Lo studio “First record of Basilia mediterranea Hurka, 1970 from Italy (Diptera: Nycteribiidae)”, appena pubblicato su Onychium, la rivista del Gruppo Entomologico Toscano, da Gianna Dondini, Stefano Vergari, Simone Vergari del Centro Naturalistico e Archeologico dell’Appennino Pistoiese e Itinerari società cooperativa e da Stefano Vanin del dipartimento di scienze biologiche della School of applied science dell’università britannica di Huddrsfield rivela l’esistenza nelle isole di Capraia e Montecristo, nell’Arcipelago Toscano, di «Una specie mai segnalata in Italia… la Basilia mediterranea».
Simone Vergari spiega che «E’ una specie di mosca che si è incredibilmente specializzata a vivere come ectoparassita nella pelliccia dei pipistrelli. Un capolavoro dell’evoluzione biologica. Un bel risultato del Centro Naturalistico e Archeologico dell’Appennino Pistoiese».
Un maschio e una femmina di Basila mediterranea sono stati trovati su due esemplari di pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus) catturati durante una ricerca sui pipistrelli del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano a Montecristo e Capraia. Ricerca che, a quanto si dice, potrebbe riservare altre grosse sorprese.
Sebastiano e Simone Vergari e la Dondini, questa volta insieme a Giovani Carotti, sono anche gli autori, sempre su Onychium, della “Prima segnalazione di Saga pedo (Pallas, 1771) per la Toscana (Orthoptera: Tettigoniidae)” e spiegano che si tratta del più grande ortottero della fauna italiana, ed è l’unica specie appartenente a questo genere presente in Italia. Saga pedo è distribuita in tutta l’Europa centro meridionale e ad fino alla Siberia e alla Cina occidentale.
I ricercatori spiegano che «In Italia, benché localizzata, è nota di quasi tutte le regioni, comprese le isole maggiori; tuttavia non era mai stata segnalata per la Toscana, dove alla fine è stata scoperta e fotografata nel Sito di importanza comunitaria di Monte Calvi, a Campiglia Marittima (Li).
Lo studio pubblicato su Onychium ricorda una particolarità di Saga pedo: «si riproduce per partenogenesi telitoca; l’unico maschio appartenente a questa specie è stato ritrovato in Svizzera (BAUR et al., 2006), ma secondo Lemonnier-Darcemont et al. (2016) si tratterebbe di un caso di ginandromorfismo. Le femmine depongono nel terreno grosse uova che schiudono dopo due-tre anni dalla deposizione fino ad un massimo di sette anni; lo stadio adulto viene raggiunto dopo 8 o 9 mute».
La specie è inserita nell’Allegato IV della Direttiva Habitat, è classificata come “Vulnerabile” nella Lista Rossa Iucn ed è inserita nell’Appendice II della Convenzione di Berna. Inoltre è inserita nell’allegato A della Legge Regionale Toscana n. 56/2000, che resta in vigore fino all’approvazione dei nuovi elenchi della Legge Regionale Toscana n. 30/2015, attualmente vigente.