Gli studenti elbani non mollano: dopo la riuscita manifestazione del 15 marzo che ha suscitato l’interesse della Rai e della stampa nazionale e locale, sottolineano a l’urgenza di affrontare il problema della plastisfera nel Mediterraneo. Mentre l’Italia si interroga dove mettere le centinaia di migliaia di tonnellate di plastica e carta che la Cina non vuole più e come recuperare quel 30% di materiali che si disperdono inesorabilmente nell’ambiente, gli studenti della IV B del Liceo Scientifico Foresi di Portoferraio stanno studiando la possibilità di evitare a monte la produzione di rifiuti, attraverso l’introduzione di sistemi di distribuzione di prodotti sfusi o con il vecchio ma molto efficace vuoto a rendere.
Il 16 marzo ragazze/i, impegnati in un percorso di educazione ambientale con Legambiente Arcipelago Toscano all’interno del progetto Pelagos Plastic Free, hanno partecipato ad un incontro di approfondimento e riflessione sulla riduzione degli imballaggi e sulle “botteghe leggere” con il formatore esperto in economia circolare Antonio Castagna, il responsabile d’Area di UniCoop Tirreno, Marco Matteucci e il presidente di Confesercenti Elba Franco De Simone.
Gli studenti hanno esposto i risultati di una piccola indagine condotta all’Elba sulle abitudini di acquisto e delle botteghe sostenibili e la disponibilità a rifornirsi presso quei negozi (o reparti di supermercati) che vendono merce alla spina o con il vuoto a rendere. Come spiega Federica Andreucci della segreteria di Legambiente Arcipelago Toscano, «L’indagine, che non aveva l’ambizione di una rappresentatività statistica, è servita a far emergere concetti, valori e significati connessi con il tema scelto e ad arricchire o migliorare la mappa concettuale che era stata sviluppata durante i laboratori in classe sui motivi di apprezzamento o le criticità di tali tipi di rivendite. La riflessione congiunta è partita da qui, dalle opinioni della popolazione locale rispetto a un tema circoscritto come il negozio leggero, per ampliarsi poi alle questioni più generali connesse con le abitudini di consumo, la raccolta differenziata, l’inquinamento dei nostri mari e le ripercussioni sulla salute. Gli elbani i quali sembrano ricordare bene il “reparto leggero” lanciato qualche anno fa dalla Coop che oggi, con l’emergenza plastica sempre più evidente, sembra riscuotere un rinnovato favore».
Matteucci ha evidenziato che «Il negozio o reparto leggero richiede al consumatore un certo impegno organizzativo, perché deve munirsi di contenitori vuoti prima di andare a fare la spesa; interessante l’osservazione di un intervistato, secondo il quale all’Elba, dove ci si sposta prevalentemente con la macchina, tenere i flaconi nel portabagagli non è poi un gran fastidio, tuttavia l’esperienza dei supermercati lo descriverebbe invece come un comportamento apparentemente incompatibile con gli attuali stili di vita delle persone, sempre di corsa, che vanno a fare la spesa facendo lo slalom tra i mille impegni quotidiani. Non a caso, la richiesta di cibi pronti o di alimenti freschi imbustati (come le insalate, ad esempio), che comportano una grande produzione di rifiuti plastici, negli ultimi tempi è decisamente aumentata».
Altro tema interessante emerso dalle indagini è il costo dei prodotti alla spina o con vuoto a rendere, che, secondo alcuni, dovrebbe essere inferiore ai prodotti confezionati se si vuole indurre un cambiamento nelle abitudini di acquisto. «Quanto siamo disposti a spendere per la nostra salute, che è dovuta, prima di tutto, alla nostra alimentazione? – riassumono i ragazzi del Foresi - Se da una parte, infatti, nelle “botteghe leggere” quello che viene venduto è il prodotto e basta, senza elementi “accessori” come la confezione attraente e colorata, la pubblicità, eccetera, cosa che si traduce in una riduzione dei costi per il consumatore, d’altra parte rifornirsi in questi negozi vuol dire quasi sempre scegliere prodotti di qualità e a km 0, adottando un approccio più consapevole all’alimentazione genericamente intesa».
Castagna e i ragazzi hanno parlato del rischio di «Banalizzazione dell’atto della spesa, cioè del minor prezzo come primo criterio di scelta, della messa in atto di comportamenti abitudinari nella selezione dei prodotti, senza una vera analisi dei bisogni, del tipo di prodotto e anche dell’accoppiamento, spesso casuale, dei cibi acquistati. In questo quadro la “bottega leggera” può essere vista come un’occasione per investire in salute, scegliendo consapevolmente cosa comprare, puntando prima di tutto sulla qualità del cibo».
Un’evoluzione interessante per una riflessione partita dal problema della plastica e dalla manifestazione mondiale dei giovani del 15 marzo, ricordata da De Simone di Confesercenti, che ha sottolineato anche «le ripercussioni sul turismo elbano dell’inquinamento dei mari». La discussione al Liceo Foresi è andata oltre l’aspetto ecologico e gli acquisti responsabili, riconoscendo che «Il benessere della persona e la fiducia del consumatore nei confronti del negoziante sono elementi imprescindibili per il successo dei negozi leggeri». Dalle mappe concettuali e dalle interviste, il tema della fiducia è risultato essere cruciale ma anche ambivalente: «Per esempio - spiegano ancora i ragazzi - per alcuni, la plastica che avvolge i cibi salva dal rischio di contraffazione, per altri, non serve a molto da questo punto di vista e l’igiene sarebbe garantita di più nei piccoli processi produttivi e distributivi che nelle grandi industrie». Matteucci ha fatto notare che «La fiducia del consumatore è legata fortemente all’informazione e all’importanza di leggere bene le etichette. Fare la spesa con la massima attenzione è fondamentale e leggere le etichette è un gesto ma importante per fare la spesa con coscienza».
Nel caso in cui si emergesse una domanda da parte dei consumatori, la Coop si è detta disponibile a prendere in considerazione l’idea di aprire un reparto di prodotti sfusi nei suoi supermercati elbani, Gli studenti hanno preso la palla al balzo e hanno detto che faranno un’altra indagine, questa volta di tipo quantitativo, per verificare la disponibilità da parte degli elbani di rifornirsi presso esercizi commerciali organizzati con il vuoto a rendere o i dispenser, cambiando quindi le abitudini di acquisto. De Simone ha accolto favorevolmente l’idea, dando anche dei suggerimenti su come incrementare il numero delle interviste, mentre Matteucci ha fornito indicazioni su come richiedere il permesso di condurre l’indagine anche nei supermercati Coop, intercettando il target, molto numeroso, di chi si rifornisce nella grande distribuzione.
Il direttore di Legambiente Arcipelago Toscano, Beppe Contin, sottolinea che «Quindi, i ragazzi saranno ancora una volta in prima linea nella definizione e co-costruzione del proprio territorio, intervenendo concretamente per comprendere meglio il fenomeno dei negozi leggeri e per promuovere buone pratiche e stili di vita sostenibili nella loro amata isola. Del resto, come ci hanno aiutato a capire i nostri ospiti e in particolare Castagna, nel domandarci che tipo di cambiamento di comportamenti vorremmo vedere negli altri, dobbiamo prima di tutto chiarire nella nostra mente che tipo di cambiamento siamo disposti ad attuare noi in prima persona. La partecipazione e la rinuncia alla delega sono quindi, in definitiva, la base da cui partire per un cambiamento virtuoso nel nostro territorio».
L’incontro è stato una prima occasione di confronto con gli esperti e gli addetti ai lavori. Gli studenti e Legambiente vogliono «continuare questo proficuo dialogo, coinvolgendo altri esercenti e altre istituzioni che, pur non riuscendo ad essere presenti al primo incontro, hanno comunque dichiarato, interesse e appoggio all’iniziativa».