Le radiazioni elettromagnetiche sono un fenomeno naturale che l’uomo ha sempre utilizzato prima ancora di comprenderne la natura.
La luce solare, ad esempio, è una radiazione elettromagnetica con lunghezza d’onda compresa tra 380 e 780 nanometri ovvero miliardesimi di metro (nm) mentre le trasmissioni radio-televisive sono costituite da radiazioni di lunghezza d’onda prossima al metro.
Le radiazioni che l’uomo ha imparato a conoscere e a utilizzare meritano grande attenzione? Certamente sì, ma per stabilire la loro pericolosità è fondamentale conoscerne le condizioni di utilizzo e cioè la frequenza, l’intensità ed il rispetto dei limiti di esposizione delle norme vigenti, frutto degli studi fino ad oggi effettuati.
Anche le onde del 5G sono onde elettromagnetiche non ionizzanti a radiofrequenza i cui effetti sui tessuti sono noti e studiati da decenni. Rispetto alle precedenti generazioni, il 5G si insedierà su 3 diverse bande di frequenza: la prima è la stessa delle frequenze che venivano già usate dalle TV fino a 10 anni fa (694-790MHz); la seconda è quella vicina agli attuali impianti di trasmissione dati wi-fi e wi-max (3,6-3,8 GHz). Soltanto la terza (26,5-27,3 GHz) è nuova nel mondo della telefonia, ma già ampiamente utilizzata per le comunicazioni satellitari e tuttavia sarà per il momento sottoutilizzata.
Sappiamo quanto sono pericolose in certe condizioni le radiazioni ionizzanti ma le usiamo tutti i giorni per salvare vite in radiodiagnostica e in radioterapia.
Se mangiassimo 10 Kg di gelato finiremmo probabilmente in ospedale; ma forse per questo si dovrebbero chiudere le gelaterie?
In analogia, sappiamo bene che non dobbiamo mettere il gatto nel microonde: in determinate condizioni anche le radiofrequenze possono essere letali.
E’ ovvio che ogni nuova tecnologia deve essere attentamente valutata per i possibili impatti sanitari ed ambientali, ma le conoscenze attuali permettono di effettuare questa valutazione con ragionevole sicurezza.
All’accertamento di eventuali effetti nocivi dell’esposizione a RF è stata dedicata una voluminosa attività di ricerca epidemiologica, sperimentale e dosimetrica coordinata dall’ OMS che, al 14/6/2019, includeva 28.382 pubblicazioni di cui migliaia di studi sperimentali e centinaia di studi epidemiologici.
L’istituto Superiore di Sanità (ISS) nella sua recente pubblicazione ISTISAN 90/11 ha riportato i risultati di questi studi nel periodo 1999-2017 rilevando che, allo stato attuale delle conoscenze, non sono stati evidenziati effetti nocivi sulla salute.
Se Lei Sig. Isolani avesse un qualche dubbio sulle conclusioni degli scienziati dovrebbe astenersi dall’utilizzare il cellulare che, tra l’altro, le fa assorbire più radiazione di quella emessa dalle antenne che fanno funzionare il suo telefono.
Le future reti 5G verranno utilizzate a potenze medie inferiori rispetto a quelle degli attuali impianti (5-20 W contro i 50-100 W delle attuali antenne e 1.000-3.000 W delle TV).
Quando c’è una nuova tecnologia è normale che ci siano dubbi ma questi non possono essere IDEOLOGICI ma si devono basare su consolidate e riproducibili conoscenze scientifiche e, sempre, sulla valutazione del rapporto rischio/beneficio.
Se fossi in lei mi preoccuperei , semmai, dei problemi che potrebbero insorgere nel mondo in termini di tutela della privacy , del corretto utilizzo dei dati e della padronanza da parte di pochi del maggior numero di informazioni e dell’eventuale uso distorto che se ne può fare.
Dott. Gerardo Sanità Di Toppi
Fisico Medico
Esperto Qualificato in Radioprotezione