Il Tirreno ha titolato un suo servizio: "nel mare toscano c’è un’altra isola ma fatta di plastica". E’ l’ennesima denuncia dell’aggravarsi di una situazione che riguarda il santuario dei cetacei sempre più allarmante anche per la nostra regione tra la Capraia e la Gorgona.
Il presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago nonchè di Federparchi Sammuri ricorda che c’è un accordo tra tre stati che però ‘non ha un vero e proprio progetto gestionale e questo limita le azioni’ anche del parco che ‘non ha competenze a mare che permettano di procedere con azioni incisive sul problema’. Ma qui va detto che il discorso manca di due precisazioni indispensabili per capire e finalmente chiarire cosa devono fare le istituzioni da Roma alla Gorgona, che finora non hanno fatto nonostante le leggi rimaste puntualmente inattuate e ora in via di ulteriore manipolazione.
A cominciare ovviamente dal santuario. All’accordo internazionale ricordato da Sammuri e votato dal Parlamento seguì infatti la istituzione di una cabina di regia con i rappresentanti di vari ministeri ( ambiente, agricoltura, esteri) e di una sola regione ( Liguria) delle tre a conferma della solita generosità ministeriale quando si tratta di regioni. Con ritardo seguì la istituzione a Genova della sede internazionale la cui presidenza fu affidata alla Francia che più recentemente ha più volte denunciato il disimpegno del nostro paese al punto di rivendicare il trasferimento della sede a Montecarlo. Ricordo che alcuni anni fa a Livorno per iniziativa della Legautonomie e l’assessora regionale Bramerini a cui parteciparono oltre al presidente del santuario il rappresentante del nostro ministero dell’ambiente Montanaro convenimmo che urgeva passare a quei progetti mai messi a punto di cui ora paghiamo le conseguenze.
Da allora nessuno ha saputo più niente di quella cabina e dei suoi ombrelloni. Ma a questa latitanza si accompagna quella mancanza di competenze del parco sul mare ricordate da Sammuri. Che il parco nazionale dell’Arcipelago non abbia competenze sul mare sembra una cosa normale. Ho in più occasioni osservato che sarebbe come se parchi come il Grande Paradiso o dello Stelvio non potessero operare nella gestione delle loro montagne. All’Arcipelago con una aggravante che non ha eguali in nessuna parte del mondo e cioè che da noi le aree protette marine sono gestite (male) direttamente dal ministero e non affidate al parco e alla regione interessata come stabilisce la legge 394. Ora anche questa norma che riguarda i ‘brevi tratti di costa prospicenti la regione’ dove possono operare anche aree protette marine regionali è stata cancellata dal testo recentemente approvato dal Senato.
Così il parco dell’Arcipelago che opera nel santuario continuerà assurdamente a non potersi occupare delle sue aree marine, dove imperversa sovente anche il bracconaggio oltre ad un impressionante inquinamento. Così la nuova legge di modifica della 394 che anche Federparchi considera ottima segna il totale accentramento ministeriale rivelatosi proprio nel santuario particolarmente disastroso. Se a Capraia si è riusciti recentemente finalmente a combinare qualcosa con l’area marina ciò è merito solo della iniziativa regionale che la legge del senato cancellerebbe totalmente se venisse approvata anche dalla Camera.
Il punto ora riguarda innanzitutto la nostra regione che come le altre l’ha scampata bella dalla non approvazione del nuovo Titolo V e che avendo anche una propria commissione regionale sui problemi della costa e avendo non tanti mesi fa approvato La carta di Livorno gestita dalla sottosegretaria all’ambiente On Velo proprio sui problemi del santuario e del mare, dovrà a partire dai suoi parchi regionali e nazionali, perché il santuario e il nostro mare non diventino sempre più un monnezzaio, nonostante la direttiva europea Marine Strategy del 2008 che ai paesi europei chiedeva e chiede ben altro rispetto ai nostri pasticci.
Dovrebbe essere anche l’occasione per riprendere le proposte a suo temi avanzate dal ministro Orlando per un Osservatorio sul mare presso il il nostro Parco di San Rossore sparita con l’arrivo del ministro Galletti,
Per finire, siccome ci si chiede da dove ripartire dopo il referendum non sarebbe male ricordare che le province non sono state cancellate dalla Costituzione ma solo ‘spolpate’ dalle regioni sempre più amministrative e sempre meno legislative.
Anche in Toscana ho visto che gli effetti, ad esempio, per gli ormeggi delle acque di fiumi e laghi sono stati salati perché la regione ha moltiplicato le tasse rispetto a quelle delle province.
Insomma cose su cui riflettere e agire non ne mancano ovviamente non per rinviarle di nuovo.
Renzo Moschini