L'8 novembre a Portoferraio si è tenuto il seminario “Berta maggiore e minore del bacino ligure-tirrenico, conservazione e monitoraggio”, organizzato dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, sulla conservazione e il monitoraggio della berta maggiore (Calonectris diomedea) e minore (Puffinus puffinus) del bacino ligure tirrenico.
Si è trattato di un evento del progetto strategico transfrontaliero Gestione Integrata delle Reti Ecologiche attraverso i Parchi e le Aree Marine (Girepam) che vede la partecipazione di ricercatori italiani e francesi.
Francesca Giannini, che si occupa del progetto per il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ha spiegato che «Il tema specifico rientra nelle attività previste dal progetto Girepam che mira a fare sistema e a creare una rete di relazioni per unire le forze e le competenze per trasformare le fragilità delle piccole isole in punti di forza. L’importante sfida lanciata è attuare una comune strategia di gestione integrata transfrontaliera, progettata dalle Regioni in rete con Parchi e Aree protette, per sviluppare soluzioni comuni ai più importanti problemi di gestione della zona di cooperazione: eccessivo sfruttamento delle risorse, inquinamento, frequenza, conflitti sociali etc. L’obiettivo è migliorare la governance e la gestione delle zone marittimo costiere da parte degli attori responsabili della protezione del patrimonio naturale, nell’ambito di un approccio globale che vada oltre una visione territoriale limitata e che tenga conto delle prospettive europee per lo sviluppo dell’economia blu-verde».
Come ha spiegato Nicola Baccetti, dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) introducendo il convegno, le isole sono particolarmente importanti per le berte minori e maggiori, dato che questi uccelli nidificano solo in territori insulari che erano liberi da predatori e l’arrivo di mammiferi invasivi come ratti, topi e gatti rinselvatichiti sulle isole sta mettendo a rischio la sopravvivenza di intere colonie. Le eradicazioni avvenute in alcune isole dell’Arcipelago toscano, a partire da Montecristo, rappresentano un successo e un esempio da seguire nel resto del Mar Tirreno e Ligure e nell’intero Mediterraneo.
Il Parco Nazionale Arcipelago Toscano ha il ruolo di provvedere alla stesura dei Piani di Gestione della Zona di conservazione specia (Zcs) e Zona di protezione speciale (Zps) delle Isole di Capraia e Giannutri, alla redazione di un piano di azione per la tutela di alcune specie di procellariformi, alla disamina di alcuni dei servizi ecosistemici degli ambienti marini delle Isole di Capraia e Pianosa e allo studio delle principali criticità e minacce per gli ecosistemi marini delle Isole di Capraia e Giannutri. Un lavoro condiviso con gli altri Partner di Girepam per la redazione di metodologie, buone prassi, linee guida e piani di azione comuni al territorio transfrontaliero.
Il progetto Girepam, avviato a gennaio 2017 e di durata triennale è stato finanziato per oltre 5,6 milioni di cui l’85% finanziato dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale. Il Budget destinato al Parco nazionale dell?Arcipelago Toscano è di 339.136,72 euro e i partner di Girepam sono 16: Regioni Sardegna (capofila), Liguria, Parco Nazionale dell’Asinara – Area Marina Protetta Isola dell’Asinara, Area Marina Protetta Secche della Meloria, Parco Nazionale Arcipelago Toscano, Area Marina Protetta Portofino, arco Nazionale delle Cinque Terre – Area Marina Protetta delle Cinque Terre, Parco Naturale Regionale di Montemarcello – Magra – Vara, Area Marina Protetta Tavolara punta Coda Cavallo, Fondazione IMC Centro Marino, Conseil départemental des Alpes-Maritimes, Office de l’Environnement de la Corse, Parc Naturel Régional de Corse, Conservatoire du Littoral, Parc national de Port-Cros, Università della Corsica.
I ricercatori hanno raccontato che «Il contesto in cui opera Girepam: coste e mare costituiscono aree in cui avvengono spostamenti di fauna e scambi genetici tra specie, ma anche diffusione di effetti negativi delle attività dell’uomo (utilizzo eccessivo delle risorse, conflitti sociali, frequentazione, inquinamento etc.). Il progetto intende affrontare e risolvere problematiche comuni a carico di habitat e specie marino costiere del bacino del Mediterraneo. L’approccio transfrontaliero: laddove i problemi non siano affrontati in maniera comune si possono ripresentare, rendendo inefficaci le azioni intraprese singolarmente dai vari soggetti responsabili della gestione/sviluppo dello spazio marino-costiero».