Venerdì 5 giugno ho percorso in auto la litoranea da Marina di Campo a Chiessi, stavo recandomi ad una escursione in solitaria nella zona La Sughera-Valle Buia.
All’inizio della bella scogliera di “Costa del Sole”, subito dopo Marina di Campo, dava il pittoresco benvenuto un grande pino solitario, proprio sotto strada, come un nobile guardiano di questa straordinaria parte dell’isola.
E’ completamente secco.
Anche altri pini, suoi vicini, sono morti.
Durante questo infausto venerdì di scirocco, guardando il bel panorama verso il mare aperto, si poteva vedere una striscia biancastra di sudiciume che contornava tutta la Costa del Sole, tanto da rendere spiagge come Cavoli, Seccheto e Fetovaia, inadatte alla balneazione.
Per fortuna l’escursione che avevo prevista alla “Sughera” mi ha ripagato del triste spettacolo della mattina.
I pini saranno probabilmente seccati per la prolungata siccità accoppiata ai venti caldi estivi.
Il lordume in mare risulterà quasi certamente dal lavaggio di qualche nave mercantile pirata passata al largo.
Ho lavorato nel turismo all’Elba per più di trent’anni e l’automatismo che scatta in questi casi è l’omertà.
Anche se non l’ho mai pensato, forse l’insabbiamento di verità scomode poteva andar bene prima dell’avvento della rete, oggi rischia di trasformarsi in un boomerang doloroso.
Noi sappiamo per certo che il turista all’Elba s’informa dettagliatamente e cerca un ambiente salubre, pulito, quanto più possibile naturale. E questo da molti anni.
Invece di tacere i nostri difetti di sempre, propongo di farne dei punti di forza.
Prendiamo i due fatti registrati venerdì 5 giugno.
A parte qualche terrapiattista, tutti sanno che il futuro immediato e prossimo ci prospetta estati sempre più calde e siccitose.
Cosa stiamo facendo per scongiurare gli incendi e l’eccessiva calura?
A nessuno piace andare in vacanza su un’isola in cui si può rimanere prigionieri in caso d’incendio, com’è già successo in altre parti del Mediterraneo!
Stiamo facendo opera di manutenzione e restauro della vegetazione autoctona per favorire un verde lussureggiante che contribuisca a rinfrescare le afose estati a venire?
Quali controlli e pratiche stiamo mettendo in atto per prevenire l’inquinamento del nostro mare?
Queste ovvie domande che frullano per la testa di qualunque benintenzionato turista, al posto di essere dei problemi da sottacere, possono diventare delle leve comunicative per un marketing qualificato e duraturo, molto più efficiente degli usuali (bellissimi e necessari s’intende) proclami fatti attraverso social e stampa, ma che ogni località turistica sta facendo esattamente come noi.
Come sarebbe promuovere l’isola attraverso“vere” operazioni di restauro del verde, incentivando una scuola territoriale per farlo in modo scientifico?
Queste notizie sono pane pregiato per un marketing internazionale!
Quanto sarebbe incisiva una campagna di promozione turistica che seguisse un progetto elbano di “rinverdimento”?
Se vogliamo presentarci sul mercato del turismo come una delle innumerevoli isole del Mediterraneo , continuiamo a promuoverci attraverso cartoline pubblicitarie, oggi obsolete se non associate alla costruzione di un’immagine ben riconoscibile.
Stessa cosa per l’inquinamento a mare.
Invece di nascondere, le Amministrazioni elbane coinvolgano la Guardia Costiera, il Parco e chi altro (ci sono un bel po’ di imbarcazioni di Forze dell’ordine attraccate ai moli insulari) in una ben strutturato opera di vigilanza del mare. Se possiamo vedere chi pesca in aree vietate, immagino si potrà anche scoprire le navi che sversano liquami!
Divulghiamo poi questo accordo come materiale pubblicitario: “Questi sono i guardiani del nostro mare”, i turisti si sentirebbero rassicurati, protetti, non è la migliore delle pubblicità se ben comunicata?
Altro che nascondere!
Infine qualcosa sulla località “La Sughera”.
Quel grande pianoro a meridione del Capanne, fino a San Piero, è stato il palcoscenico di alcune tra le civiltà più suggestive del Mediterraneo e non solo.
Ieri cercavo due tombe dolmeniche. Sto parlando di una civiltà megalitica che ha interessato la nostra isola in epoca tra la storia e il mito, un’affascinante avventura ancora tutta da narrare.
Sto parlando di popoli del mare paleo-europei, non secoli, ma millenni prima degli Etruschi!
Le tombe non le ho trovate, immerse come sono nella vegetazione bassa e spinosa, e pensare che negli anni ottanta rilevai personalmente una delle due in compagnia della dr.ssa Ducci della Sovrintendenza di Pisa e il compianto amico Gino Brambilla, e nessuno sarà interessato se non vengono narrate!
Immaginiamo quali storie, video, docu, rappresentazioni e chi più ne ha più ne metta, possono essere costruiti intorno a presenze come questa, in paesaggi straordinari, immersi nel profumo resinoso della gariga mediterranea.
Propongo di narrare un’isola che c’è, coi mezzi e le professionalità dei contemporanei, facendo concretamente bene al territorio e al mare, per noi e per le prossime generazioni, diffondendo in rete e a tutti i mezzi di comunicazione questo nostro amore fattivamente vissuto attraverso opere virtuose di restauro ambientale e archeologico, più che maquillage virtuale, di cui ne abbiamo fin troppo nell’era del Covid-19.
Graziano Rinaldi