In questi primi mesi dell’anno i ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze hanno condotto alcune missioni sul campo nell’ambito del progetto di studio e conservazione di Zerynthia cassandra, la farfalla di San Piero, ottenendo promettenti riscontri!
La farfalla di San Piero, riscoperta all’Isola d’Elba pochi anni fa è una farfalla endemica italiana e la popolazione elbana è caratterizzata da una unicità genetica che le conferisce un alto valore conservazionistico. Purtroppo, l’areale di distribuzione della farfalla di San Piero è molto ristretto (circa 4 km quadrati sulle pendici del Monte Capanne, soprattutto nella zona sopra il paese di San Piero, da cui il nome della farfalla), in una zona soggetta a frequenti incendi e in parte fuori dal perimetro del Parco Nazionale. Uno dei fattori limitanti per la sopravvivenza di questa popolazione è la disponibilità delle piante nutrici: le larve della farfalla infatti sono specializzate nel nutrirsi di piante del genere Aristolochia, la cui presenza all’Elba è purtroppo limitata ad alcune zone di macchia mediterranea, campi abbandonati e prati fino a radure in boschi di pino.
Studi precedenti (link ad articolo) hanno mostrato come un aumento di alcune caratteristiche dei microhabitat di queste piante, come l’irraggiamento del patch (ovvero l’abbondanza di luce che irraggia la piante, dovuta principalmente alla copertura vegetale sopra la pianta), lo stato vegetativo delle piante e la vicinanza tra le medesime, possano positivamente influenzare la crescita e l’abbondanza della piante, favorendo dunque la crescita e l’abbondanza della farfalla. In particolare, l’irraggiamento sembra esser un fattore chiave, il che suggerisce che alcuni piccoli interventi di ripristino e miglioramento degli habitat, come tagli ad hoc su vegetazione di rovi, cisti o altri arbusti che coprono le piantine di Aristolochia, possano aiutare mettere al riparo dall’estinzione questa popolazione.
Il primo studio pilota, condotto negli anni scorsi, ha fornito dati altamente incoraggianti, indicando con precisione dove e come risulti opportuno l’intervento per migliorare i micro-habitat per la deposizione di Z. cassandra. Nell’ottica di replicare ed estendere la sperimentazione, in una prima missione sul campo, i ricercatori e gli studenti dell’Università di Firenze, coordinati dal Dr. Leonardo Dapporto, hanno effettuato alcuni sopralluoghi per valutare lo stato di copertura vegetazionale dei vari patch conosciuti di Aristolochia ed effettuato ulteriori tagli ad hoc. Più avanti, nel corso della stagione riproduttiva, l’attività di deposizione della farfalla sarà monitorata per poter valutare in maniera ancora più estesa e precisa l’importanza e l’efficacia di tali azioni di miglioramento ambientale.
Basandosi sugli studi degli anni precedenti, durante le prime missioni del 2019 il gruppo di ricerca insieme a Legambiente e all’associazione culturale le Macinelle, ha effettuato sopralluoghi per identificare nuove zone ricche di Aristolochia, che potrebbero diventare parte della già auspicata estensione del Santuario delle Farfalle. Nel corso di queste prime missioni è stata identificata un’area particolarmente idonea a tale scopo.
«L’area, tra San Piero e il mulino di Moncione, è quella dove dovrebbe nascere la nuova zona del Santuario delle farfalle Ornella Casnati – un giardino della Zerynthia cassandra dedicato proprio a questa rarissima e bella farfalla - spiega Leonardo Dapporto del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze – che verrà realizzata grazie al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e in collaborazione con Legambiente e con il Circolo Culturale le Macinelle di San Piero».
Qui il team di biologi dell’Università di Firenze insieme ai volontari di Legambiente Arcipelago Toscano e al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, l’11 febbraio scorso ha effettuato un taglio della macchia dominante per esporre le piante di Aristolochia alla luce e permettere così lo sviluppo di un maggior numero di larve di Zerynthia. I ricercatori hanno notato con sorpresa che al di sotto dei rovi erano già presenti numerose piante di Aristolochia, fino a oggi non disponibili per le farfalle. Si nutrono quindi pochi dubbi sul fatto che nei prossimi anni la presenza di Zerynthia cassandra possa aumentare in quest’area.
Soddisfatto anche il Presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. «Il progetto intende perseguire l’impegno già assunto dall’Ente Parco negli scorsi, in stretta sinergia e collaborazione con Legambiente e con il Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze – sottolinea il Presidente Giampiero Sammuri – con l’importante coinvolgimento locale grazie al supporto del Circolo Culturale le Macinelle. La Zerynthia cassandra rappresenta la specie simbolo delle attività di conservazione delle farfalle che il Parco Nazionale sta conducendo da anni, anche attraverso significative azioni didattiche e divulgative e i risultati conseguiti in questa nuova fase di interventi sono sicuramente molto positivi. Tali esiti favorevoli, conseguiti nelle scorse settimane, ci stimolano a procedere nel percorso intrapreso e ci confortano in merito agli obiettivi di tutela stabiliti in accordo con i partner del progetto».
Questa attività si inserisce nel progetto più ampio di estensione del Santuario delle Farfalle “Ornella Casnati” del monte Perone, da perseguire anche tramite l’acquisto da parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano di alcune nuove aree, ad esempio la porzione di area di studio a maggior presenza di Aristolochia rotunda, è stato fortemente auspicato in passato. Proteggere le aree ricche di Aristolochia, evitando drastici cambiamenti dell’uso del suolo, garantirebbe infatti la salvaguardia delle piante nutrici e, di conseguenze, della farfalla di San Piero.
Legambiente Arcipelago Toscano