L’area è quella della Crocetta, nel Comune di Porto Azzurro, quasi ai confini con i Comuni di Portoferraio e Capoliveri (che ha presentato come Legambiente osservazioni in Regione Toscana), e in linea d’aria non molto distante da Pontecchio, dove a fine anni ’90 Legambiente e Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano riuscirono a impedire – con motivazioni paesaggistiche, ambientali ed economiche - che venisse realizzato un mega-albergo da 400 posti letto, si vuole ampliare la miniera Eurit attraverso la tecnica che negli Usa viene chiamata Mountaintop removal mining (Mtr) o mountaintop mining (Mtm). Si tratta della continuazione di un modello estrattivista superato e che consiste nella sottrazione sistematica di ricchezza – in questo caso paesaggio e ambiente . con il conseguente trasferimento dell’utilizzo di un territorio da chi ci vive a chi lo sfrutta e lo escava.
E’ un progetto frutto di una variante al Regolamento Urbanistico ed al Piano Strutturale del Comune di Porto Azzurro il cui iter si è contraddistinto per opacità, senza nessun confronto pubblico e senza avviare le forme di informazione e partecipazione previste dalla normativa regionale vigente, tanto che perfino i confinanti con l’eventuale area dell’espansione della miniera dichiarano di non esserne stati informati.
Nel 1994 un decreto del Distretto Minerario di Firenze aveva portato la superficie della concessione mineraria “La Crocetta” 36 a 66 ettari e nel 2011 la concessione era stata rinnovata. Nel 2013 veniva presentato nuovo progetto di coltivazione che prevedeva l'apertura di nuovi cantieri di scavo e interventi di recupero ambientale, lavori che avrebbero dovuto durare 20 anni divisi in 4 fasi per estrarre circa 1.041.000 m3 di roccia per 919.000 m3 di minerale utile. Nella prima fase, che doveva terminare nel gennaio 2017, si prevedeva di estrarre 222.800 m3 di minerale. Eppure, dopo solo 5 anni, l’Eurit, lamentando la scarsa qualità del caolino estratto, ha chiesto una variante per ampliare la miniera in un’area adiacente per ulteriori 5,5 ettari e nel marzo di quest’anno, poco prima delle elezioni comunali, il Consiglio Comunale di Porto Azzurro ha approvato l’avvio del procedimento della variante per l’ampliamento della miniera “la Crocetta”.
Questo nonostante il fatto che un simile ampliamento avrebbe un enorme impatto paesaggistico e ambientale, intervenendo su un crinale – invariante secondo gli strumenti urbanistici e il Pit con valenza di Piano paesaggistico della Regione Toscana - e su un’area dove sono presenti specie protette dalla direttiva habitat, con boschi misti di lecci, macchia mediterranea e specie di grande valore come le sughere (Quercus suber).
Come dimostrano le ricostruzioni realizzate dai cittadini che hanno presentato le osservazioni, il mountaintop mining previsto alla Crocetta avrebbe un insostenibile impatto paesaggistico che sarebbe difficilmente risarcibile con successive opere di ripristino, visto che è impossibile che si ripristini il profilo di una collina sbancata. Inoltre, le attività minerarie all’aperto avrebbero sicuramente importanti ricadute negative – anche a causa delle polveri - sia sull’ambiente che sul reticolo idrogeologico, le risorse idriche e le attività economiche e le proprietà circostanti.
Nelle osservazioni presentate dagli abitanti dell’area si denuncia la presenza di discariche illegali di rifiuti composte da resti di lavoro edili e da altre tipologie di rifiuti la cui esistenza e diffusione andrebbe indagata prima di procedere a qualsiasi autorizzazione.
Non si capisce come, di fronte a invarianti accertate e a impatti ambientali e paesaggistici certi, si sia potuto dare i primi via libera a questo obsoleto e superato progetto ventennale di Mountaintop removal mining che appare in contraddizione sia con la necessaria tutela dei valori paesaggistici e ambientali che con l’economia turistica e agricola dell’area. Un ampliamento che appare in netta contraddizione con quanto previsto dalla Scheda di Ambito 16 - Colline Metallifere ed Elba del Piano paesaggistico – PIT della Regione Toscana che prevede di tutelare l’alto valore del paesaggio costiero dell’Isola d’Elba (…) “costituito da peculiari caratteri geomorfologici delle coste rocciose, da un complesso ecomosaico di interesse conservazionistico e da un significativo patrimonio insediativo di valore storico e identitario e di preservare”. Inoltre l’ampliamento della miniera è limitrofo alla Zona speciale di conservazione (Zsc . Direttiva habitat) e Zona di protezione speciale (Zps – Direttiva Uccelli) “Elba Orientale” – abbattendo specie tutelate e distruggendo gli habitat di altre - e la sua realizzazione avrebbe chiari impatti negativi sulla vicina Piana di Mola e quindi sulla Zona umida di Mola che fa parte del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano. A questo va aggiunto l’aumento del rumore – esplosioni comprese – e le polveri e il traffico che disturberebbero habitat e fauna anche ben oltre l’area di escavo e le sue vicinanze.
Ma è soprattutto l’impatto paesaggistico ad essere insostenibile e in netta violazione con il Pit - Piano Paesaggistico della Regione Toscana e con gli stessi strumenti urbanistici del Comune di Porto Azzurro, dato che la prevista mountaintop mining comporta la rimozione del crinale da Cima Grande verso sud e l’escavo del versante orientale, rendendo visibile il grande sbancamento sia dalla piana di Mola che da Capoliveri e Porto Azzurro. Impatti che le ipotesi di ripristino già proposte dall’azienda non potrebbero risarcire e non si riesce a capire come di fronte a un simile intervento sia possibile che il Comune di Porto Azzurro abbia potuto esprimere «parere favorevole purché l’intervento, con opere di rinverdimento con alberature e vegetazione autoctona, conservi quanto più possibile il quadro paesaggistico naturale della zona», visto che quel quadro paesaggistico naturale – habitat compresi – verrebbe rimosso e/o irrimediabilmente compromesso.
Per questo Legambiente Arcipelago Toscano chiede alla Regione Toscana di valutare attentamente l’insostenibile impatto ambientale, paesaggistico ed economico dell’ampliamento minerario e di negare l’autorizzazione all’escavazione all’aperto.