IL DUCA DI EDIMBURGO
Qualche giorno fa, la corte inglese ha annunciato che il marito della regina Elisabetta − dopo una vita impegnata a tagliare nastri e a stringere mani − a settembre andrà finalmente in pensione. E i giornali hanno ricordato alcune delle gaffe che lo hanno reso celebre. Di sé stesso il principe ha detto: «Notoriamente non sono mai stato reticente nell’esprimere la mia opinione su argomenti di cui non so assolutamente nulla».
Autoironico? Oppure un po' stordito?
La frase del duca di Edimburgo calza perfettamente anche al sindaco di Marciana Marina.
Però con qualche distinguo. Nessuno si attenderebbe che il Ciumei possa essere autoironico: si prende troppo sul serio.
Nemmeno si può dire che sia candidamente stordito. Al contrario, è arci-super-stra-furbo. Possiede quella furbizia primordiale, istintiva, che a Napoli chiamano «a cazzimma»: l’attitudine a trovare − sempre e comunque − il proprio tornaconto.
Tornaconto «politico», s'intende.
BLA BLA BLA
Come il principe Filippo, anche il sindaco pronuncia volentieri i suoi giudizi gravidi di saggezza su argomenti di cui non sa nulla.
Si veda il caso del «nuovo porto»: il sindaco ostenta come un fiore all'occhiello il progetto che ha vinto il «concorso di idee». Ne parla come di un toccasana miracoloso, su cui tutti dovrebbero trovarsi d'accordo.
Senza entrare nel merito dei risultati del concorso di idee (che mi lasciano sbigottito per la previsione del raddoppio del viale della Torre), occorre tenere ben presente che − in questo momento − sono chiacchiere vuote. Nella realtà, il discorso sul futuro del porto resta nebuloso esattamente come prima del concorso di idee, perché il nuovo progetto − che non è stato approvato né dal Consiglio comunale, né dalla Regione − è appunto una semplice «idea», usata dal sindaco come uno specchietto per le allodole alla vigilia delle elezioni.
In quanto «idea», è evanescente come un animale mitologico: un «ircocervo» o una sirena dal canto ammaliatore.
Infatti il nuovo progetto non è realizzabile, perché è difforme rispetto al Piano regolatore del porto, che resta l'unico strumento urbanistico con un valore giuridico vincolante. Quale sia il vero significato del Piano regolatore del porto è stato reso comprensibile a tutti i cittadini dal plastico esposto al pubblico l'estate scorsa.
Nella campagna elettorale il sindaco si riempie la bocca di discorsi arruffati, che servono soltanto a confondere la gente. Ma l'ircocervo uscito dal concorso di idee è giuridicamente privo di fondamento. Come norma urbanistica, proprio non esiste. Si tratta di «flatus vocis»: fiato della voce. Parole che si porta via il vento.
L'ARCHITETTO PIERO BARACCHI
Non è vero che il progetto emerso dal concorso di idee potrebbe fornire le linee guida per il progetto esecutivo del «nuovo porto». A norma di legge, le linee guida per il progetto esecutivo sono stabilite − in modo vincolante − nel Piano regolatore del porto, approvato dal Comune e dalla Regione: perciò il futuro progetto esecutivo dovrà rispettare tutte le disposizioni del piano regolatore.
Le disposizioni del piano regolatore sono tutte obbligatorie. Tutte: proprio tutte.
Non è vero che il sindaco (o il consiglio comunale) abbia il potere di decidere quali siano le disposizioni da rispettare e quali no, come di recente in un'assemblea pubblica ha tentato di dare ad intendere il sindaco, che è un esperto di urbanistica come io sono un esperto di geologia o di folclore tibetano.
Non è vero che le misure del piano regolatore stabiliscono le dimensioni «massime» delle future strutture portuali, e che perciò il progetto esecutivo potrebbe discostarsi anche sensibilmente dalle misure del piano regolatore.
Ho consultato professionisti seri che mi hanno confermato quanto aveva già scritto l'architetto Piero Baracchi (che è stato il progettista del piano particolareggiato del condominio del porto).
Ecco che cosa scriveva l'architetto Baracchi in una lettera rivolta al sindaco:
«E' assai curioso che Lei continui a far passare il progetto approvato come qualcosa di incerto e indefinito, mentre solo il progetto esecutivo potrà avere una connotazione fisica precisa... Dal volume delle carte prodotte da Suoi Collaboratori/Consulenti emerge invece un quadro di insieme molto circostanziato, preciso e vincolante, anche con misure vere e proprie...
Chi sarà chiamato a produrre il progetto esecutivo, avrà un ben ridotto spazio di manovra, meramente di finitura estetica.
Pertanto io penso che il Concorso di idee, di solito prassi assai lodevole, avrebbe avuto un senso, anni fa, prima di affidare alla squadra di Suoi Progettisti un siffatto Piano del Porto. Mentre, a questo punto, può permettere solamente a qualche giovane progettista di studiare qualche dettaglio, non certo di modificare un quadro di insieme stravolgente».
UNA QUESTIONE DI SICUREZZA
È facile intuire che la normativa dei Piani regolatori − approvata dalla Regione − è vincolante.
Quando i progettisti del piano regolatore stabiliscono che il pennello perpendicolare alla diga foranea attuale deve avere un'altezza di cinque metri, è evidente che essi sono convinti − secondo le loro competenze professionali − che la sicurezza delle imbarcazioni ormeggiate all'interno del porto è garantita da un muro di quell'altezza.
È ovvio che un muro composto di tetrapodi (e perciò, per la sua natura, un po' irregolare) potrà essere in più punti anche inferiore. Ma è da escludere che il muro possa essere molto più basso rispetto alle indicazioni del Piano regolatore. Tutti (escluso, evidentemente, il Ciumei) arrivano a comprendere che l'altezza del muro non può essere, per esempio, la metà di quella fissata nelle carte del Piano regolatore, perché il mare grosso scavalcherebbe il muro senza alcuna difficoltà: perciò non sarebbe più garantita la sicurezza delle imbarcazioni ormeggiate nel porto.
Non ha senso la tesi del sindaco che il Piano regolatore stabilisca l'altezza massima.
L'altezza della diga è strettamente collegata con la sicurezza del porto: non è un dato affidato alla fantasia degli amministratori. Per cambiare quel dato, occorrerebbe uno studio dei venti e del mare, che nel progetto di massima del concorso di idee non esiste.
Dopo aver difeso per anni il lavoro dei progettisti del Piano regolatore, il sindaco mostra una disinvoltura incredibile, buttando nel cestino i risultati dei loro studi (che sono costati 220.000 euro ai cittadini di Marciana Marina).
Ma lui non si occupa della sicurezza del porto: vuole proteggere sé stesso dalla mareggiata delle prossime elezioni.
È evidente che la risposta del sindaco non rispecchia la verità: ha soltanto lo scopo di tranquillizzare gli ascoltatori, a cui vengono ammannite chiacchiere inconsistenti e favole per bambini.
VERSO UN NAUFRAGIO CHE A LUI SEMBRA «MODERNITÀ»
Per annullare le norme che oggi sono in vigore, esiste una sola strada: far approvare dalla Regione una nuova variante al piano regolatore del porto. Ma il sindaco ha fatto capire che il piano già approvato non si tocca.
E così vagoliamo nel buio più assoluto, come la Costa Concordia nelle acque del Giglio. Se le elezioni per il terzo mandato di sindaco gli dovessero andare bene, non solo eviterebbe per altri cinque anni di andare a cercarsi un lavoro come tutti i comuni mortali, ma continuerebbe − imperturbabile − a guidare il paese verso gli scogli.
Verso un naufragio che a lui sembra «modernità».
Per salvare il paese dal naufragio, occorre che l'11 giugno tutte le persone di buona volontà comprendano che il terzo mandato a questo sindaco sarebbe la catastrofe. In ballo non ci sono questioni di appartenenza politica: in ballo c'è la sopravvivenza di questo paese.
OGNUNO HA LA FACCIA CHE HA, MA QUALCHE VOLTA SI ESAGERA
Nel settembre del 2015 il sindaco mi rivolse una serie di insulti, in cui − con sublime finezza − riusciva a stabilire un nesso tra i miei ragionamenti e il Guttalax.
Rispondendo a un mio articolo in cui contestavo il raddoppio del viale della torre, il sindaco mi accusò di essermi inventato un progetto inesistente perché nel vero progetto «non vi si leggono né vi si vedono rappresentati interventi di cementificazione delle spiagge». E mi sfidava a documentarmi sul sito del Comune.
Addirittura mi annunciava che mi avrebbe querelato per aver diffamato una delibera comunale: Ciumei stava creando dal nulla il reato di diffamazione di delibera (!), che nel codice non esiste.
Era una panzana spropositata. Forse un penoso tentativo di intimidirmi. O forse il frutto ridicolo della sua ignoranza del codice penale (e del principio costituzionale della libertà di pensiero).
Proprio nel sito del Comune trovai scritto che il progetto vuole «legare» (sic!) gli elementi dell'acqua e della terra con «piccolissimi belvedere».
Nel frattempo i «piccolissimi» belvedere sono cresciuti e sono diventati un raddoppio completo del viale. E per di più la nuova corsia (larga cinque metri) sarebbe costruita su palafitte.
Ma chi gli ha suggerito l'idea bislacca delle palafitte?
Una soletta su palafitte sarebbe un'alterazione grave dell'aspetto del paese: un obbrobrio del tutto inutile, che si aggiungerebbe agli stravolgimenti del nuovo porto.
Fra pochi giorni gli elettori sono chiamati a prendere una decisione che avrà conseguenze per i prossimi secoli: corriamo veramente il rischio che lo stravolgimento di questo paese divenga una realtà permanente.
Questo sindaco racconta tante panzane, ma può diventare veramente pericoloso.
Come diceva Totò, ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera.
Gian Piero Berti