Italia Nostra aderisce allo sciopero del 15 di marzo di sensibilizzazione sui cambiamenti climatici e riduzione dei gas serra per la giornata “Sciopero del Clima” (ClimateStrike), nata per ispirazione dell’adolescente svedese Greta Thunberg, che si sta diffondendo in tutto il mondo, coinvolgendo i giovani in un nuovo impegno ecologico. L’associazione non poteva che stare al loro fianco, organizzando anche un convegno a Parma lo scorso 9 marzo 2019 su alcuni effetti del cambiamento climatico sul Nord Italia, dovuti anche alla particolare conformazione geografica della Val Padana, il cosiddetto “catino” formato dalle Alpi e dall’Appennino. I volontari delle nostre sezioni e il Gruppo Giovani di Italia Nostra parteciperanno alle iniziative indette in tutto il Paese per manifestare una preoccupazione condivisa da tutta l’associazione.
Gli eventi del passato autunno hanno riproposto con drammaticità la necessità di investire risorse e ricerca per affrontare l’impatto del riscaldamento globale sul nostro territorio. Se la Pianura Padana, insieme alle Alpi, è un hot spot del clima mondiale e sfiora i 2,5° centigradi in più rispetto alle medie di un secolo fa, con effetti gravi sulla salute delle persone, sulle acque e sulle rese agricole, il resto d’Italia non se la passa tanto meglio. La media della temperatura nell’ultimo secolo, come per tutto il globo terrestre, è cresciuta di un grado e la nostra piccola penisola è investita con regolarità preoccupante da fenomeni estremi che prima erano rare eccezioni. Ormai passiamo da piene devastanti a siccità prolungate che impattano sulla fauna, la flora e anche sulle nostre colture, con diminuzioni della produttività agricola.
L’Italia paga ogni anno un prezzo alto a questo fenomeno anche perché per decenni non si sono rispettati i vincoli idrogeologici, tollerando l’abusivismo addirittura nell’alveo dei fiumi. Per ridurre l’esposizione delle popolazioni al rischio idrogeologico c’è bisogno di un grande progetto di riqualificazione del territorio: delocalizzare gli edifici e le infrastrutture dalle aree più vulnerabili; consolidare i versanti delle montagne e delle colline con interventi di rinaturalizione ambientale e rimboschimento; ridare valore agli strumenti di pianificazione urbanistica e paesaggistica improntandoli a criteri di tutela, equilibrio, sostenibilità ambientale.