Su qualche blog continua l’opera di disinformazione sul progetto Life in corso a Montecristo per l’eradicazione di specie aliene invasive e per la salvaguardia della fauna e flora rare ed autoctone. Dopo l’assurda polemica contro l’eradicazione dei ratti è la volta delle capre selvatiche (Capra hircus).
Cominciano a circolare post, a volte sgrammaticati, come questo firmato da una non meglio definita “Guardia Parco”: «Sono iniziate le operazioni di ripopolazione della capra selvatica, da parte dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, dell'Isola di Montecristo . Purtroppo durante la campagna di deratizzazione dell'isola la popolazione di capre selvatiche aveva subito ingenti perdite di capi; questa operazione è volta a ristabilire la presenza di capi sull'isola».
A parte che l’Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs) non esiste più e che ormai da anni è stato sostituito dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), le cose stanno esattamente all’opposto di come dicono gli anonimi disinformatori: le capre di Montecristo godono di ottima salute e non c’è stata nessuna perdita di capi, tanto che 5 esemplari sono stati addirittura portati fuori dall’Isola, e non c’è nessuna iniziativa di ripopolamento (tra l’altro con cosa, visto che la Capra hircus vive solo a Montecristo…). Per accertarsene basterebbe dare un’occhiata al sito internet del Progetto Life Montecristo 2010 che fornisce tutte le informazioni che questi anonimi provocatori distorcono.
La realtà è completamente diversa, come spiegano i ricercatori che operano a Montecristo: «Alcune capre e per la precisione 5 individui, due maschi e tre femmine, sono già state trasferite presso il Bioparco di Roma; gli animali, scelti in base all'età e alle caratteristiche del mantello, sono stati spostati, con la supervisione dei tecnici dell'Ispra, grazie ai mezzi del Corpo Forestale dello Stato e della Fondazione che gestisce lo zoo di Roma. L'azione è considerata un'attività di conservazione ex situ ed è stata prevista per questa particolare popolazione, unica in Italia, proprio come succede per altre specie rare. Queste infatti, soprattutto se vivono in piccoli gruppi isolati tra loro, sono particolarmente sensibili ad eventi climatici o del tutto casuali, che possono mettere a rischio la loro sopravvivenza».
La popolazione di capre non ha subito affatto “ingenti danni”, al contrario: «Attualmente lo stato di conservazione dell'animale non sembra assolutamente preoccupante ed anche gli effetti causati dalle operazioni di eradicazione del ratto nero sono stati complessivamente non significativi. Il recente censimento condotto a fine estate ha evidenziato la presenza di un numero minimo di 140 animali, più che sufficiente a garantire la vitalità della popolazione. Bisogna infine considerare che il conteggio rileva solo una piccola parte del nucleo, per la scarsa visibilità degli esemplari attribuibile alle caratteristiche vegetazionali e morfologiche dell'Isola. Proprio per questo i tecnici dell'Ispra stanno affinando metodi di conteggio per riuscire a stimare la consistenza complessiva dell'ungulato, con risultati previsti per la fine del progetto».
Che le capre di Montecristo siano molto difficili da censire lo dicono anche le esperienze fatte negli anni precedenti con cifre molto discontinue nel tempo: nel 1986 si stimava che sull’isola vivessero 300-350 Capra hircus, nel 1992 vennero registrati 450 capi, negli ultimi 5 anni i valori oscillano tra i 200 ed i 250 animali.
Ma Montecristo si appresta ad accogliere una nuova generazione di capre selvatiche, infatti: « A breve le capre con i loro piccoli nati in primavera saranno liberate dal recinto dove hanno trascorso gli ultimi mesi, accudite e nutrite dai custodi dell'Isola. Il grande recinto di circa 25 ettari era stato costruito per accogliere in via precauzionale una parte della popolazione prima dell'inizio delle operazioni di eradicazione del ratto nero. Al momento della liberazione ad alcuni individui verrà applicato uno strumento dotato di Gps, utile per capire come gli animali si spostano sull'Isola. Infatti del tutto sconosciuto è l'utilizzo dei diversi habitat da parte del bovide e queste nuove informazioni potranno essere utili per una futura gestione della popolazione».
Legambiente Circolo dell'Arcipelago Toscano