Il 17 agosto, la conta delle tartarughine del nido scavato il 20 giugno da “Federica”, il grosso esemplare di tartaruga marina Carretta caretta che ha scelto l’affollatissima e nordica spiaggia di Marina di Campo per depositare le sue preziose uova, si era fermato a quota 97, per il disappunto di ricercatori, volontari organizzati da Legambiente Arcipelago Toscano e lo staff dei bagni da Sergio che aveva realizzato l protezione del nido e la pista per favorire l’entrata in mare protetta delle tartarughe, che speravano di arrivare 100 tartarughine nate.
La notte del 19 agosto alle, intorno alle 21,00. Cecilia Mancuso dell’Arpat, Giuliana Terracciano, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana (IZSLT) e Matteo Baini dell’università di Siena, assistiti dai volontari di Legambiente, Acquario dell’Elba e dallo staff di bagni da Sergio, hanno dato il via alla delicata apertura del nido, circondati da un pubblico crescente.
Alla luce delle torce sono cominciate ad apparire i primi gusci delle uova schiuse e poi una grande sorpresa: dalla sabbia ha fatto capolino una tartarughina viva, poi altre 2, la cui uscita dalla sabbia è stata facilitata estraendo i gusci delle uova schiuse intorno a loro. Questi piccoli, a differenza dei precedenti 97, sono stati pesati e misurati, poi si è lasciato che raggiungessero il mare strisciando sulla sabbia con le loro piccole pinne.
Ma non era finita: più in profondità è spuntata un’altra tartarughina viva e vitale che, dopo le operazioni di peso e misurazione – intorno ai 6 – 6,5 cm e ai 15 -17 g come le altre - ha raggiunto il mare. Grande soddisfazione perché si era superata la fatidica quota 100 di uova schiuse: 97 + 4 uguale 101.
Ma, arrivati al fondo del nido, la conta delle uova ha dato un altro risultato sorprendente: in realtà le uova schiuse erano 103 e due tartarughine – probabilmente nella concitazione del secondo giorno di schiusa, quando è stato necessario recuperare alcuni esemplari attratti dalle luci del porto di Marina di Campo – sono evidentemente sfuggite alla prima conta di quello che è stato definito il sito di deposizione di tartarughe marine più sorvegliato e monitorato del mondo.
Nel nido di Federica c’erano anche 12 uova non schiuse e una con un embrione non nato, portando il totale delle uova deposte a 116, un vero e proprio record per i nidi di Caretta caretta in Italia nell’estate 2017 e un record assoluto per la Toscana, dove al massimo nelle due precedenti deposizioni conosciute si era arrivati a 70 uova.
Mancuso, Terracciano e Baini hanno sottolineato l’importanza scientifica del nido di Marina di Campo e spiegato che l’esame dei gusci servirà all’università di Siena a capire se hanno accumulato inquinanti e all’ IZSLT se le tartarughine hanno una qualche malattia o sono state attaccate da virus, mentre le uova non schiuse e soprattutto l’embrione e un esemplare ritrovato morto dopo essere stato predato da un pesce o da un uccello marino, serviranno a determinare altri importanti dati genetici, compreso se mamma Federica si una tartaruga già nota alla scienza e dove eventualmente abbia nidificato in precedenza o sia rimasta impigliata in qualche rete o soccorsa in mare per altri motivi.
Alla fine un altro brindisi che ha segnato la fine di una magnifica avventura scientifica e di volontariato e la dottoressa Mancusi ha voluto ringraziare il guardiano Federico che ha scoperto la tartaruga in nidificazione, lo staff dei bagni da Sergio per il loro impegno e dedizione che hanno permesso il successo dell’operazione, Legambiente Arcipelago Toscano e i volontari delle altre associazioni che ha organizzato che hanno garantito 60 giorni di sorveglianza continua del nido e che, durante i pattugliamenti della spiaggia, sono stati testimoni del ritorno di Federica il 5 luglio, per tentare un’altra nidificazione purtroppo fallita, ma che ha confermato anche agli scettici che la deposizione del 20 giugno era avvenuta davvero.
La Mancuso ha detto: «Siamo stati testimoni di un evento eccezionale che è stato gestito benissimo. Una nidificazione straordinaria, anche per numero di uova e perché non abbiamo trovato esemplari morti, ma che ha rispettato tutti i parametri della tempistica della schiusa e della profondità del nido: poco più di 50 cm».
Isa Tonso, che ha coordinato i volontari per conto di Legambiente Arcipelago Toscano, conclude: «Vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno voluto partecipare quotidianamente a questa magnifica avventura dedicandole un pezzo di tempo strappato al lavoro, alla vacanza e al sonno. Ringraziamo anche Sergio Ventrella dell’Osservatorio per la biodiversità della Regione Toscana per la sua costante presenza nel periodo della schiusa, il Parco Nazionale per il contributo dato e per aver consentito di riprendere in diretta con le telecamere installate questo evento, tutte le associazioni che hanno partecipato – animalisti, scout, Racchetta, Tartamare, Centro Cetacei e molti altri – Capitaneria di Porto e Carabinieri Forestali, Sindaco e Comune di Campo nell’Elba e soprattutto Riccardo e i suoi magnifici bagnini senza i quali questi grande successo non sarebbe stato possibile. Ora bisognerà attrezzarsi, anche con corsi di riconoscimento delle tracce e di gestione dei nidi, perché Federica è probabilmente la pioniera dell’avanguardia delle tartarughe marine spinte verso nord dal riscaldamento globale. Il nostro unico obiettivo era quello di far nascere le tartarughine, pensavamo fossero al massimo una quarantina e sono 103. Madre Natura non poteva fare regalo più bello a Marina di Campo e a tutta l’Elba e soprattutto alle centinaia di turisti e campesi che sono staii testimoni di questo piccolo miracolo».
La grande e prolifica tartaruga di Marina di Campo ha probabilmente fatto su qualche spiaggia la seconda deposizione che era fallita il 5 luglio, per questo Legambiente Arcipelago Toscano invita tutti a segnalare un’eventuale schiusa su un’altra spiaggia ed eventuali presenze di piccoli di tartarughe alla Capitaneria di Porto, al Parco Nazionale o a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e, soprattutto a non toccare assolutamente i piccoli ma favorirne l’eventuale ingresso in mare evitando loro qualsiasi rischio e intralcio.