Dopo che il 13 marzo Legambiente Arcipelago Toscano aveva inviato alla Capitaneria di Porto di Portoferraio al Parco Nazionale Arcipelago Toscano, ai sindaci di Capoliveri e Porto Azzurro e all’Esa una segnalazione su imbarcazioni e rifiuti abbandonati sulla spiaggia e nella Zona umida di Mola, l’Ufficio locale marittimo – Guardia Costiera di Porto Azzurro è intervenuto prontamente e il 15 marzo a Mola sono apparsi avvisi che dispongono la rimozione delle unità da diporto dal territorio del Parco entro 15 giorni, altrimenti sui procederà con la rimozione d’ufficio a spese del proprietario e l’applicazione della sanzione prevista.
Legambiente ringrazia la Capitaneria di Porto di Portoferraio e l’ufficio locale marittimo per il pronto intervento, che non è il primo e non sarà l’ultimo a difesa di Mola e del suo mare, e i Carabinieri Forestali per il fattivo impegno dimostrato in questi ultimi mesi nei quali abbiamo portato nuovamente la situazione di Mola all’attenzione dell’opinione pubblica.
Dopo le numerose iniziative di denuncia, proposta, valorizzazione e pulizia della zona umida di Mola, dopo che Gian Carlo Diversi ha quasi quotidianamente documentato con le sue foto il degrado e la bellezza – che resiste nonostante tutto e tutti - di una delle due zone umide rimaste all’Elba, il Cigno Verde isolano si era rivolto alle istituzioni ricordando che «nei mesi e nelle settimane scorse, Legambiente Arcipelago Toscano ha più volte segnalato la presenza di imbarcazioni - spesso in pessime condizioni e diventate ricettacolo di rifiuti di ogni genere – sulla battigia della spiaggia della Zona umida di Mola, in Zona B del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e nella Zona speciale di conservazione e Zona di protezione speciale Elba Orientale. Inoltre, in un’area vitale per l’avifauna limicola stanziale e migratoria presente a Mola in questi giorni, tanto le imbarcazioni tirate in secco che quelle ormeggiate a pochissima distanza dal litorale hanno un forte impatto negativo sia sulla fauna che sulla flora pioniera che il Parco dovrebbe proteggere».
Gli ambientalisti hanno anche ricordato che «La spiaggia è anche oggetto di un notevole traffico di auto ed altri mezzi motorizzati vietato sia sulla spiaggia che in una Zona B del Parco Nazionale e di lavori su alcune delle imbarcazioni tirate in secco che comportano l’uso di sostanze pericolose e di tipi di lavorazione completamente incompatibili con le attività previste in aree come questa».
Le richieste avanzate da Legambiente per Mola, che ci risulta siano state discusse anche in un vertice convocato dal Vice-Prefetto, erano quelle di «procedere alla rimozione delle imbarcazioni dalla spiaggia della Zona umida di Mola; di verificare la presenza di imbarcazioni vicino alla riva e di eventuali corpi morti abusivi; di procedere ad impedire l’accesso alla Zona B del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano chiudendo il varco presente nella staccionata esistente sul lato di Porto Azzurro di Mola, riservando gli ingressi solo agli autorizzati per motivi di lavoro o associativi; di installare cartellonistica informativa sui vincoli ricadenti sull’area e sullo specchio di mare prospicente e sulle regole per un utilizzo dell’area, evitando al massimo il disturbo di fauna e flora; di procedere alla rimozione di altri tipi di rifiuti presenti a Mola».
Inoltre, il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, facendo seguito agli impegni presi il 5 febbraio dalla direttrice Franca Zanichelli, in occasione della maratona fotografica e la pulizia della spiaggia di Mola organizzate da Legambiente, sta eradicando, grazie al prezioso lavoro dei detenuti di Porto Azzurro, le canne invasive da un’area della Zona umida sul lato del Comune di Capoliveri.
Ci permettiamo di suggerire all’Ente Parco di pubblicizzare meglio questo tipo di interventi, illustrandone finalità e metodi, di seguire più assiduamente il procedere dei lavori, dando anche un supporto tecnico/scientifico ai lavoratori impegnati per giungere a una completa eradicazione delle infestanti, e di mettere in atto subito forme di protezione dell’area liberata dal canneto invasivo, per evitare che attività antropiche improprie – come quelle visibili nei dintorni - disturbino la flora e la fauna protette che ricolonizzeranno l’area bonificata.