Il gestore idrico integrato dell’Elba, come riportato su Elba Notizie del 10/04/2017, ha indetto per quella data una conferenza stampa per comunicare agli Elbani che la stagione turistica 2017 avrebbe dovuto fronteggiare una grave crisi idrica. In conseguenza di ciò, veniva da ASA detto che (sic!) “i comuni non devono più rilasciare concessioni edilizie per interventi che comportano nuova domanda di risorsa idropotabile e, inoltre, che l’incremento turistico dell’Elba dev’essere coordinato con lo sviluppo della rete idrica“, cioè dev’essere fortemente disincoraggiato e diminuito.
In definitiva ASA, nella sua veste di gestore idrico, mentre dice candidamente che abbiamo poca acqua, dice anche e soprattutto come dobbiamo amministrare l’urbanistica, come orientare e programmare la stagione turistica 2017, cioè con il minor numero possibile di turisti.
Le sofferte criticità idriche estive sono state il vero biglietto da visita di un gestore idrico che non è riuscito affatto nell’adempiere ai propri fini gestionali. Nei suoi ormai 16 anni di gestione idrica dell’Elba, ASA avrebbe dovuto adempiere appieno al proprio compito istituzionale di rendere l’isola autonoma dal punto di vista idropotabile con palpabili concreti risultati, avrebbe dovuto compiere atti tecnico-tattici tesi ad aggiungere nuove sostanziali risorse idriche a quelle ereditate al suo ingresso gestionale nel 2002, ma nulla di ciò si è visto né toccato con mano per essere l’Elba ancora oggi, nel 2017, in presenza di gravi criticità idrico-estive, di prolungati razionamenti idrici creanti costernazione negli stanziali e nei turisti che la frequentano, a far pressoché nulla in termini di nuove aggiuntive risorse a quelle già disponibili. Quanto di illogico attuato dal Gestore (dalla incongrua gestione dei campi pozzi; all’ esito fallimentare del cosiddetto invaso collinare del Condotto a Portoferraio; al tentativo abortito di impiantare un dissalatore in quel di Marciana Marina), testimonia oggettivamente le proprie negative performances nella governance idrica.
ASA è irriducibilmente portata ad eccellere nel produrre megaprogetti illogici quanto destituiti di accettabile substrato tecnico-scientifico (si pensi al cosiddetto invaso collinare del Condotto che ne è un palese incontrovertibile esempio) non volendo capire che, con razionali e mirati passi verso la ricerca dell’acqua sull’Elba in unione ad indifferibili interventi tesi ad abbattere le ingenti perdite d’acqua della rete distributiva, già da tempo avrebbe risolto tanti di quei piccoli-grandi problemi ad oggi negativamente persistenti sulla nostra realtà socio-economica per carenza d’acqua.
Il dissalatore di Mola è divenuto ormai per ASA un “must” cui non poter rinunciare le cui motivazioni sono per noi di inafferrabile comprensione. Di questo passo, ci ritroveremo senz’acqua, senza scorte idriche anche per l’estate 2018, e quindi con i razionamenti, in assenza di una valida guida nella gestione idrica che imporrà alla Comunità Elbana serie riflessioni sul da farsi sul piano dell’approvvigionamento idrico.
- (A) Il dissalatore di Mola è quanto di più incongruo si potesse concepire rispetto all’ambiente su cui viene allocato per essere esso classificato “zona umida di elevato interesse ambientale”. Il dissalatore proposto avrebbe quantomeno e comunque dovuto essere preceduto da un’approfondita e seria consulenza tecnico-scientifica articolata in differenziate branche specialistiche quali la geologia-idrogeologia, l biologia marina, l’agronomia, la chimica industriale, la pedologia, l’ingegneria meteo-marina, l’ittiologia.
Ma la Giunta Regionale Toscana ha approvato in data 12/04/2017 un Decreto di non assoggettabilità a procedura di VIA il progetto del dissalatore di Mola baipassando in tal modo ogni vincolo sovraimposto cui si sarebbe perentoriamente dovuto attenere (normative nazionali ed europee). Ma chi ha fallito al Condotto può essere credibile e rassicurarci nel proporre un impianto industriale quale è il dissalatore di Mola?
Anche al Lido, come ovunque, l’acqua marina contiene sali disciolti di differente natura la cui quantità varia a secondo della stagione e dell’attività antropica circostante, potendosi però sostenere sin d’ora che mediamente i parametri chimico-fisici dell’acqua di mare di oggi verranno certamente modificati in negativo dall’azione del dissalatore.
Il dissalatore modificherà nel tempo anche le varietà ittiche oggi esistenti a causa anche della salamoia immessa in mare in ingenti tonnellate. L’analisi dell’acqua di mare nel punto di presa e di scarico della salamoia del dissalatore darà risultati molto diversi fra l’oggi ed il domani, la rimineralizzazione dell’acqua permeata avverrà sul livello freatico locale con indubbie possibilità di ingresso di cuneo marino irreversibile nelle attuali falde della Piana di Mola.
Chi ha già fallito al Condotto può essere credibile nel proporre il megaprogetto industriale di dissalazione a Mola ? Ma “cui prodest” il dissalatore di Mola?
Il processo di desalinizzazione richiede l’uso di sostanze chimiche di sintesi per purificare l’acqua (sodio, cloro, piombo, acido solforico, manganese). La desalinizzazione produce quantità di gas-serra come sottoprodotto della lavorazione di acque marine. Queste sostanze finiscono poi col divenire rifiuti provenienti dal processo di desalinizzazione e sono in concentrazioni alquanto elevate non certo salubri. La vita marina comunque e non da poco sarà alterata.
L’assurdo incommensurabile è che il dissalatore , se dovesse essere realizzato, risolverà la propria azione solo nell’indurre gravi ed irreversibili pericoli all’ecosistema locale senza peraltro avere contribuito in nessun modo ad ottenere l’agognata autonomia idrica 360 giorni/360 e quindi neanche al superamento delle criticità idrico-estive (luglierin-agostane) ed ai conseguenti inauditi razionamenti idrici.
Abbiamo contestato l’invaso del Condotto:
(a) avevamo, ed abbiamo avuto a malincuore piena totale ragione, senza alcuna pubblica scusa da chi ne ha generato il fallimento spendendo vanamente milioni di euro di danaro pubblico;
(b) avremo a malincuore ragione anche col dissalatore di Mola, se mai venisse realizzato.
C’è chi mostra interesse spasmodico per il dissalatore non adducendo seri ed argomentati motivi che divengono di conseguente inafferrabile interpretazione, che preoccupa. Ignoranza tecnico-scientifica, assuefazione al “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare”, cioè assuefazione ai diktat di chi è al comando del potere e che non ammette alcuna posizione contraddittoria, sottomissione a volontà esterne ed estranee agli interessi elbani, interessi di parte politica di bassa lega, hanno indotto troppi paraculi ad un assordante silenzio che spiega perché l’Elba non evolve come vorremmo.
Valutazione Ambientale ex-ante, Valutazione di Incidenza, Valutzaione di impatto Ambientale, Valutazione Ambientale Strategica, nulla di tutto ciò che poteva garantirci dal punto di vista dell’impatto ambientale ed igienico-sanitario è stato fatto, si sono voluti ostinatamente ed arrogantemente sorvolare e baipassare tutti i vincoli imprescindibili per un impianto industriale del tipo del dissalatore.
La miopia idrico-gestionale ha impedito di attuare le mosse tecnico-tattiche per il fine strategico da perseguire che era di rendere l’Elba autonoma dal punto di vista idropotabile e dunque l’incidenza sul complessivo deficit idrico non potrà che essere del tutto marginale ed insignificante anche in presenza di uno o due dissalatori.
- (B) Almeno dal 2006 in poi, il cosiddetto invaso collinare del Condotto di Portoferraio è sempre stato definito un bacino idrico alimentato da acque meteoriche provenienti da un bacino idrogeologico di circa 7 ettari e che le sue acque avrebbero supplito in via definitiva alle note insopportabili criticità idrico-estive di Portoferraio e del resto dell’Elba.
E’ bene precisare subito che la realizzazione di un bacino idrico artificiale si riscontra sempre in territori di montagna o alto-collinari dove sussistono le condizioni naturali di reperibilità idrica in termini di portata idrometrica totale e di continuità della stessa. Tali ambiti devono essere caratterizzati da condizioni geomorfologiche che consentano la realizzazione di uno sbarramento e del relativo bacino artificiale, condizioni nella generalità dei casi individuabili in valli fluviali ampie e/o lunghe e terminanti con una stretta morfologica. Un invaso interessa dunque un ambito territoriale a cui sia associata un’elevata qualità ambientale per cui le acque che vi si immettano siano di elevato valore stante la sua remota collocazione in condizioni di bassa o del tutto assente pressione antropica ed ancor più di assenza di pressione industriale e/o similare. Si è andati a realizzare un invaso collinare (è improprio chiamarlo invaso, è solo un banale deposito d’acqua costato milioni di euro di danaro pubblico, danaro mal speso dai risultati idrici di nessuna valenza in rapporto al deficit idrico dell’Elba, particolarmente nell’estate, di cui ad oggi nessuno è stato chiamato a rispondere). Si è andati a fare un invaso in una ex-cava dismessa da oltre un decennio in cui non vi era né vi è alcuna valle fluviale di qualche significatività idrica né dove poteva essere sbarrato un fiume o un fosso di notevole portata, in quanto inesistente, con ristretto bacino imbrifero, con conformazione morfologica stretta a monte e molto larga a valle dove doveva essere incassata la diga di sbarramento. Si era dunque in una situazione complessiva del tutto contrastante con i parametri tecnico-idrologico-idraulici di riferimento universalmente riconosciuti che devono presiedere alla realizzazione di un qualunque anche modesto bacino idrico artificiale.
Nel caso poi dei piccoli invasi, la necessità di contenere i costi entro limiti i più ristretti possibili affinché l’opera risulti conveniente, la selezione delle aree operata in via preliminare per la ricerca del luogo adatto porta solitamente già ad escludere quelle soluzioni che presentino serie perplessità di fondo o evidenti carenze geologiche oltreché idrografico-idrologiche, oltre che ambientali, com’era il caso della ex-cava del Condotto.
Prima di partire col progetto del cosiddetto invaso del Condotto esistevano oggettivi motivi di particolare attenzione che avrebbero dovuti essere rigorosamente valutati prima di dargli il via, ma evidentemente da parte del Gestore non c’era tempo da dedicare e destinare a simili importanti valutazioni tecnico-geologico-ambientali di preliminare estrema rilevanza in rapporto a quanto di assurdo si andava realizzando.
- (C) Ci ha incuriosito leggere il Bilancio Socio Ambientale 2016 di ASA SpA. Da esso emerge che il centro nevralgico del Piano è caratterizzato dall’attenzione e dal rispetto verso la salvaguardia dell’ambiente. Dovrebbe trattarsi di uno strumento teso alla trasparenza ed alla lealtà di ASA verso l’utenza. Questo mi ha indotto a leggere con scrupolo la “carta del servizio idrico integrato: principi e standard “allegata al Bilancio. La carta si articola in 7 paragrafi di rilevante interesse; di essi mi ha incuriosito molto la lettura dei paragrafi 2-6-7 dal titolo “continuità (2), efficacia ed efficienza (6), sicurezza e rispetto dell’ambiente (7).
Il paragrafo (2) recita: “viene garantito l’impegno ad erogare un servizio continuo regolare e senza interruzioni”.
Il paragrafo (6) recita : “l’Azienda, in qualità di Gestore, persegue l’obiettivo del progressivo e continuo miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza del servizio, adottando le soluzioni tecnologiche, organizzative e procedurali più funzionali allo scopo“.
Il paragrafo (7) recita sic!: “L’uso della risorsa idrica deve rispettare la Direttiva 2000/60/CE e deve essere effettuato nel rispetto della sicurezza ambientale e della tutela della salute umana. Questo implica per il Gestore l’impegno costante di sviluppare gli studi idrogeologici per la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento “Orbene, nessuno dei contenuti dei succitati paragrafi della “Carta del servizio idrico integrato : principi e standard” è stato ad oggi adempiuto dal Gestore idrico dell’Elba. Infatti:
( 1 ) La mancata continuità e regolarità del servizio idrico ha comportato in pieno agosto 2017, come nelle estati precedenti senza soluzione di continuità temporale, reiterate interruzioni del servizio con prolungati insopportabili razionamenti nell’erogazione dell’acqua e gravi ricadute negative sul piano socio-economico.
( 2 ) Per il miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza del servizio idrico elbano. Il Gestore ASA ha adottato soluzioni tecnologiche e procedurali fuori da ogni serio ed oggettivo substrato tecnico-scientifico e normativo dal momento in cui ì: (a) per aggiungere risorse idriche a quelle già in essere per l’Elba tese all’ottenimento della propria reale autonomia idrica ha impiegato milioni di euro in modo fallimentare nell’assurdo progetto del cosiddetto invaso collinare del Condotto, essendo nulla più di una squallida pozzanghera d’acqua di ignota qualità e provenienza; (b) per il dissalatore di Mola, ha baipassato ogni procedura normativa nazionale ed europea che obbligavano perentoriamente a che, prima di passare al progetto esecutivo del dissalatore, si doveva fare prima una VIA specifica dettagliata del lugo e dell’ambiente in cui si intendeva allocarlo.
( 3 ) Il Gestore ASA avrebbe dovuto sviluppare costantemente gli “Studi Idrogeologici” per la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento. ASA non ha mai adempiuto a questo basilare principio di ricerca delle potenziali riserve idriche sotterranee dell’Elba che avrebbero reso realmente possibile in questi 16 anni di gestione ASA di ottenere l’agognata autonomia idrica.
Luciano Campitelli