Un’ecoballa, probabilmente una di quelle cadute nel 2015 dalla motonave Ivy al largo dell’isola di Cerboli, nel Canale di Piombino, è stata trovata dalla Capitaneria di Porto di Portoferraio, in seguito a una segnalazione, nel tardo pomeriggio del 28 agosto, mezzo miglio marino al largo di Capo Calvo, nella costa sud-orientale dell’Elba, tra Capoliveri e Porto Azzurro, nel bel mezzo del Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos e a poche centinaia di metri dal territorio del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e da un’area protetta dalle Direttive europee Habitat e Uccelli.
Un’ecoballa era stata alcune trovate sulla Costa est di Piombino nell’agosto del 2018, un’altra a Baratti e la terza era stata tirata su dalle reti di un peschereccio nel Canale di Piombino.
La Capitaneria Portoferraiese ha dato immediatamente il via per delimitare l’area del ritrovamento e ha informato del ritrovamento il commissario straordinario Aurelio Caligiore, capo del reparto ambientale marino del Corpo delle Capitanerie di porto, incaricato dal governo – a 4 anni dall’incidente - di gestire l’emergenza delle 56 ecoballe finite nel Canale nel luglio 2015. Le operazioni anti-inquinamento e per mettere in sicurezza la navigazione si sono protratte tutta la notte,
Sulla questione interviene nuovamente Legambiente Arcipelago Toscano: «Legambiente ringrazia la Capitaneria di Porto di Portoferraio per il pronto intervento che ha evitato un danno maggiore al nostro mare e alle nostre coste. Il ritrovamento di un’ecoballa persa in mare dalla Ivy, che batteva la bandiera fantasma delle Isole Cook, in un’area così delicata dal punto di vista ambientale è un fatto molto preoccupante – dice Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana - Potrebbe spiegare l’incremento dei rifiuti trovati e censiti, constatato quest’anno, in quella costa da Vele Spiegate, l’iniziativa di volontariato velico di Legambiente e Diversamente Marinai, Spiega sicuramente l’enorme spiaggiamento di rifiuti che Vele Spiegate ha osservato, all’Elba in questi ultimi due anni sia a mare che a terra, nelle spiagge che vanno da Bagnaia al Cavo, di fronte al Canale di Piombino dove è avvenuto l’incidente. In una di queste spiagge, il Pisciatoio, i volontari hanno trovato per due anni di fila un vero e proprio negozio di scarpe, mentre in altre spiagge selvagge e raggiungibili solo dal mare la quantità di rifiuti era la stessa – o aumentava – a poche settimane dalla pulizia. E’ chiaro che quello che si è incredibilmente sottovalutato per anni è un disastro ambientale e che quello che vediamo in superfice è nulla rispetto a quel che c’è sui fondali, dove la plastica si è degradata, formando microplastiche e sostanze nocive che entrano nella catena alimentare marina. Bisogna far presto e bene e bisogna che chi ha inquinato paghi, non nascondendosi dietro una bandiera fantasma. Anzi, è abbastanza incredibile che per operazioni così delicate che richiederebbero un controllo totale sull’intera filiera di trasporto e conferimento, si utilizzino navi di questo tipo».