Per una Istituzione come il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano inaugurare una realizzazione come il Centro di Educazione Ambientale delle Dune di Lacona dovrebbe essere occasione di incontro con la comunità del posto, allo scopo di favorire un senso di appartenenza a quel luogo per quello che è e sarà. Questa dovrebbe essere una priorità. Chi inaugura, soprattutto se Istituzione, dovrebbe promuovere la partecipazione della comunità locale, degli attori dell'economia turistica e agricola contestuale. Si è trattato invece di un evento ostentatamente autoreferenziale, organizzato nel disinteresse assoluto verso i contributi di conoscenza e creatività di chi questo territorio ama e frequenta ogni giorno. Tanti errori e sprechi potevano essere evitati coinvolgendo nei processi progettuali cittadini e imprenditori locali. Il perdurare di questo scollamento è un problema serio e intollerabile.
Prima dell’inaugurazione è stata proposta una visita guidata alle dune a cui hanno partecipato diversi rappresentanti di Aree Protette italiane, presenti all’Elba per un incontro nazionale promosso da Federparchi. Abbiamo ascoltato diverse domande pertinenti, anche delle proposte, ma le risposte ci hanno lasciato molto perplessi. Sarebbe stupido fare un ragionamento ad una sola voce sull’insieme delle cose che abbiamo ascoltato. Ci limitiamo quindi ad un paio di considerazioni che ci paiono rilevanti.
Abbiamo sentito che sono in programma interventi di manutenzione, in particolare alla barriera in biorete e alla staccionata in plastica riciclata; abbiamo sentito della collocazione di dissuasori, di fasciame, per contrastare l’utilizzo della barriera in biorete come camminamento. Finalmente se ne sono accorti. Su questo problema abbiamo ampiamente scritto nei post degli scorsi mesi ( vedi ad esempio il 10 aprile: post 31d/33 - Effetti mareggiate 2017/18: problemi di manutenzione; 11 aprile: 32/33 - Stato ed effetti della bio-rete in 8 punti; 5 aprile: 30/33 – Qualche considerazione sullo stato della bio-rete e sul suo utilizzo come "stradello" pedonabile), segnalando queste criticità. Speriamo solo che si faccia una manutenzione adeguata. Sono tutte cose note, documentate nell’esperienza di altri luoghi e dovevano essere implementate nel progetto originario. Il contrasto dell’usura della biorete per usi impropri è un fattore basilare. Abbiamo anche sentito che è stata scelta la staccionata in plastica riciclata per lanciare un messaggio e per questioni economiche: durerebbe 50 anni. A nessuno è venuto in mente di chiedersi che… se dura 50 anni, perché mai si dovrebbe fare la manutenzione un anno dopo a causa delle numerose aste che si sono cotte e torte al sole? Abbiamo già scritto e, riteniamo, documentato, che si è trattato di una scelta sbagliata e non solo per l'impatto estetico deprimente (29 marzo: post 25/33 – La fruibilità: perimetrazione, accessi e visioni).
Per queste e altre ragioni abbiamo qualche perplessità sull’efficacia complessiva dell’operazione di manutenzione, se viene fatta senza piena consapevolezza del problema. La spiaggia Grande di Lacona, per quanto oggi sappiamo, è in regressione (28 febbraio: post 4/33 - 1940-2004: la linea di riva si è ritirata di 15 mt), le onde non si fermano ai piedi delle dune (come abbiamo sentito) ma si spingono ben oltre (vedi 8 aprile; post 31b/33 – Mareggiate 2017/18: come le abbiamo stimate; 7 aprile; 31a/33 – Il secondo impatto: le mareggiate dell’inverno 2017/18) e la stabilizzazione della base della duna non è un dato scontato e acquisito. Una buona, libera, partecipata e capace analisi è la premessa di ogni buona progettazione e implementazione.
Abbiamo già accennato qualche riflessione parziale e marginale sul Centro di Educazione Ambientale (29 marzo: 26/33 – Le scelte sulla flora non dunale), per ora proponiamo solo delle foto, per la prima volta dall’interno, avremmo occasione di tornarci sopra.
Lacona Beach Supporters