La trasmissione di apertura del servizio sui Parchi di Report ( RAI 3) dell’ 8 maggio scorso, attaccava con una serie di immagini e di commenti poco lusinghieri sulla gara nazionale di Enduro che si era svolta all’ Elba il 30 aprile. Le foto documentano le moto che percorrono il sentiero 53 (e dintorni) , che da Rio Elba scende a Bagnaia , inserito nel Parco Nazionale e per il quale non era stato concessa l’autorizzazione. L’avvenimento della gara aveva chiamato all’Elba circa duecento motociclisti. Nei giorni antecedenti la moltitudine di gazebo che avevano invaso l’Alto Fondale e le centinaia di modo in bella mostra in Piazza della Repubblica, annunciavano l’ evento: ai Portoferajesi e agli Elbani, alle migliaia di trekers che in occasione del Walking Festival sbarcavano all’ Elba, alle centinaia di maratoneti che si andavano ad allenare sui sentieri elbani in vista della Maratona del 6 maggio, e alle decine e decine di ciclisti di strada e di montagna che, in questa dolce primavera, percorrono quotidianamente le strade e i sentieri dell’Isola, per raggiungere verdi radure immerse nel silenzio e nel profumo della lavanda, o tranquille spiaggette dove godersi il primo sole di maggio.
Mi domando allora la ragione che ha portato gli organizzatori a sfidare leggi e norme, senza le previste autorizzazioni, a tutto nocumento dell’ immagine dell’ Elba e del suo Parco, e dello stessa attività sportiva che, in altri momenti ha avuto il modo di manifestarsi un giusto equilibrio fra passione sportiva e rispetto dell’ ambiente e del sentire di altre persone.
Si è richiamata la mancanza di un Regolamento del Parco. E’ vero, ma non basta. Era il gennaio del 2002, quindici anni fa, quando vennero inviate alla Comunità del Parco, ai membri del Consiglio Direttivo e alle associazioni ambientaliste, produttive e sociali, le prime bozze del strumenti di pianificazione del Parco ( Piano e Regolamento e Piano pluriennale di sviluppo economico e sociale). Eravamo il primo parco nazionale di nuova istituzione che , nonostante ritardi dovuti a intervenute variazioni normative, era giunto a quel risultato grazie al grande lavoro della direzione, del personale dl parco, della Forestale, della Capitaneria , e alla fattiva collaborazione delle Comunità e del Consiglio. Il lavoro era iniziato tre anni prima con il bando di valenza europea vinto dalla Agroconsulting, al quale erano seguiti incontri pubblici durante i quali, passo per passo, erano stati illustrati il proseguo dei lavori e raccolte le osservazioni ed suggerimenti dei diversi portatori di interessi. Le bozze iniziali dl 2002, furono successivamente riviste per giungere quindi nel 2010 alla approvazione definitiva del Piano del Parco. Il Regolamento sarebbe dovuto essere emanato sei mesi dopo in accordo con i dettati della Legge 394/91. Così non è stato e possiamo solo auspicare che in tempi brevi si giunga alla sua adozione. Comunque sia regolamento a parte, il comma i) dell’ art.3 del DPR 22 luglio 1996 con il quale venne istituito l’Ente Parco, recita che è fatto divieto: “il transito dei mezzi motorizzati fuori dalle strade statali, provinciali, comunali, vicinali gravate da pubblico passaggio e private”.
Dopo l’Elba la trasmissione di Report ha interessato il Parco del Gargano, del Vesuvio e del Delta del Po, evidenziando altre criticità in cui le Aree protette versano oggi nel nostro paese. Mancano soldi , personale, automezzi, volontà di fare, organizzazione…ma manca ancora sopratutto, una cultura diffusa sull’ enorme valore,per noi e per i nostri nipoti, di conservare e difendere il patrimonio culturale e naturale de il Bell Paese. Il vero capitale italiano, su cui imperniare la strategia socio industriali del nostro Paese. Una strategia troppe volte dimenticata e sacrificata sull’ altare di miopi visioni elettorali a breve raggio, che consumano il patrimonio e durano l’arco di una notte, come l’efemera che vola attorno alla grande sequoia.
Ma Report si chiude con una trasmissione di speranza , quella del Parco delle Cinque Terre. Venne istituito quando il nostro parco aveva due o tre anni. Personalità delle cinque terre vennero all’Elba accumunati dagli antiche vigneti terrazzati e dagli antiche vini di qualità. Allora Comandante della Capitaneria di Porto di Portoferraio era Vittorio Alessandro. Parlammo di monorotaie in grado di facilitare il lavoro, di ripristino degli antichi muretti. Poi Vittorio è andato a comandare le navi che salvavano i migranti dall’ Africa, coprendosi di rispetto e di gloria. Poi è diventato presidente del Parco delle Cinque Terre, e le immagini di Report, ci hanno fatto vedere i vigneti coltivati con l’ aiuto delle monorotaie, in un cammino virtuoso e redditizio di enoturismo, e i migranti impiegati a lavorare per ripristinare gli antichi terrazzamenti.
Alla Camera è recentemente passata al Senato ( che è auspicabile la emendi), un legge di riordino delle aree protette. Una legge inutile nei suoi aspetti concreti, dannosa nei suoi appesantimenti burocratici e demagogica nelle sue aperture sociali, che non incide sui sostanziali problemi dei parchi e che è solo in grado di rendere sempre più difficile la ricerca di quell’ equilibrio fra uomo e natura, ambiente e lavoro che piaccia o non piaccia è il futuro del mondo. Da appena due milioni di anni siamo la specie dominante il Pianeta, del quale con arroganza e miopia siamo diventati il più grande avente di trasformazioni geologiche , biologiche e climatiche. Ci siamo autonominati sapiens sapiens,speriamo di ricordarcelo e di ricordarlo ai nostri decisori politici.
Vedere e sentire le moto nei sentieri del Parco, in contrasto a quelle che sono le finalità e le norme di rispetto dell’ area protetta è una questione antica, invischiata di contrasti,e affrontata negli anni alla ricerca di un non facile equilibrio in grado di conciliare una sportiva alle norme di salvaguardia ambientale definite dal PNAT e dalla normativa sulle Zone di Protezione Speciale. con i proposti alle organizzazioni e che troppo spesso sfuggono di mano nella loro realizzazione
di Beppe Tanelli
Pprimo presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano