Gent.mo Presidente Sammuri,
rispondiamo alla sua nota che prende spunto da un precedente comunicato della Fondazione Isola d’Elba sull’eradicazione di pernici e fagiani a Pianosa.
Crediamo che sia giusto ringraziarla per il tentativo di chiarimento e soprattutto per la sua disponibilità ad un incontro pubblico. Siamo certi che in quella sede risponderà anche alle perplessità che ci permettiamo di anticiparle adesso a mezzo stampa.
Purtroppo abbiamo assistito molte volte, anche in altri luoghi, all’attuazione di progetti che pur avendo le necessarie autorizzazioni dagli enti preposti in tema ambientale, si sono rivelati sbagliati e dannosi. Detto questo lei ha certamente ragione quando sostiene che le specie aliene invasive possono apportare gravi danni alla biodiversità, ma questo non crediamo possa valere per fagiani e pernici e neppure per le lepri che non fanno alcun danno.
Lei ha ragione anche quando dice che la Pernice Rossa (Alectoris Rufa) si è ibridata con l’Alectoris Chukar a lei molto simile, ma questo è successo e continua succedere in gran parte del vasto areale della pernice, e non è necessariamente un fatto grave, anzi è naturale.
Inoltre con tutto il rispetto per Arrigoni degli Oddi, studi recenti del Dott. Barbanera dell’Università di Pisa dicono che la Pernice non si è affatto estinta a Pianosa nel 1880 ma era ancora presente agli inizi del ‘900 e inoltre sostiene che solo una parte delle pernici di Pianosa, secondo gli studi genetici fatti sin dal 2001, siano ibridate con la ChuKar.
Lei scrive che dopo aver eradicato i cosiddetti ibridi, si potrebbero destinare altre risorse per ripopolare Pianosa con la pura razza di Alectoris Rufa. Sarebbe interessante ma l’esperienza però insegna che mentre le Pernici che si è deciso di eradicare erano perfettamente ambientate e si riproducevano regolarmente, quelle nuove arrivando da zone totalmente diverse non è affatto certo che avranno lo stesso successo.
E cosa ci dice dei fagiani che popolano tutti i territori europei? Anche loro hanno origini orientali e si sono tra loro ibridati nel tempo in varie sottospecie, non per questo meritano di essere eradicati.
Vede Presidente quello che ci piacerebbe constatare è una sana gestione del nostro territorio che, come gran parte delle isole europee, sicuramente ha una storia fatta di immissioni, incroci, ibridazioni, ma che se gestite con buon senso possono essere rese compatibili e addirittura positive.
Questo vale anche per gli ungulati all’Elba.
La nostra sensazione è che i vincoli protezionistici di un Parco Nazionale non siano in armonia con il nostro territorio e così si creano gravi squilibri.
Per rimediare allora si fanno le eradicazioni, spesso anche con metodi, quelli si, molto invasivi.
Fondazione Isola d’Elba Onlus