Scesi ad una profondità tra i 50 e 60 metri, i sub della Divisione Subacquea di Marevivo e dell’associazione sportiva BigBluExplorersdi Roma (centro Marevivo), supportati dalla Capitaneria di Porto dell’Isola del Giglio e di Porto Santo Stefano, hanno ripulito i fondali di Cala Cupa all’isola del Giglio.
Durante l’intervento, realizzato in seguito alla segnalazione di BigBluExplorers, con il supporto logistico di superficie del Diving Santa Liberata ScubaVillage,hanno recuperato 7 nasse composte da telaio inferiore in metallo e quello superiore centinato in alluminio di dimensioni 150 x 50 cm, una rete a tramaglio di 50 metri con i copertoni che vi sono rimasti impigliati e una bandiera di segnalazione rete. Dalle nasse è stata liberata anche una musdea e sono state rinvenute diverse lische e un osso presumibilmente di una murena, come si è potuto constatare analizzando la testa. Tutto il materiale recuperato è stato consegnato al Comune dell’Isola del Giglio per il corretto smaltimento.
Questa attività, coordinata e condotta dai subacquei della Divisione Subacquea di Marevivo, rientra nell’“Operazione reti fantasma” di Marevivo, patrocinata dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero delle Politiche Agricole, con la collaborazione del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto. Nelle precedenti due operazioni di recupero reti nelle aree marine protette che si sono svolte nei fondali delle AMP Isole Egadi e AMP Isole Ciclopi sono stati rimossi oltre 3 quintali di attrezzi da pesca.
Nel Mar Mediterraneo, migliaia di metri quadrati di rete ricoprono aree sempre più estese di pareti sottomarine o di secche provocando una graduale distruzione di ogni forma di vita. Le attrezzature da pesca sommerse sono in gran parte realizzate in plastica provocando danni irreparabili agli ecosistemi marini. La maggior parte delle reti non viene sempre intenzionalmente abbandonata, ma persa durante le tempeste, trasportata via da forti correnti o è il risultato dei cosiddetti "conflitti tra attrezzature", come quando si pesca utilizzando le reti in aree dove sul fondo sono già state sistemate trappole in cui le nuove vanno ad incagliarsi. Tali attrezzature rappresentano una seria minaccia per la fauna marina, la vegetazione e i fondali.
Già dal 2003 sono state condotte con successo dai subacquei di Marevivo, una serie di operazioni di recupero di reti abbandonate in numerose località italiane e recuperato oltre 4.500 metri di reti.