Trovo interessante il dibattito pubblico che si è aperto sui problemi del compendio ex minerario e sull’utilizzo delle acque termali di Cavo. Si tratta di due grandi questioni che hanno importanza rilevantissima per lo sviluppo economico e sociale del Comune di Rio Marina e dell’Elba.
Forse l’errore principale commesso è quello di non aver tenuti distinti i due argomenti. Infatti le acque termali sgorgano a Cavo e lì possono essere tranquillamente utilizzate nel modo migliore e in tempi rapidi essendo ciò reso possibile, dalla vigente normativa, dato l’interesse pubblico, non solo locale, che esse rivestono. Ciò deve essere riconosciuto con un Atto dell’Amministrazione di manifestazione d’intenti strategici e di conseguente variante agevolata al Piano Strutturale e al Piano Operativo.
L’averne ipotizzato il trasferimento a Cala Seregola, forse come passepartout, ha finito fatalmente per complicare le cose caricandole di problematiche, molto più complesse, di non facile soluzione. Il tema della valorizzazione delle aree ex-minerarie di Cala Seregola è cosa importante che passa attraverso il ripristino ambientale, la ricucitura delle gravi lesioni paesaggistiche e la destinazione più idonea dei numerosi manufatti esistenti. Sono questioni da tempo messe al centro dei programmi dell’Amministrazione Comunale dal 2001 in poi.
Esse furono affrontate nel Piano Strutturale di Rio Marina, approvato a fine 2005, anche dalla Regione e dal PNAT. Basta rileggersi l’Art. 24.1 UTOE CALA SEREGOLA per capire quanto ampio sia l’ambito di azione possibile già specificato nel Regolamento Urbanistico del 2010.
Spero e penso che nessuno possa ragionevolmente teorizzare che il degrado determinato dai vari fatiscenti manufatti – dal Villaggio Paese a Cala Seregola – possa essere considerato bello, così com’è, mentre il tempo, fatalmente, opera per la loro progressiva distruzione e nel modo peggiore.
Credo che il compito del Comune di Rio Marina, divenuto proprietario di questi siti, sia oggi quello di ripartire dagli atti di pianificazione esistenti ed elaborare progetti per soluzioni concrete che vanno dall’abbattimento di murature prive di pregio, al recupero dei reperti aventi valore di archeologia industriale (vedasi quello eseguito alle tramogge nei pressi del Cantiere Bacino con finanziamento del PNAT) fino al recupero e riqualificazione, anche parziale, delle unità edilizie fatiscenti, prive di valore, aventi caratteristiche industriali mutandone la destinazione in strutture ricettive alberghiere funzionali alla valorizzazione dell’intera area del Parco Minerario.
Certo il tutto richiede studi e progetti di fattibilità e risorse finanziarie non impossibili da reperire in un contesto di condivisione con il PNAT, la Regione ed i Ministeri competenti.
L’esperienza mi ha insegnato che i problemi non si risolvono, anzi si complicano, con i dibattiti e le polemiche, mentre il compito delle Pubbliche Amministrazioni è quello di parlare con gli atti concreti: progetti e delibere.
Ricordo che il Regolamento Urbanistico di Rio Marina, nel suo iter, fu contrastato dalla Regione ma venne poi approvato a seguito della conferenza paritetica interistituzionale.
Da non trascurare, anzi privilegiare, è il fattore manutenzione delle opere ingenti, eseguite con finanziamento del Ministero dell’Ambiente, che hanno consentito la rimodulazione dei versanti, la costruzione di una rete di fossi, canali e vasche di decantazione, necessari per la messa in sicurezza del precario assetto idrogeologico del compendio ex minerario.
Se non si mantiene quello che si è fatto è poi difficile chiedere nuovi finanziamenti.
Infine una risposta a Legambiente che mi indica fra i suoi detrattori. Personalmente ho sempre affermato di non contestare l’Associazione in quanto tale ma mi sono limitato a criticare certe impostazioni ondeggianti tenute all’Elba che spesso somigliano più a contestazioni politiche che non di merito ambientale. In particolare la tendenza all’imbalsamazione di tutto anche di ciò che non ha interesse culturale specifico.
In fondo nel Parco vivono anche gli uomini e le comunità con le loro esigenze fondamentali da tutelare.
Sui tanto deprecati villaggi turistici solo una battuta: in alcuni di questi ho trovato la bandiera con il cigno di Legambiente, come la mettiamo?
Francesco Bosi