La storia dell'Ecomostro ebbe inizio nel 2000, quando fu avviato l'iter per l'autorizzazione di quello che sarebbe dovuto diventare il Centro Servizi di Procchio, ma all'interno del progetto, per portare a compimento il quale fu realizzato un gigantesco sbancamento a ridosso della frazione balneare marcianese, venne inserita anche la costruzione di numerose unità abitative.
Nell'estate 2003, l'immobile in corso d'opera, si ritrovò al centro di un complicato caso di malaffare, in cui alcuni nomi eccellenti come quelli degli ex Prefetti Pesce e Gallitto, l'ex capo dei GIP Livornesi Germano Lamberti, l'allora Sindaco di Marciana Luigi Logi, l'ex responsabile dell'Ufficio Tecnico dello stesso Comune Gabriele Mazzarri, l'immobiliarista Francesco Sinisgallo, nonchè gli imprenditori pistoiesi Fiorello Filippi e Franco Giusti (a cui tutt'oggi appartiene l'area interessata e quella del parcheggio adiacente), furono accusati, a vario titolo e con diverse responsabilità, di numerosi reati, tra cui il peculato, l'abuso d'ufficio, la concussione e la corruzione in atti giudiziari.
Personaggio centrale nello svilupparsi di questa serie di eventi era l' ingegnere grossetano Uberto Coppetelli, già coinvolto in operazioni urbanistiche elbane quanto meno discutibili, ma la cui posizione ai processi dovette essere stralciata perchè il Coppetelli rimase vittima di un incidente mortale mentre pilotava il suo aereo ultraleggero, un evento che, per la sua strana dinamica, doveva lasciare dietro di sé sospetti e perplessità.
Il 30 settembre del 2003, il giorno in cui il supposto comitato d'affari per le speculazioni edilizie si presentava alla Procura genovese per l'interrogatorio, i lavori presso il centro servizi dello scandalo stavano ancora andando avanti e un gruppo di attivisti in tuta bianca, improvvisò un blitz con fettuccia bianca e rossa, sequestrando simbolicamente il cantiere. Una settimana dopo, il sequestro vero da parte del Corpo Forestale e della Guardia di Finanza.
Gli "imputati eccellenti" furono tutti condannati in Primo Grado, tranne il Sindaco Luigi Logi. Nella sentenza della Corte d'Appello di Genova del Novembre del 2010, le pene furono aumentate per tutti, ad eccezione dell'ex viceprefetto dell'Elba Pesce (i cui reati erano andati in prescrizione), e fu confermata la condanna per l'ex sindaco Logi, assolto in primo grado. Nel 2012, la Corte di Cassazionne annullò tutte le condanne, con rinvio alla Corte d'Appello di Genova per un nuovo processo in secondo grado.
Tra i motivi in sentenza, la questione dell'uso delle intercettazioni telefoniche.
La notizia riguardante il definitivo abbattimento in tempi brevi dell'immobile incompiuto, (dopo numerosi falsi allarmi), è stata resa nota ieri dall'agenzia informativa della Regione Toscana.
Questa, in sintesi, la vicenda giudiziaria, conosciuta come "Elbopoli".
Ma i 7500 m3 di cemento armato dello scandalo sono al centro anche di un'altra serie di avvenimenti se vogliamo, ancora più pericolosi, perché destinati a ripetersi. Gli allagamenti.
L'area di cui si parla è stata infatti interessata, negli anni, da numerosi episodi di inondazione, come documentato nelle foto qui sotto, che, in ordine cronologico ci mostrano: un allagamento della zona nel settembre del 2002, quando i lavori non erano ancora iniziati, uno che ebbe luogo in seguito ad un acquazzone all'inizio del 2003, subito dopo la costruzione delle fondamenta, le condizioni dell'edificio durante l'esondazione del 2009 e infine lo stesso edificio dopo l'alluvione del 7 Novembre 2011.
Come mostrato nella cartina qui a destra, la zona in cui ancora si erge l'ecomostro, è situata al centro dell'area di Procchio che, in caso di precipitazioni atmosferiche, si allaga.
Eventi da considerarsi normali, dal momento che, in origine, quello era il punto in cui confluivano ben quattro corsi d'acqua.
La zona, perimetrata dalla Regione Toscana, e compresa tra quelle ad alto rischio idrogeologico, appartiene tuttora alla ditta di proprietà di Franco Giusti, il quale potrà parzialmente ricostruire, dopo la demolizione. La delicata area non è infatti sufficientemente protetta dai rigidi vincoli a cui chiedevano fosse sottoposta gli ambientalisti, che ne suggerivano persino l'esproprio e il riutilizzo a fini pubblici.
"Quella è la destinazione d'uso prevista dallo strumento urbanistico del Comune di Marciana" afferma il Sindaco Anna Bulgaresi, "ma abbiamo messo dei paletti". I limiti a cui si riferisce, riguarderebbero interventi di ripristino sui fossi e una riduzione delle volumetrie prodotte dall'eliminazione di parti sotterranee o seminterrate in quello che sarà il nuovo progetto del futuro Centro Servizi.
Tatiana Paolini
(Foto di Repertorio ER/A. Beneforti)