Sono passati trentasei anni da quel giorno del 1981 quando il " padrone " delle miniere dell' Elba : lo Stato, chiuse la miniera del Ginevro. Finiva così una storia che durava da tremila anni, lasciando un patrimonio unico di natura e di cultura, come si legge nel documento che una ventina di anni fa, inseriva le aree minerari elbane nella lista provvisoria dell' Unesco dei " Grandi Monumenti Geologici del Pianeta". Ma lo Stato aveva chiuso e buttato via le chiavi, lasciando un territorio da bonificare e mettere in sicurezza, costellato di immobili e opifici industriali da recuperare e valorizzare ai fini ecoturistici e culturali. Da allora, con pesanti sforzi per superare ostacoli e miopie demaniali, sono state fatte opere materiali e immateriali. E' nato il Parco Minerario, sono stati organizzati " I Fiori della Terra"; le aree minerarie sono diventate parte del Parco Nazionale e sono stati firmati solenni protocolli d' intesa per la tutela e valorizzazione del patrimonio minerario; la Direzione delle miniere è diventato un Museo, sono state restaurate le vecchie laverie, creato al Bacino un Teatro aperto al paesaggio ; realizzate importanti e basilari opere di bonifica e messa in sicurezza; impedito allo Stato di vendere le aree minerarie al migliore offerente per pagare i debiti del Coni,...la miniera del Ginevro è diventata un' oasi di cultura e di natura...Poi lo Stato ha deciso di scaricare sulla Comunità il peso delle aree minerarie, con le sue pesanti ipoteche ambientali e il fardello di immobili ed opifici che il tempo e l' abbandono avevano reso fatiscenti e pericolanti. Non tutto può essere conservato e le spese di bonifica sono alte e le risorse sempre più ridotte. Alcuni edifici sono stati venduti e destinati a vari usi. Ultimo il Dormentorio, completamente abbattuto, nonostante, come si legge, gli sforzi fatti per realizzare interventi conservativi, vuoi poichè ritenuto dalla Sovrintendenza privo di valore storico, vuoi per uno stato di degrado ormai irrecuperabile. Ora è la volta delle Officine di S. Jacopo che verranno distrutte poichè il supermercato che le sostituirà, non può essere allestito in loco, per ragioni idrogeologiche.
Peccato, poichè esistono idonei mezzi di salvaguardia idrogeologica e il supermercato, ospitato all' interno degli ampi e liberi volumi delle antiche Officine di S. Jacopo- progettato in modo da valorizzare i grandiosi spazi di archeologia industriale- poteva essere una grande opera architettonica e culturale. Avrebbe legato una preziosa identità storica alle nuove esigenze del territorio. Peccato, poteva essere un' operazione di grande risonanza per la Terra di Rio.
Beppe Tanelli
6 marzo 2017