I due importanti studi sulla flora elbana – “An updated inventory of the vascular flora of Elba island (Tuscan Archipelago, Italy)” su Italian Botanist e “Diachronic analysis using aerial photographs across fifty years reveals significant land use and vegetation changes on a Mediterranean island”, su Applied Geography – appena pubblicati da due team di ricercatori guidati dal botanico elbano Angelino Carta, dimostrano quanto sia ricco, unico e allo stesso tempo fragile il patrimonio botanico dell’Isola d’Elba, ma anche di quanto sia cambiato e stia mutando rapidamente a causa del cambiamento dell’utilizzo dei suoli, dell’introduzione di specie aliene vegetali e animali e del cambiamento climatico in corso. Cambiamenti rapidi che hanno ed avranno ancora di più in futuro ripercussioni sulla fauna, sull’equilibrio idrogeologico e sulla stessa economia della nostra isola. Cambiamenti di medio e lungo periodo dei quali una politica e un mondo degli affari poco inclini a guardare lontano non sembrano rendersi conto.
Eppure gli studi pubblicati dal dipartimento dell’università di Pisa, ai quali hanno partecipato noti esperti ed appassionati elbani come Leonardo Forbicioni e Giuliano Frangini e scienziati del Royal Botanical Gardens - Kew e dell’università di Friburgo, parlano dell’evoluzione del nostro territorio - e delle radici che lo tengono insieme, dell’importanza di un’agricoltura sostenibile e di salvaguardare e curare ogni habitat – alcuni dei quali rischiamo di perderli - sono uno sguardo acuto e preoccupato alla base stessa della nostra vita e del nostro benessere, sull’evoluzione, a volte poco attenta, del nostro territorio, sono il sorprendente e affascinante catalogo di 1.098 specie vegetali, 8 delle quali endemiche, che condividono con noi questo bellissimo scoglio verde in mezzo al mare. Come spiegano al dipartimento di biologia dell’università di Pisa. «Un patrimonio di biodiversità che però attualmente è a rischio, sia per i cambiamenti del paesaggio negli ultimi cinquanta anni, sia per la presenza di ben 101 specie aliene naturalizzate che rappresentano una minaccia per la conservazione della flora».
Studi così importanti, che confermano la grande ricchezza botanica dell’Elba e lanciano un allarme per il futuro, non possono e non debbono passare inosservati, devono diventare conoscenza diffusa, elemento di discussione per informare scelte amministrative, per capire come salvare questo patrimonio, come costruire quella resilienza la cui necessità emerge con forza da questi importanti e impegnativi lavori scientifici.
Per questo Legambiente chiede al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e ai Comuni di promuovere, insieme all’Università di Pisa, ad Angelino Carta e al suo team di esperti elbani, italiani, britannici e tedeschi, un convegno sui risultati di questi studi e delle iniziative divulgative – a partire dalle scuole. per far conoscere l’immenso patrimonio floristico e arboreo dell’Elba e per iniziare a discutere di come tutelare e valorizzare davvero questa ricchezza che tiene insieme l’Elba con le sue radici e la sua rete di esseri viventi, la fa respirare e la fa ancora più bella con i suoi colori.