Leggiamo ancora interventi critici e allarmati sulle operazioni di eradicazione a Pianosa. In particolare quello dell'Associazione degli Amici di Pianosa. Abbiamo altre volte spiegato le ragioni scientifiche del Parco e abbiamo anche fatto un incontro di confronto pubblico dedicato il giorno 27 febbraio scorso a cui purtroppo i più critici e più prolifici di interventi mediatici non hanno partecipato. Si coglie l'opportunità di ripetere le ragioni dell'intervento.
Gli interventi di eradicazione di Fagiano e Pernice rossa (ma sarebbe più corretto dire ibridi di Ciukar) sono parte di un progetto Life approvato e finanziato dall'Unione Europea, che si basa su solide basi scientifiche che specifichiamo anche nell'allegato tecnico di seguito.
Se si ritiene che si siano fatti errori a sbagliare sono stati in molti: a partire da tutti i partner del progetto inclusi ISPRA e Unione Europea. L'intervento non è ritenuto dannoso, ma anzi utile dall'Unione Europea che ha approvato e finanziato il progetto, così come dall'Istituto Superiore di Ricerca Ambientale (ISPRA) che sovrintende e conduce le azioni di eradicazione. Aggiungiamo inoltre che il Parco, seguendo le procedure ormai collaudate da esperti ha prima fatto interventi di cattura, e soltanto come intervento finale di eradicazione sta procedendo con l'utilizzo di armi da fuoco per gli esemplari rimasti.
Le tecniche per raggiungere questo obbiettivo specifico sono state predisposte e anche attuate dall'ISPRA, massimo organismo scientifico italiano in materia, oltre che, ovviamente approvate dall'Unione europea, come detto.
La eradicazione di specie alloctone è una delle operazioni a tutela della biodiversità più difficile e delle quali il Parco e il territorio dovrebbero andare più fieri. Non c'è nessuna violenza gratuita, le tecniche utilizzate sono quelle standardizzate e che prevedono, nell'ambito del raggiungimento dell'obiettivo, la minore sofferenza possibile per gli animali, privilegiando, come nel caso dei fagiani, la cattura e il trasferimento in aree a divieto di caccia, con l'obbligo di non cattura per almeno tre anni. Il Parco si fa aiutare e guidare dai migliori specialisti italiani in questa materia. La moderna conservazione della biodiversità prevede, si, l'eradicazione delle specie aliene, soprattutto nelle isole, ma prevede anche le reintroduzioni delle specie autoctone.
Chiediamo all'Associazione Amici di Pianosa di aiutarci a spiegare ai visitatori dell'Isola le ragioni del nostro intervento, con l'aiuto anche del testo che segue.
Allegato tecnico sulle specie aliene
Perché il parco dell'Arcipelago Toscano dedica molte delle sue energie all'eradicazione di specie animali e vegetali sulle isole che lo compongono?
Questi interventi riguardano esclusivamente le specie cosiddette aliene o alloctone.
Il grande pubblico non sa che le specie aliene sono la seconda causa di perdita di biodiversità nel mondo, dopo la distruzione dell'habitat, come certifica la più grande organizzazione mondiale di conservazione della natura, la IUCN. Una prestigiosa e seria associazione ambientalista, Birdlife International, ha scritto in un paper di pochi anni fa, che le specie aliene hanno concorso all'estinzione del 50% delle specie di uccelli che si sono estinte negli ultimi 500 anni (68 su 135) e che delle 179 specie minacciate in modo critico secondo la red list dell'IUCN ben 78 lo sono per lo stesso motivo (44%). Un documento a firma congiunta CBD(Convenzione per la diversità biologica)-IUCN del 2010 per la strategia per biodiversità 2011-2020 ricordava che " L'eradicazione delle specie aliene viene consigliata soprattutto nelle isole, dove le specie invasive fanno i danni più grandi alla fauna e flora autoctone, costituite in gran parte da endemismi, in tempi brevissimi".
Infatti, delle numerose specie che si sono estinte negli ultimi 500 anni per effetto delle specie aliene, molte sono nelle isole. Dodo e Scricciolo di Schepers, solo per citarne due delle più famose. Una delle ultime, dichiarata estinta nel 2017 dall'IUCN, è stato il pipistrello dell'isola di Natale, a causa dell'azione congiunta di tre specie aliene, la formica gialla pazza, il serpente lupo e il gatto domestico.
Un recente articolo, pubblicato nell'ottobre scorso su Science Advances, evidenzia che, nonostante le isole nel mondo rappresentino solo il 5,3% delle terre emerse in esse si è registrato il 61% di estinzioni negli ultimi 5 secoli, e che tali estinzioni sono avvenute "soprattutto a causa delle specie aliene invasive".
Queste evidenze scientifiche hanno determinato una presa di coscienza delle istituzioni e l'Unione Europea ha emanato il regolamento 1143/2014 che vincola gli stati membri a prendere misure incisive nei confronti delle specie aliene: bloccare il commercio, il trasporto e il possesso, limitare la riproduzione e perseguire, quando possibile, l'eradicazione delle stesse. Gli stati membri dovevano attuare detto regolamento, l'Italia c'è arrivata di recente, con decreto del ministro dell'ambiente 230/2017.
Quindi cosa dice la scienza e cosa dicono le norme è abbastanza chiaro.
E veniamo alle pernici ed ai fagiani di Pianosa. Non è trascurabile evidenziare che il progetto che sta portando avanti il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano è stato approvato e finanziato dall'Unione Europea attraverso lo strumento finanziario Life che è destinato " ...a progetti che perseguono l'obbiettivo dell'Unione europea di arrestare la perdita di biodiversità...". Il progetto non solo ha visto l'approvazione tecnica dell'Istituto Superiore di Ricerca Ambientale (ISPRA) massima rappresentanza istituzionale italiana nel campo della ricerca ambientale, ma vede numerose azioni, tra cui proprio quelle relative all'eradicazione supervisionate e condotte direttamente dallo stesso Istituto.