Uno dei nuovi pannelli della rete sentieristica elbana riporta, certo per errore, una curiosa intitolazione della piccola chiesa medievale di San Bartolomeo, in stile romanico pisano e posta a più di 400 metri di altitudine sul crinale tra Chiessi e Pomonte.
L'apostolo Bartolomeo (in aramaico Bar Talmaj) è divenuto confidenzialmente «Bartolo», senza quel «meo» che fa la differenza. Errare è umano, si sa bene; ma almeno, prima della stampa del cartello, sarebbe stato meglio sincerarsi dell'esatto contenuto del medesimo.
Non si tratta di una cosa da nulla; basti pensare ai molti escursionisti che - leggendo ufficialmente «Chiesa romanica di San Bartolo» - in buona fede saranno «complici» inconsapevoli di un vistosissimo elemento di «disorientamento culturale» da tramandare sui social network o, quantomeno, nei cassetti della loro memoria.
Silvestre Ferruzzi
Insigne Professor Silvestre
Ci permettiamo di partecipare all'encomiabile suo sforzo "Alla Ricerca del Meo Perduto", suggerendole una chiave di lettura dell'improvvido troncamento di che trattasi, alternativa rispetto a quella del semplice strafalcione.
Come lei ben sa nella terra delle sue origini (che poi anche nostre sono) per lunghi tempi si è usata l'allocuzione: "Lungo come la camicia di Meo" per stigmatizzare ad esempio un discorso che non trova fine (più modernamente "pippettone") o anche vicenda (vel impresa) abnormemente e penosamente protraentesi nei tempi.
Orbene, può essere che si sia deciso di trasformare l'originale nome del Santo in quello più "smart" di Bartolo, per non indurre il podalico viandante a pensare ad una troppo lunga distanza dal romanico tempio da raggiungere, rischiando che egli sia preso da scoramento.
Restando sui "Meo" e sui modi di dire, non pare invece correlabile all'apocope indicatoria, il ferajese "Meo, la gatta affoga!" di oscura interpretazione quanto di popolare utilizzo, che riportiamo per puro dovere di cronaca.