“Ho detto che la produzione dell’olio che si estrae dai pochi ulivi dell’isola non arriva a 100 ettolitri, onde è naturale che la sua lavorazione sia insignificante. Forse alcuni anni fa le piante di ulivo erano in maggior quantità, perché si contavano sette frantoi aperti al pubblico” Con questa parole Giulio Pullè descrive lo stato della situazione dell’olivo all’Elba nel 1879 (“Monografia agraria del circondario dell’isola dell’Elba con cenno storico” Marzocchini editore Livorno). Una situazione definita “insignificante” per quanto riguarda la produzione di olio perché non arriva a 100 ettolitri.
L’autore quantifica esattamente in 80 ettolitri la quantità di olio prodotta all’Elba a quell’epoca per un valore pari a diecimila lire toscane (circa sessantatremila euro) e giudica tale produzione “insufficiente al consumo” che viene fatto sull’isola.
Sul finire dell’ottocento la situazione era questa.
Oggi non pare essere migliorata.
Qualche tempo fa, nel dicembre 2019, l’associazione olivocoltori elbana scriveva che si trova fortemente penalizzata da immobilismo politico ed amministrativo.
All’Elba si coltivano olivi tradizionali e viene prodotto olio extra vergine di oliva che ricade nella IGP Toscana (indicazione geografica protetta). Su terreni di fronte al mare, circondati da macchia mediterranea, le olivete si trovano su colline. Qui le olive sono raccolte a mano, poi portate subito al frantoio dove si produce olio di prima spremitura a freddo interamente elbano, di colore dorato: un “oro verde”, “insufficiente al consumo“ usando le stesse parole del Pullè.
L’olivocoltura è importante via al contrasto della desertificazione come indicato dal comitato nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione costituito presso il ministero dell’ambiente e della tutela del territorio.
https://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/desertificazione/Ruolo_dellxolivocoltura_nella_lotta_alla_desertificazione.pdf
L’immobilismo politico ed amministrativo denunciato dall’associazione olivocoltori elbani domina all’Elba come altrove.
E’ dovuto non tanto alla frammentazione amministrativa (troppi comuni) quanto alla qualità della politica sia delle forze politiche che governano il territorio attraverso gli enti pubblici di stato sia delle imprese (privati) che agiscono sul territorio.
Qui, all’Elba, scelte e decisioni sempre legate ad una economia solo turistica ambientale e balneare chiamata sostenibile.
Favorire la coltivazione di olivo e la produzione di olio sul territorio isolano è via per creare impresa che genera posti di lavoro per tutto l’anno sull’Elba.
Marcello Camici