Se vai su Google e cerchi 'Frantoi Isola Elba', al terzo posto - dopo Elbataste e il PNAT che promuovono l'extrarvergine indigeno - si apre un elenco di frantoi di Campiglia Marittima, Suvereto, Piombino e San Vincenzo: niente all'Elba.
E in effetti, fino ad oggi almeno, è così. La produzione elbana delle 120-130 mila piante di Leccino (da raccogliere prima), Frantoio, Pendolino e Moraiolo dovrà aspettare che riapra il frantoio del Consorzio Agrario di Portoferraio (ci dicono al telefono intorno al 25 di ottobre) alle prese con la burocrazia dopo la ripresa 'in house' della gestione dell'impianto, o rivolgersi a quei pochi impianti privati, però più riferimento di utenze domestiche che delle Aziende produttrici, consorziate o meno.
E infatti, qualche Azienda importante si è già sobbarcata il viaggio (e i costi) della spremitura oltre canale e l'Associazione Olivicoltori isola d'Elba corre ai ripari convocando nei prossimi giorni una riunione di tutti i soci per valutare insieme a quali strutture esterne rivolgersi.
Certo che una produzione di grande qualità stimata attorno ai 1.300 quintali, con un giro d'affari quindi ben superiore al milione di euro, avrebbe le dimensioni strutturali per spingere tutti i protagonisti, istituzionali e privati, ad uno sforzo congiunto per dotare dei macchinari necessari lo spazio, destinato a frantoio e spaccio delle produzioni elbane, realizzato ormai dieci anni fa dalla Comunità Montana/Unione dei Comuni alle Antiche Saline.
CR