Nella notte fra domenica e lunedì scorsi, mentre operavano al largo di Montecristo, i pescatori Roberto e Giuseppe Tagliareni del M/P Mimma si sono improvvisamente trovati a bordo un piccolo uccello nero, che, frastornato e in evidente stato di difficoltà, ha pensato bene di rifugiarsi in cabina. Un animale davvero curioso, e mai visto prima: piccolo come un Passero, con le zampette palmate e un sottile becco adunco sormontato da una strana escrescenza.
La sola decisone possibile era lasciarlo tranquillo nel rifugio che si era scelto: appena giunti al porto di Marina di Campo, hanno avvisato dell'inconsueta presenza Yuri Tiberto, titolare dell'Acquario dell'Elba, che resosi conto dell'eccezionalità dell'evento ha a sua volta contattato l'amico ornitologo Giorgio Paesani, come sempre disponibilissimo e vero punto di riferimento in tutti i casi di "salvataggio" di pennuti.
Rifocillato con acqua e cibo e posto in un luogo tranquillo e sicuro, il "tempestoso" uccellino, passata la notte, dava segni molto promettenti di ripresa che consentivano - sempre seguendo le direttive di Paesani - di tentare un immediato rilascio. Nella tarda mattinata, poco fuori il golfo di Campo, l'Uccello delle tempeste è stato delicatamente liberato in mare: pochi secondi... nemmeno il tempo di consentire la messa a fuoco per una ripresa video... ed è sfrecciato a pelo d'acqua, dirigendosi velocissimo verso il largo!
Un'avventura davvero inconsueta e soprattutto, terminata con un lietissimo fine, che ci auguriamo sia di buon auspicio anche per il vero evento naturalistico dell'anno: l'ormai quasi prossima schiusa delle uova di Tartaruga!
L’Uccello delle tempeste (Hydrobates pelagicus)
di Giorgio Paesani
E’ un piccolo procellariforme, parente strettissimo di berte e albatros ma dalle dimensioni veramente minime, paragonabili a quelle di un passeriforme. Il piumaggio è totalmente nero petrolio ad eccezione del groppone bianco e di una sfumatura bianca nel sottoala e nel sottocoda, talvolta è presente anche una sottile linea chiara sulla faccia superiore dell’ala.
In Italia è presente con un paio di migliaia di coppie, concentrate nelle isolette intorno a Sardegna e Sicilia. Nell’Arcipelago Toscano le segnalazioni sono scarsissime e la nidificazione non è mai stata accertata nonostante la recente cattura e inanellamento, a Pianosa, di una femmina con placca di incubazione. In totale le segnalazioni recenti si contano sulle dita di una mano!
E’ una specie pelagica, che passa la maggior parte del tempo in alto mare in cerca di cibo e tocca terra solo per nidificare, spesso in colonia, occupando buche e nicchie in grotte e anfratti nelle piccole isole, o su scogli isolati. Anche lui beneficia senza dubbio della derattizzazione delle isole minori e c’è da augurarsi che approfitti dell’assenza di roditori da Montecristo.
Tutt’altro che facile da osservare è spesso confuso con rondini o rondoni in migrazione sul mare. Il volo di trasferimento è infatti potente e deciso come quello di un migratore e alterna profondi e veloci battiti d’ala a brevi planate. In alimentazione, invece, vola con le zampe penzoloni a pelo d’acqua dove spesso si posa tenendo le ali sollevate, talvolta zampetta sull’acqua dove sembra “camminare”, poi si posa e cattura piccoli pesci o crostacei. In riposo galleggia sull’acqua alla stessa maniera delle berte.
Il suo nome deriva dal fatto che è difficilissimo osservarlo sotto costa tranne che nel caso di forti e prolungate tempeste. E’ davvero incredibile, infatti, come un uccello così piccolo riesca a sopravvivere in un ambiente apparentemente “ostile” come il mare aperto, bevendo acqua salata (ed espellendo il sale in eccesso da due tubicini posti sulla parte superiore del becco), affrontando onde enormi e venti formidabili. Fatto sta che ne esistono molte specie, tutte piuttosto simili tra loro, che “solcano” letteralmente i sette mari in qualsiasi angolo del pianeta, segno evidente che la loro struttura e la loro biologia sono assolutamente vincenti.
Il soggetto catturato al largo di Montecristo e successivamente rilasciato probabilmente ha solo “sbattuto” su qualche superficie dell’imbarcazione dove poi è stato soccorso. Molte altre volte, invece, questi autentici “fantasmi del mare” restano vittime dell’inquinamento e anche se vengono soccorsi, purtroppo non resta molto da fare.
Data la rarità e l’importanza, anche come indice della qualità del nostro mare, ogni segnalazione è molto interessante e bene accetta!