella Toscana registra oggi troppe incertezze e battute d’arresto. Se oggi abbiamo deciso di costituirci come Gruppo in associazione culturale (on-lus) è anche per questo, cioè operare ‘unitariamente’ laddove finora troppo spesso lo si è fatto prevalentemente per comparti.