Il sentiero è una via con fondo naturale, tipica delle zone di campagna o di montagna formata dal passaggio di uomini e animali.
Esso è un punto di riferimento per gli escursionisti che se ne servono per spostarsi da una parte all’altra della montagna, attraversando ambienti selvaggi e godendo delle bellezze che la natura offre.
Il piano di calpestio o fondo è parte integrante della strada stessa … Attraverso di esso si racconta la storia di una strada, la sua formazione geologica e si determina anche il suo livello di difficoltà.
Solitamente la pulizia del fondo avviene manualmente, attraverso la costruzione di piccole canaline per deviare il flusso delle acque o la semplificazione di qualche passaggio troppo complesso.
Ma quello che è successo a Marina di Campo sul sentiero 139 e che abbiamo potuto rilevare con i nostri occhi non ha niente a che vedere con tutto questo.
Infatti un tratto del sentiero in questione, da sempre molto frequentato per raggiungere la splendida località dove esiste il Faro di Capo Poro e inserito in zona riserva B orientata del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, è stato recentemente sbancato (nel senso letterale della parola) con alcuni mezzi meccanici e di movimentazione terra, spianandolo completamente per la quasi totalità della sua lunghezza.
Durante i lavori la ruspa ha prodotto alcuni effetti collaterali come lo sfondamento di alcune parti dei muretti a secco preesistenti (Fig. 1), lo sfregio di specie vegetazionali pregiate (Fig. 2) e depositando numerosi residui di potatura ai lati del sentiero (Fig. 3).
Fino a pochi mesi fa il sentiero 139 era un piccolo viottolo di circa 90 cm di larghezza nascosto sotto la fitta macchia mediterranea.
Erica arborea, lecci, rosmarini e qualche pino consentivano il riparo dal sole e offrivano i profumi tipici che solo chi frequenta i sentieri dell’isola d’Elba può comprendere.
Il piano di calpestio o fondo era caratterizzato da alcune tipiche lingue di terra erose dall’azione incessante delle acque, con continui rilanci in salita e discesa, pur rimanendo ad una quota altimetrica stabile.
Adesso invece, dopo l’intervento irrispettoso dell’uomo, la sua larghezza è raddoppiata e la macchia mediterranea laterale è stata eradicata (Fig. 4) al fine di consentire un nuovo e agevole ingresso ai clienti di un'attività ricettiva locale.
La luce del sole penetra sulla sede del sentiero in modo quasi fastidioso e i dislivelli sono stati azzerati come se si trattasse di una normale strada carrozzabile.
Ci domandiamo quale sia lo scopo e l’obiettivo di chi ha prodotto questo danno alla montagna modificando il passaggio e il paesaggio in modo così irreversibile?
E ancora, è corretto tranciare e distruggere la vegetazione, per fare presto ma non per fare bene?
La risposta che possiamo immaginare è che un sentiero di montagna debba essere accessibile a tutti …
Ebbene, non esiste niente di più eticamente sbagliato. La montagna è di chi la frequenta e la difficoltà di un itinerario rappresenta anche il suo fascino, la sua bellezza intrinseca, la sua gratificazione quando si arriva alla meta.
Usare una ruspa per sventrare un sentiero rappresenta un danno incalcolabile per tutta l’isola d’Elba e che va nella direzione esattamente opposta a quella di tutelare il territorio e le sue peculiarità; significa cancellare con un colpo di spugna (o meglio di ruspa) anche un pò della nostra cultura.
Il rispetto e la frequentazione consapevole della montagna mal si conciliano con questo tipo di interventi che snaturano la preziosa e ricca rete sentieristica isolana.
E’ utile ricordare che le montagne esistono da prima dell’uomo e non sono certo “loro” a doversi adattare agli escursionisti, ma viceversa.
In attesa che i procedimenti amministrativi e giudiziari attivati dal Parco Nazionale, con il supporto del Reparto Carabinieri Parco, lo scorso 10 aprile seguano il loro Iter attendiamo fiduciosi la condanna per chi si è reso protagonista di un tale scempio ambientale.
Sottosezione Club Alpino Italiano Isola d’Elba