Dalle complesse ricerche condotte dagli scienziati della Rete nazionale spiaggiamenti mammiferi marini, nata dalla collaborazione del ministero dell’ambiente con il ministero della salute, arriva una buona notizia: «Frena bruscamente la strage di cetacei nei mari italiani». I ricercatori, ai quali è stata affidata la responsabilità di trovare risposte alla morìa di stenelle striate (stenella coeruleoalba) che dall’inizio dell’anno ha colpito le coste del mar Tirreno con un’incidenza straordinaria, confermano l’ipotesi del morbillivirus che «Ha colpito in maggioranza giovani esemplari della specie “stenella”, già affetti dall’abbassamento delle difese immunitarie, aprendo così la strada ad altre malattie che hanno contribuito a esiti mortali».
Della Rete nazionale spiaggiamenti mammiferi marini fanno parte, tra gli altri, gli Istituti zooprofilattici sperimentali (Izs), compreso quello del Lazio e Toscana, coordinati dall’Izs di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, la Banca dati spiaggiamenti (Bds) dell’università di Pavia, il Cetaceans stranding emergency response team (Cert) e le università di Padova, Siena e Teramo.
Il nuovo rapporto elaborato dalla Banca dati spiaggiamenti sembra quindi far luce sul mistero della strage di delfini ed arriva alla conclusione che «Il tasso di mortalità appare bruscamente calato e mantenendosi questo trend potrebbe esaurirsi a breve». La Rete nazionale spiaggiamenti mammiferi marini sottolinea: «Inoltre questo tipo di andamento è già stato descritto in precedenti episodi anomali di mortalità descritti negli ultimi anni, come quello da morbillo accaduto nei mari spagnoli tra il 2006 e il 2008».
La Bds ha costantemente fornito aggiornamenti settimanali sull’evoluzione della moria, raccogliendo le schede dalle varie Istituzioni coinvolte e recuperando in maniera puntuale le informazioni mancanti. Questa attività ha permesso, grazie al supporto delle Capitanerie di porto e degli Izs, un monitoraggio costante dell’andamento e della distribuzione dei singoli eventi. La Bes evidenzia che «Questo episodio ha determinato lo spiaggiamento di 134 cetacei in totale, ovvero oltre 10 volte la mortalità media normalmente registrata in questi mesi negli ultimi 10 anni (media 10; min.-max. 5-15)». Il record degli spiaggiamenti si è registrato nel Lazio (31), seguito in questa triste classifica dalla Toscana (29), dalla Sicilia (21), dalla Calabria (19), da Campania e Sardegna (14 ciascuna), 2 spiaggiamenti si sono avuti in Puglia e lo spiaggiamento di un cetaceo è stato segnalato in Basilicata, Marche e Molise.
Tra le specie prevalgono le stenelle, ben 100, i tursiopi sono 10, i grampi 3, e si sono spiaggiati anche un esemplare di capodoglio, balenottera comune e globicefalo, mentre per 18 cetacei non si è stati in grado di determinare la specie a causa del loro avanzatissimo stato di decomposizione
Il ministero dell’ambiente in una nota evidenzia che «Le nuove ricerche rafforzano l’ipotesi che la causa più probabile della straordinaria morìa sia il morbillivirus del delfino, riscontrato nel 30-40% dei corpi analizzati, percentuali che - per quanto basse - rimangono comunque comparabili con quanto avvenuto in Spagna nelle precedenti epizoozie da morbillo. L’epizoozia di questi mesi ha interessato una popolazione di stenelle giovani, con età inferiore ai 15-20 anni (96% delle carcasse analizzate), cioè animali nati dopo la morìa del 1990-92 determinata da morbillo e quindi sprovvisti di anticorpi specifici per difendersi da questa malattia».
Secondo gli scienziati, «I cetacei erano fortemente indeboliti dal virus del morbillo e le loro difese immunitarie erano ridotte. Ciò avrebbe aperto la strada all’azione di infezioni e altre malattie (come photobacterium damselae e virus dell’herpes), responsabili effettivi della morte degli animali».