In relazione al fenomeno che ha interessato la costa nord della toscana, sono stati raccolti da ARPAT, in collaborazione con le Capitanerie di Porto, nelle giornate tra venerdì 16 e lunedì 19 giugno, campioni del materiale spiaggiato nelle località Poveromo (MS), Forte dei Marmi (LU), S.Vincenzo (LI) Marciana Marina e Portoferraio (Isola d’Elba LI).
Per valutare più approfonditamente l’ampiezza del fenomeno, le Capitanerie di porto della Toscana, sotto il coordinamento della Direzione Marittima di Livorno, hanno dato corso a un’estesa operazione di monitoraggio, mediante pattugliamenti navali ed aerei. Tale intensa attività ha condotto all’individuazione di alcune chiazze di prodotto, lungo il versante settentrionale dell’Isola d’Elba e al largo della Riviera degli Etruschi. I militari della Guardia Costiera hanno prelevato alcuni campioni che hanno consegnato all’ARPAT e hanno attivato le procedure di bonifica a mare, con l’impiego di un mezzo specializzato in questo genere di operazioni. Il battello disinquinante “Marzocco” ha recuperato complessivamente circa 350 chilogrammi di sostanza.
Ulteriori contatti con ARPA Liguria hanno permesso di appurare che già nella giornata di giovedì 15, analogo fenomeno si era verificato nel comune di Finale Ligure (SV) con spiaggiamento di materiale similare.
Le determinazioni analitiche svolte con carattere di emergenza dal laboratorio ARPAT di Livorno sono state mirate, in un primo momento, all’individuazione della possibile natura della sostanza e alla valutazione della sua eventuale pericolosità ambientale e sanitaria.
Per l'identificazione dei materiali spiaggiati, data l'urgenza, il laboratorio ha effettuato uno screening di tipo qualitativo sottoponendo aliquote dei campioni prelevati ad una serie di accertamenti analitici in gascromatrografia di massa (GC/MS) con differenti tecnologie di rilevazione, comprendenti:
- Analisi in GC/MS per determinazione sostanze volatili, con esito negativo.
- Analisi in GC/MS su un estratto esanico, rilevando presenza di idrocarburi prevalentemente a catena lineare.
- Analisi in GC/FID, rilevando presenza di idrocarburi alifatici a catena lineare compresi tra C20 e oltre C40. Sono infatti presenti segnali attribuibili a Idrocarburi a catena lineare con numero di atomi di carbonio >40 (C43, C44).
- Analisi in GC/MS di un estratto derivante da transesterificazione con metanolo che ha confermato l’assenza di esteri metilici di acidi grassi.
- Il materiale presenta solubilità in Toluene e n-Esano, mentre risulta insolubile in solventi polari quali Acetone, Metanolo, DMF.
- Punto di fusione compreso tra 70 °C e 78 °C.
Sulla base di queste indagini preliminari si ipotizza che il materiale spiaggiato consista in una cera di natura idrocarburica (cera paraffinica o cera polietilenica).
Come confermato da letteratura scientifica questa tipologia di prodotto non presenta particolare pericolosità né ambientale né sanitaria.
Una ulteriore conferma della natura del materiale spiaggiato è stata ottenuta grazie all’analisi in ATR-FTIR eseguita dall'Università di Pisa Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale.
Gli accertamenti analitici sui campioni pervenuti continueranno nei prossimi giorni con ulteriori determinazioni volte al corretto smaltimento come rifiuto dei materiali raccolti.
Della vicenda è stata informato anche l’Istituto superiore per la protezione dell’ambiente (ISPRA).
Un fenomeno del genere si era già verificato sulle coste toscane e liguri già nel 2012 con spiaggiamento di materiale, in quel caso biancastro, identificato poi come paraffina. Nell’occasione, indagini svolte dai colleghi liguri accertarono che una imbarcazione aveva lavato con acqua di mare le cisterne che contenevano cera paraffinica provocando lo spiaggiamento di rilevanti quantità di sostanza.