Spesso attendono tra le nebbie vaporose dell’inverno, seminascoste nel granito, quel primo tepore di primavera che dipinge d’azzurro le montagne occidentali dell’isola. Poi si schiudono al sole con mille colori e costellano di magia quelle alte vette.
E il Monte Capanne, a cavallo tra Ottocento e Novecento, fu teatro di ricerche botaniche che classificarono e fecero conoscere al mondo queste delicate pianticelle; lassù si avventurarono stimati naturalisti come Pio Bolzon, Giacomo Doria e Stefano Sommier, tutti soci della fiorentina Società Botanica Italiana.
Al primo si devono, nel lontano 1892, le prime osservazioni scientifiche su quella «Viola calcarata» che invece risultò essere nel 1968, grazie agli studi del botanico tedesco Hermann Merxmüller, la sottospecie esclusiva elbana («ilvensis») della «Viola corsica»: «Proseguendo lungo il crinale del Monte Perone (m. 612), là dove esso si rompe in un’infinità di massi granitici di tutte le dimensioni per innalzarsi poi repentinamente a formare l’ardita cima delle Calanche (m. 906) tutta costituita da immani pile granitiche sfasciate, vidi completamente e abbondantemente fiorite alcune piante submontane, cioè ‘Viola calcarata’, tanto la forma tipica come la varietà gialla, nelle fessure delle rocce e fra i cespugli fitti e bassi. […] Ho visto parecchi esemplari, presso il monte La Tavola (m. 934), di questa varietà a fiori decisamente bianchi, tranne la base dei petali che è gialla; non credo sia mai stata incontrata da alcuno non figurando nelle flore da me consultate.»
Ma ci fu una voce fuori dal coro, quella del botanico svizzero Émile Levier, il quale espresse dei dubbi «sulla esistenza della ‘Viola calcarata’ nell’isola dell’Elba, essendo essa una specie delle Alpi. Desidererebbe che fossero meglio studiati quei campioni per accertare se non fossero piuttosto da riferirsi ad altra specie che cresce nelle provincie più meridionali d’Italia.»
Otto anni più tardi, nel 1900, Stefano Sommier riportò le proprie esplorazioni condotte sul Monte Capanne in compagnia del marchese Giacomo Doria, botanico ed ex senatore del Regno d’Italia, descrivendo una «Centaurea dissecta» che solo nel 2003 fu riconosciuta come specie esclusiva elbana («Centaurea ilvensis», detta «fiordaliso del Monte Capanne») dal naturalista Piervirgilio Arrigoni: «Abbiamo raccolto questa specie col marchese Doria presso la cima del Monte Capanne, non ancora fiorita. Non sono sicuro della sua determinazione, ma certo non è alcuna delle specie indicate per l’Elba.»
A Stefano Sommier, infine, si deve una riflessione scaturita da arrampicate e perlustrazioni tra colori incredibili: «Però l’isola è grande, e non è facile compito l’esplorarla in tutte le sue parti ed in tutte le stagioni, per cui vi sono ancora non poche lacune nella nostra conoscenza della sua vegetazione. Questo mi faceva notare il marchese Giacomo Doria, il quale in questi ultimi anni ha ripetutamente visitato l’Elba in stagioni diverse, dicendomi di avervi raccolto molte specie non ancora notate neppure nei supplementi del dottor Bolzon; e me ne persuadevo ancora più visitando quest’isola in compagnia del marchese Doria nel 1898, e tornandovi di nuovo quest’anno nei mesi di febbraio, marzo e maggio.»