L’isola del tesoro raccontata da Dumas, si rivela ancora una volta come un preziosissimo scrigno, contenente piccoli ma importantissimi gioielli.
E’ solo di alcuni giorni fa, la pubblicazione su una nota rivista scientifica specializzata (Zootaxa), di un articolo dove i tre autori (Filippo Di Giovanni e Pier Luigi Scaramozzino del Dipartimento di Scienze Agrarie (DISAAA) dell’Università di Pisa ed Erich Diller del ZSM di Monaco) descrivono per la prima volta una piccola “vespina”, catturata sull’Isola di Montecristo. L’unico esemplare fino ad ora conosciuto è una femmina attualmente conservata presso lo “Zoologische Staatssammlung Museum” di Monaco di Baviera (foto).
Il suo nome scientifico è “Misetus strumiai” ed è stata dedicata al Prof. Franco Strumia, Professore emerito dell’Università di Pisa, come riconoscenza al suo impegno nella ricerca entomologica in Toscana.
Si tratta di una nuova specie appartenente agli Ichneumonidae, un’affollata famiglia di Imenotteri con una biologia così particolare da aver attratto anche la proverbiale attenzione e curiosità di Charles Darwin che, in una lettera scritta nel maggio del 1860 al suo amico botanico statunitense Asa Gray, descriveva questi eleganti parassitoidi con le seguenti parole: “Non riesco a persuadermi che un Dio benefico e onnipotente abbia volutamente creato gli icneumonidi con l'espressa intenzione che essi si nutrano entro il corpo vivente dei bruchi”.
Infatti, una delle principali caratteristiche di queste “vespine”, risiede proprio nel fatto che le femmine depongono le loro uova all’interno del corpo delle larve di altri insetti. Da queste uova, nasceranno a loro volta delle larve che trascorreranno la prima parte della loro esistenza all’interno del corpo dell’ospite e quest’ultimo, troverà poi la morte nel momento in cui le nostre “vespine” subiranno la definitiva trasformazione in adulto ed usciranno dal povero malcapitato!
Quello che mi ha spinto a scrivere questo breve articolo, è il cruccio che, nella maggior parte dei casi, queste notizie sono destinate a circolare solo all’interno della stretta cerchia degli “addetti ai lavori”, senza essere poi sufficientemente diffuse al resto della popolazione, e pensare che ogni anno, in Italia, vengono scoperte centinaia di nuove specie animali e nella maggior parte dei casi si tratta proprio di insetti.
Molti dei lettori, ne sono certo, ora potrebbero affermare: “ma cosa ce ne importa a noi se hanno scoperto una minuscola “vespina” sull’Isola di Montecristo”. Tutto ciò è lecito da pensare, ma immaginate per un attimo se il titolo fosse stato questo: “scoperta una nuova specie di balena nel Mar Tirreno”. Tutti i giornali e tutte le maggiori testate on-line, avrebbero ripreso la notizia. Forse è solo una questione di dimensioni? Non lo so, ma sono certo che dal punto di vista biologico, la “balena” e la “vespina”… pari sono!
Vorrei concludere questa breve nota, ponendo l’accento su una parola che sta entrando prepotentemente a far parte della discussione collettiva, il termine “Biodiversità”. Dentro a questa inflazionata ed abusata parola, è racchiusa l’importanza della scoperta di cui vi ho appena raccontato, infatti, questa nuova specie, va ad aggiungersi alle altre migliaia che compongono la biodiversità specifica delle nostre meravigliose isole dell’Arcipelago Toscano, che, grazie al loro isolamento ed alle loro peculiari caratteristiche climatiche e territoriali, costituiscono uno scrigno che contiene e protegge i suoi piccoli e preziosi gioielli. E’ proprio la protezione e la difesa della biodiversità, la sfida che abbiamo di fronte nei prossimi decenni, ma per proteggere e difendere in maniera efficiente, dobbiamo “conoscere”.
Se infatti non riusciamo ad avere sufficiente contezza del nostro patrimonio di biodiversità, non possiamo sapere che cosa proteggere, ecco quindi che la recente scoperta della “Vespina di Montecristo” assume una grande importanza, in quanto ora, grazie a Filippo Di Giovanni ed agli altri autori, abbiamo un altro raro e prezioso gioiello da difendere e proteggere e di cui possiamo vantarci.
Leonardo Forbicioni